“Il cielo in una stanza” trova una casa tutta per sé
“La stragrande maggioranza dei ragazzi non vede l’ora di provare l’esperienza di andare a vivere da soli. Quando iniziano uno dei nostri soggiorni, chiamano l’appartamento “casa mia”, mentre quando sono dai loro genitori dicono Vado dai miei”. Ed ora anche l’Associazione Girotondo potrà finalmente dire “casa mia”.
Poche settimane fa, infatti, la Fondazione Comunitaria ha acquistato un appartamento in Via Saint-Martin-de-Corléans e l’ha donato in comodato d’uso gratuito a Girotondo per dare seguito al progetto “Il cielo in una stanza”. Il nuovo alloggio è stato acquistato grazie al Fondo Erfrida Rosset, che aveva donato un appartamento in Via Xavier de Maistre: “Ma per i disabili era inutilizzabile”, spiega Paolo Salomone, presidente di Girotondo, “si sarebbe dovuto costruire un ascensore esterno. Dopo 4 o 5 anni la Fondazione Comunitaria è riuscita a venderlo e, con quei soldi, hanno acquistato questo nuovo alloggio, che abbiamo trovato grazie all’intermediazione del Rotary di Aosta”.
“Il cielo in una stanza” è nato una decina di anni fa con lo scopo di permettere alle persone con qualsiasi tipo di disabilità di poter sperimentare un aspetto cruciale della vita di tutti, e cioè vivere per conto proprio. “L’obiettivo è quello di far loro sviluppare delle competenze intrapersonali ed interpersonali, cioè stare bene con se stessi e con gli altri. E non solo da un punto di vista psicologico: costruirsi una casa, abitarla da “padrone” con qualcun altro è una dimensione fondamentale nello sviluppo dell’autonomia dei ragazzi”, continua Salomone. Dopo aver realizzato alcuni progetti più piccoli, anche con l’aiuto del CSV, l’associazione Girotondo è riuscita a prendere in affitto 5 anni fa un appartamento nei pressi dell’Arco d’Augusto: lì le persone disabili hanno mosso i primi passi nella loro indipendenza con dei soggiorni di durata variabile in cui hanno potuto capire dall’inizio alla fine cosa voglia dire vivere da soli. Dagli aspetti più pratici dell’occuparsi della casa, come fare la spesa o cucinare, a quelli più intimi, come avere dei ritmi, delle abitudini, dei rituali ed una stanza tutta per sé.
“Non è obbligatorio che poi, in futuro, i ragazzi disabili vadano a vivere da soli. Però sviluppano delle competenze che si riveleranno importantissime. Ne abbiamo avuto un esempio in questi mesi: due ragazzi, durante l’emergenza Covid, si sono ritrovati a dover vivere da soli per due settimane, perché il padre di una di loro era risultato positivo e perché la madre dell’altro ragazzo era stato operato ad un ginocchio. Sono stati seguiti ed aiutati, ma l’esperienza che avevano fatto prima è stata fondamentale, hanno potuto mettere in pratica quello che hanno imparato nei nostri soggiorni”.
Le persone che hanno partecipato a “Il cielo in una stanza” nell’ultimo anno sono state 19, provenienti da tutta la Valle d’Aosta e con ogni tipo di disabilità, che si sono alternate nell’appartamento per al massimo una settimana da soli o in compagnia di qualcuno a loro scelta e seguiti da personale specializzato. Salomone racconta come il più delle volte siano le famiglie ad avere delle remore a lasciar andare i ragazzi: “Staccarsi da loro è difficile, c’è la preoccupazione ed il desiderio di curare. Molti però stanno iniziando a capire che è bene pensare alla loro crescita fin da piccoli. Ed i ragazzi stessi sono felici, si organizzano in autonomia, vanno al bar, al cinema, conoscono e si frequentano con persone al di fuori degli ambienti più istituzionalizzati ed organizzati. Ci auguriamo che la Regione possa capire la validità di una struttura del genere e pensare di aprirne una in media o bassa Valle”.
Il nuovo appartamento, molto luminoso, è in una zona strategica, a pochi passi dal centro e vicina alla fermata del pullman. A giorni inizieranno i lavori di ristrutturazione e di accessibilità con la speranza di partire prima di fine anno. Saranno due le stanze da letto, ad uso singolo o in doppia (“in casa ci saranno al massimo due o tre persone per volta, perché in gruppo si perde lo spirito”), una sala da pranzo, una zona comune dove poter guardare la televisione, giocare, rilassarsi, due bagni – uno, collegato con la stanza da letto pensata per chi usa la carrozzina, avrà una rotaia per accedervi direttamente – ed una camera da letto per gli eventuali operatori o, come si auspica Salomone, per ospitare magari qualche tirocinante della facoltà di Psicologia dell’Università della Valle d’Aosta.
I lavori coinvolgeranno anche lo spazio verde esterno: “Sono 100 metri quadrati che in parte saranno dedicati ad una zona “vivibile”, mentre per il resto metteremo delle piantine aromatiche che saranno i ragazzi stessi a curare”.
Per un progetto come “Il cielo in una stanza”, il lavoro di un’associazione di volontariato come Girotondo deve basarsi sulla collaborazione di altri enti: “Siamo in collegamento con il Coordinamento Solidarietà e con l’Associazione Valdostana Autismo”, conclude Salomone. “I Lions ci sono stati storicamente vicini, ma determinante è anche il Rotary di Aosta, non solo dal punto di vista pratico ed economico. È importante farci conoscere, far sapere quello di cui abbiamo bisogno ma anche cosa possiamo dare alla società. Fare tutto da soli è impensabile”.