Coronavirus, la situazione in Valle d’Aosta al debutto della Fase 2

04 Maggio 2020

Grazie per l’accoglienza accordatami al precedente incontro. Ora vi aggiorno sulla situazione in Valle, sul confronto con altre regioni e su qualche confronto internazionale. Alla fine parleremo della fase due che inizia oggi.

I GRAFICI DELLA PANDEMIA

La situazione generale delle persone contagiate, alle soglie della fase due, è favorevole: i nuovi casi sono nettamente diminuiti (meno di dieci al giorno da due settimane), così come i decessi (da zero a due da metà aprile). I guariti aumentano regolarmente ed i casi attivi da un massimo di 966 del 15 aprile attualmente sono poco più di 350, per i quattro quinti assistiti al domicilio e pochi pazienti ricoverati in rianimazione.

Valle d’Aosta nuovi casi
Valle d’Aosta deceduti
Valle d’Aosta evoluzione del contagio
Valle d’Aosta modalità assistenziale

La distribuzione per età delle persone contagiate è distribuita abbastanza regolarmente a partire dai trent’anni di età. Vi allego anche una tabella dei contagi in Valle d’Aosta in funzione dell’età dei soggetti, pubblicata dall’Istituto Superiore di Sanità ed aggiornata al 28 aprile: come si vede, non è che siano colpiti solo gli anziani.

Età contagiati

Nel confronto con le altre regioni d’Italia la Valle d’Aosta ha il primato del numero di casi, valore che tuttavia dipende ampiamente dal numero di tamponi eseguiti, ma continua ad essere seconda soltanto alla Lombardia per numero di decessi rapportati alla popolazione generale.

casi totali 100mila ab
deceduti 100mila ab

Per offrirvi qualche confronto internazionale, ho riportato le stesse statistiche tra Italia, Francia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Non siamo i peggiori in quanto a decessi ed i nostri casi attivi sono in riduzione. Se fate attenzione alla scala delle ordinate (quella verticale) potete confrontare i livelli della nostra regione rispetto all’Italia intera.

decessi per 100mila ab
decessi per 100mila ab
Casi attivi per 100mila ab
Casi attivi per 100mila ab

Finalmente inizia la fase due, che tutti aspettavamo con ansia e che in realtà speravamo più libera. Vorrei parlarvene con realismo. Coloro che hanno già incontrato il virus hanno ridotto la platea dei possibili suscettibili al contagio, perché probabilmente non dovrebbero potersi ammalare di nuovo, almeno nel breve periodo; ma la pandemia si è drasticamente ridotta grazie alle misure di distanziamento sociale, dalla chiusura delle scuole e dallo stop di molte delle attività produttive. La percentuale dei soggetti suscettibili è probabilmente ancora elevata e quindi, in assenza di vaccino, dobbiamo aspettarci una possibile recrudescenza dei contagi. Magari delle “colline” piuttosto che dei “picchi montani” nei grafici quotidiani.

Ciò che farà la differenza sarà la messa in opera su tutto il territorio del tracciamento dei contagio, il che significa, dato un soggetto contagiato o anche solo sospetto, testarlo per definire la diagnosi (col tampone), trattarlo se positivo (a casa o in ospedale se necessario) e risalire a tutti i suoi contatti stretti dai giorni precedenti l’insorgenza dei sintomi fino al momento attuale, in modo da verificarne la possibile positività al virus e comunque tenendolo sotto sorveglianza per il tempo necessario (le famose due settimane). Su questa base dati sarà possibile produrre una mappa di rischio del contagio (per comune, ambiente di lavoro, casa di riposo, ecc.), evitandone l’espandersi a macchie di leopardo come è avvenuto nelle prime settimane della pandemia. In sintesi cercare attivamente i contagiati, prendersene cura e contemporaneamente controllare tutti i loro contatti stretti, in modo da vedere dove sono i possibili focolai.

Strumenti collaterali, ma non per questo meno importanti, saranno le indagini a campione sulla ricerca degli anticorpi, che ci fornirà un’idea della diffusione nella popolazione dell’avvenuto contagio (la cosiddetta prevalenza di malattia) e l’app di tracciamento (ammesso che sia messa in opera e che buona parte dei possessori di smartphone la utilizzi), che ci dirà se e quando siamo venuti a contatto con una persona contagiata. A quel punto è fondamentale che le autorità sanitarie specifichino bene le azioni successive, perché probabilmente si tratterà di esposizioni a basso rischio, ben diverse da quella dei contatti stretti che è invece ad alto rischio.

Comunque vadano le cose, nulla cambia nei nostri comportamenti individuali. Ricordiamoceli:

Sarà un momento molto delicato, e molto dipende da noi: ma possiamo farcela!

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