Curiosità e passione per stupire ed emozionare: Emy apre le porte del suo universo
Una produttrice di liquori astemia? No, non è un colmo o una barzelletta ma la storia di Emilia Berthod, in arte Emy, conosciutissima per le sue tisane ed i suoi génépy, che delle sue coltivazioni ha fatto un’arte più che un mestiere. Da Emy, nonostante sia in attività da ormai vent’anni, ci si arriva per conoscenza o passaparola: nel villaggetto di Bois de Clin, salendo a Valsavarenche, non c’è un’indicazione che dica che lì c’è tutto un mondo a parte. Quando apre le porte del suo laboratorio, Emy apre le porte del suo universo, e si scoprono una passione e una voglia di raccontare questo universo a cui è difficile restare indifferenti.
Tutto nasce nel 2001, quando Emy legge sul Messager dell’Assessorato all’agricoltura un annuncio in cui si cercano persone disponibili a curare una coltura sperimentale: “Mi ero licenziata dopo 13 anni in cui facevo la segretaria in uno studio tecnico ed ero incinta della mia seconda figlia”, racconta Emilia. “Ero in una fase della vita in cui mi chiedevo: Cosa farò da grande? Così ho fatto domanda e mi hanno accettata”. A Valsavarenche, dove è nata e cresciuta, Emy ha diversi terreni e inizia con una coltura di 10.000 piantine di génépy: “Sono partita un po’ all’avventura, non avevo quasi idea di cosa fare. Non ho nessuna qualifica, mi guidano la passione e la curiosità. L’artemisia è una pianta molto difficile, quando muore non attecchisce più e bisogna cercare altri campi e ancora ora non ho capito perché ci siano queste morie”.
All’inizio la donna – che ha costituito la società cinque anni fa con la figlia Ambra – vendeva il raccolto a grossisti, ma il desiderio di avere qualcosa di suo era troppo grande. Alle piantine essiccate di génépy si sono aggiunte nel tempo tantissime altre coltivazioni per farne delle tisane e non solo, cercando di differenziare l’offerta il più possibile. L’incontro con Emy è una visita guidata – al pari di quelle che fa per le persone che lo richiedono – che mi portano a scoprire il cumino dei prati, l’achillea, l’arnica, l’equiseto, l’imperatoria, l’epilobio, il giglio martagone, il timo serpillo, la verbena, l’imperatoria: “Accarezza quella piantina e senti l’odore sulle mani”, mi esorta. “Stacca quella foglia di Hypericum perforatum e guardala controluce: li vedi quei buchetti? Lì c’è l’olio essenziale. Assaggia questo cumino dei prati: senti l’anice, il finocchio, la liquirizia?”. Non è solo una chiacchierata in un panorama idilliaco, è una vera e propria esperienza. “Sono curiosa, ma oltre ad incuriosire me voglio stupire gli altri e dare loro un’emozione”, dice.
Ed è proprio la curiosità a guidarla: Emy si appassiona ad una nuova pianta, prova a vedere come risponde alla coltura, e poi cerca un modo per valorizzarla. La parte più “agricola” è quella che preferisce e, anche se non si direbbe, è alla base della sua fantasia. Certo, la parte della trasformazione e della vendita è quella che dà più soddisfazione e reddito: nell’azienda agricola mamma e figlia si autofinanziano, nella vita di tutti i giorni fanno altri lavori, ed il consiglio che la prima dà è quello di usare intermediari il meno possibile.
“Non sono considerata azienda agricola redditiva perché coltivo una superficie di circa 2700 metri quadri, quindi non ricevo contributi”, spiega ancora Emy. “Forse però è stata la mia fortuna: ti obbliga ad ottimizzare quello che fai senza aspettare sostegni dall’alto, e allo stesso tempo sei libero di fare quello che vuoi senza nessuno che ti vincoli”.
Questa libertà – che si traduce in passione e fantasia – ha portato Emilia a differenziare la sua offerta rispetto al classico sacchettino di piante essiccate che aveva inizialmente. Al ritorno dalla passeggiata nei campi, ad aspettarci ci sono biscotti e meringhe al génépy, biscotti salati al cumino dei prati, un nuovo cioccolato al génépy, e poi i classici liquori: il génépy tradizionale, quello bianco – in sospensione – (c’è anche il kit fai da te, con le piante, il barattolo e le due ricette) ed il kummel col cumino dei prati. “I biscotti nascono da una chiacchierata con un pasticcere della provincia di Pavia, trasferitosi qui a Valsavarenche. Voleva fare qualcosa con le mie erbe e, dopo aver provato con un tortino che però era poco “usufruibile” nell’immediato da chi lo acquista in un mercatino, abbiamo provato coi biscotti. Per fare i liquori do la materia prima in una distilleria che li produce con la mia ricetta”.
“È la passione che mi fa essere ancora qui”, conclude Emy. “A piccoli passi c’è sempre un’evoluzione, sotto diversi aspetti. Abbiamo i social ed un sito internet, ma molto fa il contatto diretto con le persone a sagre e mercatini: ti vedono, ti conoscono, e ti associano al prodotto. E poi tornano: la soddisfazione di chi parte apposta per venire da te o del negozietto fuori Valle che vende i miei prodotti in un batter d’occhio è impagabile. E pensare che parte tutto da questo villaggetto senza neanche la mia insegna”.