Lancia Delta Futurista, arriva la “rivisitazione” di un mito
Spesso ci scopriamo a domandarci quali motivazioni spingano a sfidare un mito. Emulazione, avventura, voglia di superamento, di progresso, certamente. Ovviamente c’è anche l’altra faccia della medaglia, il rischio della copia mal riuscita, della montagna troppo alta da scalare. Ma la sfida viene ugualmente lanciata. Ultimamente, la “Automobili Amos” dell’imprenditore di Varese Eugenio Amos, ha inteso “rivisitare” la Lancia Delta Integrale; per capirci, la macchina cinque volte campione del mondo rally a cavallo degli anni ottanta e novanta del secolo scorso. Niente male, come sfida. Che diremmo vinta, a giudicare da questa Lancia Delta “Futurista”, presentata all’evento “Grand Basel”, celebre salone di arte e cultura dell’automobile, tenutosi recentemente a Basilea.
Un prototipo previsto in soli venti esemplari, ognuno battezzato con un suo nome proprio, tutti già venduti al prezzo non economico di euro trecentomila. La “Futurista” nasce dalla penna del prestigioso studio di design Borromeo De Silva. E, vogliamo sottolinearlo, nella nuova nata c’è molto della Valle d’Aosta, un fatto epocale almeno nel passato recente. L’ingegnerizzazione e la produzione, infatti, sono state affidate ad un’azienda di Pont – Saint – Martin, la “Podium Advanced Technologies”, specializzata nel settore Automotive High Performance. Il risultato di design e ingeneering è, a nostro parere, riuscitissimo.
La “Futurista” non è una semplice riedizione della Delta Integrale. È un restomod che coniuga tecniche moderne e fascino e grinta della progenitrice, come appare già dal look, elegante e aggressivo insieme. Tecniche moderne che partono dall’utilizzo rilevante di fibra di carbonio – per cofano, minigonne, parafanghi, frontale anteriore, alettone e portellone – di pannelli in alluminio lavorati artigianalmente – che nella zona posteriore ha portato all’eliminazione di due portiere, di alcantara negli interni, con sedili Recaro. La tinta è un raffinato e sportiveggiante verde denominato “Brinzio”, un paese del varesotto. La scocca è rinforzata; il roll cage, le sospensioni che derivano dalla Delta Integrale e gli ammortizzatori Billstein controllati elettronicamente da una app conferiscono sicurezza e piacere di guida. Simpatica e ironica la scritta “Lévati” che appare sul display azionando gli abbaglianti. Il motore, dotato di kit di potenziamento realizzato da “Autotecnica”, è un 2.0 a quattro cilindri, che vanta circa 330 cavalli di potenza a 5500 giri/minuto. Dimensioni: passo m. 2,440, lunghezza m. 3,900, larghezza m. 1,810, altezza m. 1,440, per un peso di kg. 1235. Un prototipo che farà discutere, come ogni opera d’arte. A noi ha suscitato emozioni, attuali e non solo di nostalgia.