Dacia Sandrider: la nuova sfida alla Dakar tra innovazione e leggenda

07 Gennaio 2025

C’era una volta la “Parigi – Dakar”, con partenza dalla capitale francese e arrivo davanti all’incanto del Lago Rosa. Il traguardo che tutti agognavano, per lo splendore del paesaggio e perché inverava un significato netto, senza discussioni: ce l’avevano fatta, superando ogni genere di tranelli, valicando infide dune, figli dell’avventura e purtroppo anche spettatori di tragedie.

Anni pioneristici, i primi, segnati dai successi di Alain Génestier su Range Rover e di Freddy Kottulinsky su Volkswagen Iltis. Le Case si accorsero della portata iconica e mediatica della gara: e arrivarono la Mitsubishi con il “Pajero”, la Porsche con la “959”, la Peugeot con le “205 Turbo” e “405 Turbo”. Poi, passando dalle Citroën “ZX Grand Raid”, ai buggy di Jean – Louis Schlesser, alle Volkswagen “Race Touareg”, alle Mini “ALL4 Racing”, ecco il momento delle astronavi. Come la Audi RS Q e – tron E2”, campione in carica con Carlos Sainz Senior. Alla categoria appartiene la Dacia “Sandrider”.

Dismessi ormai da tempo i pregiudizi da low cost, la Casa rumena schiera un buggy già uscito vincente dal “Rallye du Maroc” dell’autunno scorso, nonostante sia all’inizio di un programma su tre anni. Buggy che si presenta ai nastri di partenza della “Dakar” tra le auto favorite della classica che si disputa attualmente in Arabia Saudita. “Sandrider” nasce con tutti i quarti di nobiltà, esprimendo il meglio del gruppo cui appartiene.

Il progetto è a cura dei tecnici di Renault, in sinergia con Prodrive, la creatura di David Richards madre di “Hunter”, alla cui esperienza ci si è in parte, seppure minima, rifatti. Il propulsore, un tre litri biturbo a sei cilindri di 360 cavalli di potenza con una coppia motrice capace di 539 Nm, è basato su quello della Nissan “Z”, e nuove sono sospensioni e telaio. Interessante, dal punto di vista ambientale, l’utilizzo di carburante ARAMCO derivato da biomasse. La trasmissione, sequenziale, è a sei rapporti a trazione integrale permanente.

La carrozzeria in carbonio mostra un design inedito, studiato specificatamente per le competizioni: le dimensioni sono compatte, con un netto favore per la larghezza, 2.29 metri, mentre la lunghezza supera di poco i quattro metri (per la precisione 4.14). Salta immediatamente all’occhio il cofano anteriore, molto ridotto al fine di migliorare la visibilità nell’affrontare le dune. A coordinare le operazioni, una giovane Team Principal, la francese Tiphanie Isnard, con precedenti esperienze in Peugeot. I piloti sono stelle di prima grandezza nel firmamento delle corse su strada. Parliamo di Nasser Al – Attiiyah, già titolare di un pokerissimo di vittorie, e di Sébastien Loeb, nove volte iridato rally, a caccia della prima affermazione alla “Dakar”, finora sfuggitagli. A loro viene affiancata la più che promettente Cristina Gutierrez.

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