Il génépy di Jair Vidi: quando l’innovazione sta nella semplicità

26 Luglio 2019

Sfatare il mito che quello dell’agricoltura sia un mondo “vecchio” non è sempre facile, eppure gli esempi sono ovunque, e questa rubrica lo dimostra. E chi meglio del Delegato Giovani Impresa di Coldiretti Valle d’Aosta può raccontarlo e testimoniarlo? “Ora che sono spesso in giro per l’Italia in fiere o eventi mi rendo sempre più conto che non è più un mondo da vecchi. Anzi, tutto sta a cercare delle innovazioni per emergere e differenziarsi, per estraniarsi dalle cose classiche”, dice Jair Vidi.

Dal diploma di ragioniere ai vigneti, passando per la laurea in scienze motorie

Jair, fresco ventottenne, ha studiato ragioneria alle superiori, per poi laurearsi in scienze motorie anche per poter conciliare la sua attività di agricoltore con quella di maestro di sci di fondo e telemark a Cogne: “Ho tentato il concorso per diventare vigile del fuoco ma non l’ho passato. Ero deluso, così mi sono detto: ‘Perché non cambiare?’ Nel 2015 rilevo quindi l’azienda di mio padre, che aveva circa 7000 mq di vigneti, ne faccio uno nuovo grazie alle misure del PSR e ne acquisisco un altro completamente abbandonato da circa 8000 mq che riporto alla luce. Ora ho all’incirca due ettari, tra Aymavilles e Jovençan: i primi anni sono stati di grandi investimenti per fare questi lavori. Il tutto senza avere un ritorno economico, perché portando l’uva in cooperativa vengo pagato due anni dopo. Aggiungendone tre per far sì che il vigneto inizi a dare frutti, vuol dire che sto iniziando a vedere adesso i risultati dei primi lavori”. Due vitigni internazionali ma, come la tradizione di Aymavilles vuole, si punta sull’autoctono: Fumin, Petit Rouge, Mayolet, Petite Arvine, Pinot Noir e Gewürztraminer.

Le Officinali del Bianco

E qui intervengono quelle “innovazioni” di cui Jair parlava sopra. Con l’idea di diversificare l’azienda, il giovane di Aymavilles prende in affitto alcuni prati in Val Ferret in cui inizia a coltivare piante officinali, principalmente Artemisia génépy e stelle alpine. “Sono partito con 7000 piantine proprio con l’idea di produrre génépy: è nato un po’ per gioco, inizialmente vendevo ai distillatori. Poi ho conosciuto Luca Merisi dell’Opificio del Doc a Sarre e, in collaborazione con lui, ho iniziato a produrre il mio liquore. Ho fatto i calcoli e l’anno scorso ho venduto circa 3500 bottiglie: il génépy piace, coltivo a quota 1800 metri ed utilizzo l’acqua di Pré-Saint-Didier facendo anche selezioni di zucchero. Bisogna differenziarsi ed io, per farlo, punto sulla qualità e sulla semplicità, usando solo acqua, alcol, zucchero e génépy”. Molto fa anche l’aspetto “estetico”, con le etichette delle bottiglie create dalla fidanzata di Jair, Dorothy, che si sta lanciando anche lei nel mondo agricolo con un’azienda che produce piccoli frutti.

Il Génépy des Jorasses c’è anche, oltre alla versione classica, come Blanc du Blanc – génépy bianco in sospensione, più delicato – e quello Réserve, con il génépy fresco appena raccolto, che rimane a lungo a macerare. Ed anche con la canapa sativa: “Avevo piantato la canapa proprio per aromatizzare il génépy e proporne una variante, ma stavo perdendo le speranze perché non riuscivo a trovare la giusta combinazione e veniva sempre troppo amaro. Al settimo tentativo, dopo quasi un anno, è finalmente nato il Ganjapy: un nome un po’ provocatorio, ma ho fatto delle analisi e la percentuale di canapa è quasi nulla. Vengono messe in infusione, in un momento successivo, le infiorescenze, che conferiscono un retrogusto amaro al liquore”.

L’anno prossimo arriverà la certificazione del biologico per le sue piante officinali: “Con le mie stelle alpine il Dottor Nicola farà una linea di creme e prodotti. Avevo anche provato a coltivare l’arnica, perché la nostra Valle si presta molto, ma siamo ancora in pochi e non produciamo un quantitativo significativo per provare a venderla”.

Una dedizione anima e corpo

Come frutto della propria idea, di un proprio progetto, al Génépy des Jorasses Jair si dedica anima e corpo. Oltre a tutto il lavoro manuale (ed a quello da maestro di sci, che spesso si sovrappone con quello agricolo), il giovane si occupa anche degli aspetti più burocratici e commerciali: “Gli studi da ragioniere di sicuro mi hanno aiutato molto, in questo”, spiega. “Bisogna dedicarci molto tempo, anche per poter cogliere i benefici ed i finanziamenti che ci sono”.

Ed è lui stesso ad andare in giro per locali, enoteche, fiere a raccontare il suo prodotto: “Preferisco andare di persona per poterlo spiegare bene, sta poi al commerciante essere bravo a proporlo e venderlo. Alcuni locali hanno iniziato a vendere solo il mio génépy, e questa è una bella soddisfazione. Le mie bottiglie si trovano alla Cofruits, in tre enoteche di Aosta, due di Cogne ed una di Courmayeur, oltre a diversi bar e ristoranti. I turisti lo assaggiano, lo apprezzano e mi contattano per farselo spedire”. Non c’è un sito internet, ma sulla pagina Facebook delle Officine del Bianco ci si può mettere direttamente in contatto con Jair.

“È vero che sono i vigneti a permettermi di sopravvivere economicamente”, conclude, “ma, anche se il génépy fa un po’ da “contorno”, è quello che mi dà le più grandi soddisfazioni”.

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