L’autostima del bambino, alcuni consigli per rafforzarla
Eccomi di nuovo qui a parlarvi di autostima. Non è la prima volta che tratto questo argomento, ma nella mia attività clinica emerge talmente così tante volte difficoltà legate a questa area, che mi spinge nuovamente a riflettere insieme a voi su questo tema.
Innanzitutto rendiamoci conto che coinvolge tutti quanti: adulto e bambino.
Se penso al bambino, generalmente è il genitore che mi chiede aiuto, o per sua iniziativa o perché spinto dalla scuola, mosso dalla preoccupazione che suo figlio non possieda una buona stima di sé. Quello che cerca è generalmente una consultazione psicologica per capire come può aiutarlo e se sta sbagliando lui in qualcosa. Se invece viene da me un adulto, una delle prime cose che esterna è proprio la non capacità di accettarsi così com’è, sottolineando come, anche da piccolo, non riuscisse ad apprezzarsi.
In questo articolo voglio soffermarmi sul bambino, perché è la fase di vita sensibile per lo sviluppo della personalità, quindi è importante partire con il piede giusto.
Prima di tutto ricordati che avere una buona stima di sé è condizione essenziale per un benessere sociale ed emotivo, mette il bambino nella condizione di sfruttare le sue potenzialità di fronte alle diverse situazioni.
Quando un bambino invece ha una bassa autostima, indipendentemente dalle sue capacità, non darà importanza ai suoi successi, non apprenderà dai fallimenti, non avrà fiducia in se stesso per risolvere in modo autonomo i suoi problemi e tenderà ad arrendersi facilmente.
Vediamo cosa possiamo fare in modo pratico:
– Incoraggialo ad esser fiero di quello che è. Ogni persona è diversa e speciale a modo suo. Partite da voi e raccontate a vostro figlio qualità di persone che sono riuscite a fare di un loro difetto un pregio (pensate alla vita del pilota A. Zanardi), in seguito parlate di voi e dite chiaramente cosa vi piace di voi stessi, cose semplici come per esempio “a me piace e sono contento quando la sera ti do il bacio della buonanotte” oppure “oggi ho cucinato una buona pasta”, elencate più qualità, successivamente tocca a vostro figlio, se fa fatica a dire delle qualità che gli appartengono, chiedetegli quelle del suo migliore amico o, se lo avete in casa, del vostro animale domestico. Fate questo gioco più volte, arriverà il giorno in cui vostro figlio vi dirà caratteristiche belle che gli appartengono
– Evita di usare etichette, perché queste, se ripetute nel tempo, diventano parte integrante del loro sistema di credenze. Frasi tipo “sei cattivo”, “sei maleducato”, “sei sempre lo stesso disordinato”, “sei timido” diventeranno realtà a cui il bambino crederà. Pur partendo dal presupposto che queste espressioni si basino su comportamenti concreti messi in atto dal bambino, non è possibile che si comporti sempre da ineducato o da timido (per esempio può essere che con i suoi amici non lo sia).
Valorizza tuo figlio abbastanza spesso in modo che sviluppi un’opinione di sé abbastanza buona. Riprendendo l’esempio della timidezza, invece di fargli notare, per esempio la sua difficoltà a salutare, è meglio gratificalo immediatamente appena lo esegue, anche se abbiamo dovuto ricordarglielo.
– Costruite con vostro figlio la cassetta delle paure e delle preoccupazioni e invitatelo a scriverle o a disegnarle su un foglio e di metterle lì dentro; in un momento successivo prendete i bigliettini e insieme li leggete per trovare un modo per affrontare la difficoltà riportata. Ogni qualvolta che il bambino supera una preoccupazione, strappate il biglietto e passate al quello successivo.
– Privilegia la gratificazione alla punizione. Un comportamento rinforzato aumenta la possibilità che questo si verifichi nuovamente e quando possibile ignora il comportamento non desiderato.
– Ogni giorno ricordagli le belle cose che ha fatto, parti sempre dalle azioni più semplici. Ricordati che di fronte ad un problema di autostima è sempre possibile intervenire, indipendentemente dall’età e dalla gravità.
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Nicoletta Savoye
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