Quarantasette anni fa si chiudeva il “tris” di Munari al Rally di Monte Carlo
Il Rally di Monte Carlo, la gara su strada più famosa e prestigiosa del globo, aprirà come da tradizione, nel weekend prossimo, il Mondiale Rally 2024. La sfida pare riservata ad una platea molto ristretta. Da una parte, la Toyota con Elfyn Evans e Sébastien Ogier, dall’altra le Hyundai di Neuville e Tanak, con il possibile ma poco probabile inserimento della Ford, che schiera Fourmaux e Munster. Una sfida ormai consueta da qualche anno.
I colori italiani, invece, vivono di ricordi e di nostalgia ormai da tempo. Evochiamone uno: nel 1977, quarantasette anni fa, Sandro Munari, navigato da Silvio Maiga, cala il suo personale poker sul tavolo verde del Principato. Dopo l’affermazione del 1972, su Lancia Fulvia HF, bellissima perché inattesa, centra il tris con la Lancia Stratos, 1975, 1976 e, appunto, 1977, anno in cui la Federazione Internazionale dell’Automobile gli conferisce il titolo di campione del mondo, antesignano del titolo attuale.
Proprio nel 1977, peraltro, Munari corre il “Valle d’Aosta” e lo stravince, lasciando così nell’albo d’oro del nostro Rally un nome di assoluto prestigio. Ricordo un appassionato pezzo del compianto Gino Rancati, all’epoca giornalista esperto di rally – e non solo – per la RAI, apparso su una pubblicazione della Lancia. Rancati ripercorreva l’edizione del 1975, la prima del binomio Munari-Stratos, paragonandola a quella, ricordata, di tre anni prima.
Tanto era stata dura, inattesa, la vittoria del 1972, una vettura da turismo, la Fulvia, che trionfava a spese delle berlinette blu dell’Alpine Renault, un’invincibile armata, quanto era stata schiacciante quella del 1975, con le tre Fiat 124 Spider a fare da damigelle d’onore. Il pezzo di Rancati era congegnato in forma di lettera della Stratos al Rally più famoso del mondo e terminava, concettualmente, più o meno così: ho stracciato la concorrenza, ti ho avuto senza troppi problemi e ho vendicato la fatica della Fulvia, per cui mi firmo Lancia Stratos e non la tua Lancia Stratos. La Bȇte à gagner, come la definirono i francesi, un mostro alla cui guida Sandro Munari si permette di irridere il principe dei rally dopo averlo domato.
La Stratos era una vettura nata per correre, a differenza della Fulvia, e aveva subito una trasformazione curiosa e pesante dal suo esordio. Nel 1970, al Salone di Torino, apparve una macchina avveniristica, che ricordava la forma dello squalo, completamente rivisitata l’anno dopo con una configurazione, quella definitiva, che venne definita a testuggine: montava il propulsore Dino Ferrari, 2418 cc., 6 cilindri per una potenza di oltre 250 cavalli.
Da allora tanti trionfi e il legame consegnato alla leggenda con Sandro Munari, il “Drago di Cavarzere”, uno dei rallysti più grandi della storia, che si misurava con personaggi quali Waldegaard, Blomqvist, Mikkola, Alen e lo squadrone francese, anche se in fase discendente, con Andruet, Darniche, Nicolas, Therier. Tutto stupendo, peccato che stiamo parlando di quarantasette anni fa.