Coronavirus: in Valle d’Aosta numeri molto vicini a quelli da “zona rossa”
In Valle d’Aosta si sta verificando un netto aumento dei nuovi casi positivi, com’era purtroppo prevedibile dal trend della stima di Rt pubblicata dall’Istituto Superiore di Sanità nelle precedenti settimane. La soglia dei 50 casi settimanali per 100.000 abitanti, sfiorata a febbraio e che ci aveva illusi di ottenere la zona bianca, è ormai solo un ricordo.
Nella settimana dall’8 al 14 marzo siamo arrivati a 162, secondo i dati ufficiali dell’ISS, ma se la calcoliamo sugli ultimi 7 giorni disponibili, cioè dal 14 al 20, arriviamo a 242 (elaborazione personale), cioè molto vicino al limite dei 250 della zona rossa. D’altronde la stima di Rt ha raggiunto quota 1,44: secondi in Italia alla sola Campania (1,56) e maggiori di Piemonte (1,30) e Lombardia (1,16), regioni che sembrano aver invertito la rotta o quantomeno averne arrestato l’aumento.
Si conferma dunque l’estrema fragilità della nostra Regione, sempre molto sensibile a cioè che avviene ai suoi confini.
A tale proposito vi propongo i dati di Francia e Svizzera, dal sito di OurWorldInData. Al 19 marzo la stima di Rt è simile tra Italia (1,06) e Francia (0,98), mentre è più elevata ed in aumento in Svizzera (1,17). Sui grafici potete osservare il confronto tra Rt, nuovi casi e decessi. E’ interessante notare come in Svizzera l’incidenza più recente di nuovi casi e decessi (rispettivamente 164 e 1,6 per centomila nell’ultima settimana) sia del tutto simile a quella della Valle d’Aosta nello stesso periodo.
I grafici che seguono riportano in dettaglio i consueti confronti regionali con Piemonte e Lombardia. Accanto al netto incremento dei nuovi casi positivi, che hanno raggiunto la media nazionale, le curve dei ricoveri ordinari, di quelli in Terapia Intensiva e dei decessi sono ancora a noi favorevoli.
Infine le vaccinazioni. La Valle d’Aosta prosegue virtuosa nella somministrazione dei vaccini ad oggi distribuiti (89% contro una media nazionale dell’80%). Soprattutto eccellente è la percentuale di vaccinazioni negli over 80 (61%, con il 21% che ha ricevuto anche la seconda dose), ciò che farà la differenza, purtroppo con un incomprimibile periodo di latenza, nel contenere il numero dei decessi. Nella popolazione generale siamo al 14% di vaccinati, con un 5% di seconde dosi. Solo al significativo aumentare di questa frazione percentuale si potrà sperare di ottenere una riduzione consistente del numero dei contagi.