Sandro Bonin ed il coraggio di svoltare: una scelta di cuore

31 Maggio 2019

Chiudere una parentesi lunga trent’anni richiede più coraggio o più prudenza? Sandro Bonin ci sta ancora pensando, e probabilmente gli ci vorranno anni per darsi una risposta. Mai come in questo periodo, per lui, lo spaesamento è tangibile: proprio in questi giorni sarebbe dovuto partire per il suo alpeggio, quello di Grimondet, a quota 2.100 metri, appena sotto Pila, e rimanerci per quattro mesi in compagnia di un centinaio di bovini.

“Ho un po’ di nostalgia”

Quest’anno, invece, sarà tutto diverso. La grande avventura iniziata trent’anni fa è finita: “Abbiamo scelto di chiudere gran parte dell’attività”, spiega Sandro. “Mio fratello fa il cantoniere in regione, mia sorella l’insegnante di educazione fisica ed io lavoro sugli impianti di sci di Pila: abbiamo optato per qualcosa di meno impegnativo rispetto a prima, rendendo quello agricolo una sorta di secondo lavoro. Hobby ancora no, perché comunque abbiamo tenuto diversi capi”. Addio all’alpeggio di Grimondet, quindi, ma rimangono i mayen, in cui alcune bovine vanno durante l’estate, contribuendo anche a valorizzare e mantenere quei terreni. “Ho un po’ di nostalgia, ora che si avvicina il primo giugno, data storica della partenza all’alpeggio”.

Sandro Bonin

La famiglia dà, la famiglia toglie

Questa scelta, condivisa con il fratello e la sorella maggiori Roberto e Tiziana, nasce da un’esigenza che è andata via via crescendo: “Le mie figlie Camilla e Amélie hanno sei e due anni e mezzo. Prima, tra stalla e impianti, le vedevo sì e no mezz’ora al giorno durante l’inverno, poi d’estate partivo per quattro mesi e non le vedevo più. I figli sono piccoli una volta sola, voglio stare con loro e con la mia compagna Charlotte”. Questi enormi sacrifici non erano controbilanciati da una certezza economica: “Bisogna anche pensare ad arrivare a fine mese facendo tornare i conti. Abbiamo scelto la sicurezza della busta paga e diamo anche un po’ di riposo a mamma e papà, che hanno più di settant’anni”.

Una storia nata trent’anni fa

Proprio dalla famiglia era nata la vita di Sandro con le mucche. I genitori avevano acquistato la prima bovina nel 1974, per macellarla, con due soli capezzoli e senza coda. Era però gravida, così Gildo e Rosanna hanno deciso di aspettare che partorisse ed hanno poi preso una piccola stalla in affitto a Gressan. La grande svolta, però, arriva nel 1989: papà Gildo lascia il lavoro in Cogne e prende in gestione l’alpeggio di Grimondet, aiutato da Roberto che, dopo la terza media, aveva scelto di andare avanti a lavorare col bestiame ed ha poi lavorato anche al di fuori. Quando poi Sandro è cresciuto, è diventato la spalla fidata del papà in alpeggio: “Mi sono occupato della mungitura e della produzione della fontina in alpeggio per vent’anni, da quando ne avevo tredici”. Quegli alpeggi – 36 ettari di pascolo fertile a 2100 metri d’altitudine – offrono una vista fantastica, ed erano sfruttati dalla famiglia Bonin anche da un punto di vista turistico: visite guidate con degustazione e vendita diretta di fontina e salumi, una fattoria didattica con un maialino nero da compagnia, una capretta che rubava i biscotti ai clienti, e poi un cavallo, pulcini, conigli… Per non parlare di quanto le mucche apprezzassero quel fieno.

La fontina e le batailles de reines: quante soddisfazioni

Proprio nella qualità del fieno sta uno dei segreti della fontina di Bonin, la migliore del mondo: nel 2011 e nel 2017 ha vinto la medaglia d’oro per la fontina d’alpeggio, più sette piazzamenti tra le migliori dieci. Per non parlare delle batailles de reines: “Tra il 2010 ed il 2018 abbiamo vinto tredici campane della finale regionale, con due primi posti e tre secondi. In più, abbiamo un primo posto nel 2014 e nel 2017 ed un secondo posto nel 2016 all’Espace Mont Blanc”, dice indicando i tantissimi trofei. Grandi soddisfazioni, che hanno spinto Sandro e Roberto a non abbandonare questo filone: “Abbiamo diminuito drasticamente la produzione, ma teniamo le mucche per questi aspetti più goliardici. Vendiamo i maschi per la riproduzione ed alleviamo le femmine per il futuro dell’azienda, perché se vendi un capo di valore di soldi ne entrano, ma non lo facciamo a scopo di lucro: l’azienda c’è ed i suoi costi sono stati già ammortizzati. Vediamo se il tempo ci darà ragione”.

Sandro Bonin

Una transizione che non esclude un ritorno sui propri passi

Ora, d’inverno in stalla a Gressan sono rimasti una settantina di capi, di cui una piccola parte va nei mayen d’estate, in piccole stalle. “Vendiamo il latte alla cooperativa, che qui a Gressan rimane ancora attiva. Per il fieno siamo autosufficienti, anche se qui c’è tanto frazionamento e tanti confini e ruscelli, quindi sono appezzamenti piccoli non facili da lavorare. È bello perché quando parte uno, partono tutti: sei quasi certo che è il momento buono e non pioverà”, spiega ancora Sandro. “L’anno scorso è stato strano, perché su alcuni terreni ad ottobre è stato fatto un terzo taglio. Una cosa mai vista, che ci lascia un po’ perplessi”.

“Certo, si fa sempre in tempo a tornare indietro e riprendere con l’alpeggio: l’attrezzatura ce l’abbiamo, le capacità anche. È stata un’esperienza bellissima che ho cercato di trasmettere alle mie figlie”, conclude Bonin. “Camilla ha passato spesso quasi tutta l’estate in alpeggio con me, mi aiutava a fare il formaggio. Amélie ha solo due anni e mezzo ed ha un po’ paura delle mucche, ma è molto campagnola come carattere: si arrampica come un piccolo stambecco. Ci teniamo che imparino il mestiere, stiamo cercando di insegnare loro la vita agricola: non si sa mai, un domani. Poi è una vita sana, che dà tanto”.

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