Coronavirus, la Valle resta zona rossa. Cosa dicono i nostri numeri?
La Valle d’Aosta rimane in zona rossa. Il report settimanale pubblicato oggi dal Ministero della Salute (Report 28, dati relativi alla settimana 16-22 novembre, aggiornati al 25 novembre, che potete consultare a questo indirizzo) riporta che “10 Regioni/PA sono classificate a rischio Alto di una trasmissione di SARS-CoV-2. Di queste, una è considerata a rischio alto a titolo precauzionale in quanto non valutabile in modo attendibile per completezza del dato di sorveglianza insufficiente al momento della valutazione anche per la stima dell’Rt”: sembra proprio che quest’ultima affermazione si riferisca alla nostra regione, malgrado l’indice Rt sia sceso allo 0,99 e con indici di confidenza per una volta molto stretti (0,92 e 1,07).
In realtà i quattro indicatori relativi alla completezza dei dati, i quattro cosiddetti “indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio” (dall’1.1 all’1.4) riportano tutti valori “in aumento e sopra-soglia”. In particolare il primo, l’1.1, che nelle settimane scorse era decisamente sotto-soglia, ha raggiunto l’86,9% (era al 19,2% il riferimento precedente all’aggiornamento del 9 novembre, data a cui si riferiva la prima pubblicazione dei 21 indicatori ministeriali). A confronto lo stesso indicatore nelle tre regioni declassate a zona arancione è attualmente pari al 95,2% in Piemonte, al 76,3% in Lombardia ed al 20,3%, l’unico sotto-soglia, in Calabria. Gli altri tre indicatori non hanno mai dato problemi, come peraltro in tutte le altre regioni, e oggi in Valle d’Aosta sono al 100% l’1.2 e l’1.3 ed al 99,7% l’1.4.
Ciò che a mio parere rimane ampiamente significativo per definire ad alto rischio la situazione in Valle, al di là degli algoritmi delle autorità nazionali che rimangono un discreto mistero per chi prova ad accostarsi ad essi, sono da un lato la persistente elevata incidenza dei nuovi casi (1323 per centomila abitanti negli ultimi 14 giorni contro i 1116 del Piemonte, i 1005 della Lombardia e i 281 della Calabria: siamo i secondi d’Italia dopo la Provincia Autonoma di Bolzano che ha raggiunto i 1424 casi) e dall’altro le percentuali di occupazione dei posti letto, sia per ricoveri ordinari (68% con un soglia di allerta al 40%) sia in Terapia Intensiva (38% con soglia al 30%).
Ed in una collettività numericamente così piccola, con il rischio di un forte aumento dovuto ai flussi turistici qualora fossero liberalizzati, bastano pochi focolai per fare riesplodere i contagi e saturare l’ospedale.
In ogni caso il trend storico valdostano, come tento di dimostrare da qualche settimana, è in miglioramento.
Vi riporto i grafici dei confronti dell’incidenza per centomila abitanti effettuati con il Piemonte, la Lombardia e l’Italia nel suo complesso, aggiornati ad oggi 28 novembre, sempre basati sui dati pubblicati dalla Protezione Civile e come di consueto su base settimanale.
Due aspetti sono particolarmente evidenti: tutti i nostri indicatori sono in miglioramento, ma le performance della Valle d’Aosta sono pessime. Abbiamo addirittura superato il picco, oltre che il numero assoluto, dei decessi della prima fase pandemica.
Allora forse la prudenza dimostrata dal Governo italiano nei nostri confronti non è del tutto ingiustificata.
Grazie della vostra attenzione e pazienza nel sopportare questa mole non indifferente di dati, dietro ai quali, non dimentichiamolo, si celano i drammi e i disagi di così tante persone. Manteniamo la prudenza seguendo le raccomandazioni che ormai abbiamo imparato a memoria.
A risentirci alla prossima occasione, in cui magari vi parlerò di vaccini e di possibili scenari futuri.