Coronavirus, in Valle d’Aosta sale l’ottimismo: tutti i numeri sono in calo
La Valle d’Aosta è da oggi 6 dicembre in zona arancione. Non cambia molto, salvo gli ampliamenti della didattica in presenza e delle aperture dei negozi (ma restano chiusi bar e ristoranti, che avrebbero fatto la differenza); rimane il divieto di spostarsi tra comuni. All’interno del proprio, non è più necessaria l’autocertificazione.
I numeri vanno tutti bene: casi totali, Rt, ospedalizzazioni, terapie intensive decessi sono tutti in calo. Vi riporto, a conferma, l’andamento della stima settimanale di Rt riportata dal Ministero della salute da quando questo dato è disponibile.
I confronti interregionali li abbiamo già affrontati la settimana scorsa: vediamo oggi alcuni confronti internazionali particolarmente significativi. Sempre su base settimanale (aggiornata al 4 dicembre) ho preferito riportarvi solo le statistiche relative ai decessi, sia perché si tratta ovviamente dell’indicatore più importante, sia perché le strategie di tracciamento ed i sistemi sanitari dei vari Paesi sono molto diversi tra loro e pertanto confrontabili con maggiori difficoltà.
Rimane la sola incertezza sulle modalità di classificazione delle cause di morte (vedi la mai sopita polemica tra morti “per” Covid o morti “con” Covid), che però all’interno di uno stesso Paese dovrebbero essere ragionevolmente comuni. Vale comunque sempre fare più attenzione alle curve, cioè ai trend storici, piuttosto che ai numeri assoluti raggiunti dai diversi picchi, ovvero ogni Paese, in cui dovrebbero essere stabili sia le sovra che le sottostime, si confronta con se stesso.
Nel primo grafico vi presento il confronto con Francia e Germania. Rispetto a noi la Francia ha avuto una prima ondata iniziata in ritardo rispetto a noi ma che poi ha raggiunto un picco più elevato; la seconda ondata è invece iniziata un po’ in anticipo ma si fermata molto prima della nostra. Attualmente l’incidenza italiana dei decessi settimanali è oltre il doppio di quella della Francia. La stessa osservazione vale per la Germania, che tuttavia mostra oggi un’incidenza maggiore di quella della prima fase. Sarebbe molto interessante cercare di identificare i determinanti principali di queste differenze facendo riferimento ad un osservatorio epidemiologico europeo che potrebbe indirizzare verso regole comuni (vedi, per farne un esempio, la querelle che ci vede direttamente coinvolti nella gestione delle stazioni sciistiche dell’arco alpino).
Il secondo grafico ho voluto presentarvelo per sottolineare due situazioni molto diverse: il Belgio che ha avuto in Europa la prima ondata più tragica (giusto per evitare all’Italia la maglia nera) e la Svezia che pare non aver neppur conosciuto una seconda ondata.
L’Italia non fa una grande figura in questi confronti internazionali, e vi assicuro che a parte il Belgio la nostra seconda ondata è la peggiore anche nei confronti di Spagna, Regno Unito ed USA, ovvero delle principali democrazie del mondo occidentale. E dire che eravamo stati elogiati per come avevamo affrontato la prima fase della pandemia…
Vaccini, qualche approfondimento
Vi avevo promesso di parlarvi dei vaccini: ecco qualche approfondimento al riguardo.
Sostanzialmente un vaccino è un sistema per far produrre anticorpi contro un certo patogeno prima che quest’ultimo entri in contatto con il soggetto vaccinato in modo che, al momento dell’incontro patogeno-vaccinato, quest’ultimo abbia già a disposizione gli anticorpi per poterne evitare la malattia. Si tratta di inoculare in qualche modo un componente innocuo del patogeno, ma che tuttavia sia in grado di stimolare il sistema immunitario alla produzione anticorpale. Nel caso del SARS-CoV-2, il virus responsabile della pandemia da Covid-19, si tratta di una proteina di superficie, la cosiddetta proteina spike, che è una delle proteine che si trovano nel rivestimento esterno del virus. E’ quella che permette l’aggancio del virus alle cellule umane.
Ciascun vaccino ha le sue peculiari caratteristiche: comuni a tutti sono l’efficacia e la durata d’azione, che a loro volta dipendono sia dal sistema immunitario del soggetto (che è una caratteristica individuale) sia dal patogeno.
Gli anticorpi sono delle proteine, specifiche per ogni agente infettante, sintetizzate dalle cellule dell’organismo attraverso l’azione del proprio RNA messaggero, che porta in sé le istruzioni per sintetizzare quel particolare tipo di anticorpo.
Ho accennato all’RNA messaggero (mRNA) perché i primi due vaccini che verranno utilizzati (Pfizer e Moderna) sono appunto vaccini ad mRNA, ottenuti con sofisticate tecniche di ingegneria genetica, mentre le altre case produttrici (Astra Zeneca, Johnson and Johnson e molti altri) utilizzano tecniche più tradizionali. Per poter essere messi sul mercato i vaccini devono ottenere l’autorizzazione delle agenzie regolatorie internazionali (FDA americana ed EMA europea). Certamente sono stati accelerati alcuni passaggi nell’iter produttivo, per l’evidente urgenza della situazione pandemica, ma non quelli sulla sicurezza e sull’efficacia.
Sarà soltanto l’esperienza sul campo a dirci qual è davvero l’efficacia dei vaccini, in particolare nei bambini, nelle persone anziane ed in quelle con particolari patologie. E quale sarà davvero la frequenza degli effetti indesiderati, soprattutto di quelli gravi.
Sarà infine chiarito per quanto tempo il vaccino sarà efficace e se ci proteggerà anche dalla sola infezione, in modo da non essere contagiosi nei confronti della collettività. E questi due punti sono quelli che condizioneranno pesantemente la campagna vaccinale che stiamo per intraprendere su scala planetaria.
Alla prossima occasione di incontro e buona domenica a tutti