Elisangela e Michel di Estrela di Berger: “In questo posto da favola è nato il nostro sogno”

29 Ottobre 2021

Estrela di Berger” è un nome di cui si intuisce il significato (“la stella del pastore”) che mescola la lingua portoghese a quella francese e, per estensione, Brasile e Valle d’Aosta. E proprio queste due anime sono rappresentate dall’azienda agricola di Rhêmes-Saint-Georges, creata da Elisangela e Michel nel 2017 che produce prodotti caseari freschi ed in maniera totalmente naturale.

Elisangela, brasiliana, nel 2008 si trovava all’Entrelor per un progetto di ricerca sulla valorizzazione dei prodotti di montagna, studiando la qualità del latte della razza valdostana, mentre Michel era lì come tecnico lattiero-caseario dell’Institut Agricole Regional, dove lavora tuttora. Si sono conosciuti, ed è nata la loro storia: “Mi dicevano che sarei andata a fare ricerca in un posto da favola, e lì è nata la nostra favola”, racconta Elisangela. La vita famigliare è andata avanti di pari passo con quella professionale, e insieme ai due figli Raphael e Gabriel (nomi francesi ma anche brasiliani) è nata anche Estrela di Berger. “Siamo soci in amore e in affari, abbiamo costruito il sogno della nostra famiglia e della nostra azienda”, dice la coppia.

Accomunati dalla passione per la natura e per gli animali e dagli studi sulla tecnologia lattiero-casearia, Elisangela e Michel hanno avviato l’azienda nel 2017 con otto mucche. Il valdostano aveva già un paio di mucche per autoconsumo ed alcuni terreni a Rhêmes-Saint-Georges e Rhêmes-Notre-Dame: “Ci siamo detti che così non potevamo sopravvivere, ci saremmo dovuti ampliare”, racconta Michel. “Abbiamo quindi iniziato la costruzione del caseificio per trasformare interamente il nostro latte, così come quella della cantina per la stagionatura, grazie all’aiuto dei miei genitori e di tante altre persone. Da lì siamo partiti, ed abbiamo poi trovato una stalla che però andava adeguata alle normative. Ora siamo a buon punto”.

Elisangela ha potuto partecipare al corso per giovani agricoltori e, grazie ai finanziamenti del PSR, hanno ricevuto i contributi che hanno permesso loro di partire in questa avventura. “Il prossimo investimento riguarderà il furgone refrigerato, così potremo spostarci ed andare anche a vendere nei mercati e fuori Valle”, dicono. Con una produzione annua di 25.000 litri circa, il commercio è limitato al punto vendita, anche se il piano aziendale prevede un aumento fino a 22 mucche e, di conseguenza, più prodotti.

Certo, il lavoro è già impegnativo così, con Michel che lavora 37 ore alla settimana allo IAR e munge a mano, e la giornata lavorativa che si protrae anche fino alle 23. Oltre alla passione, però, c’è tanta sapienza e tanto rispetto per la natura e per la salute delle persone: “Abbiamo pochi prodotti, ma curiamo la qualità e puntiamo su prodotti naturali e sempre freschi: lo yogurt, ad esempio, lo consideriamo fresco per 21 giorni perché sappiamo che i fermenti lattici sono ancora vivi, mentre per l’Unione Europea vanno bene anche 40 giorni. Sempre per questa nostra filosofia, facciamo solo yogurt bianco e non facciamo dessert: non usiamo conservanti né addensanti ma solo la nostra materia prima, della cui origine e qualità siamo certi”.

È per questo motivo che l’Antei – il formaggio stagionato che deve il suo nome all’antico dialetto della Val di Rhêmes – ad esempio, cambia di colore, consistenza, sapore, in base alla stagione: “A luglio le mucche mangiano dell’erba che è differente da quella di settembre, così come la cantina ha un microclima che varia nelle diverse fasi dell’anno e che modifica la stagionatura”.

Tutto è legato al ritmo della natura ed a come si produceva una volta: latte fresco pastorizzato subito dopo la mungitura, tomini, reblec, primo sale, ricotta e formaggi a pasta molle (“ma solo d’inverno, perché d’estate la temperatura della cantina si alza troppo”). Prodotti naturali a prezzi quasi da grande distribuzione: “Visto il lavoro che c’è dietro e per la pandemia, con i costi extra aumentati – imballaggi, guanti, gel, eccetera – avremmo dovuto alzare i prezzi, ma non ce la siamo sentita: la crisi economica è ancora in corso, i residenti ci sono sempre stati molto vicini e non ci sembrava giusto penalizzarli”.

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