Coronavirus: situazione stabile, l’indice RT ha smesso di scendere

27 Dicembre 2020

In Valle d’Aosta la situazione si è stabilizzata. L’indice Rt (aggiornato al 22 dicembre) ha smesso di scendere, come peraltro in Italia ed in altre regioni, mantenendosi tuttavia ampiamente sotto l’unità, che rappresenta la soglia di allarme.

I grafici che vi riporto (aggiornati al 26 dicembre), sempre su base settimanale, mostrano un lieve incremento dei casi totali e dei ricoveri ordinari: tuttavia i parametri più importanti, ricoveri in Terapia Intensiva e decessi, sono nettamente migliorati, i primi addirittura sotto la media nazionale. Noterete che la scala del tempo inizia da settembre, e non più dall’inizio della pandemia, per rendere i grafici più semplici da interpretare. Ho mantenuto invece i confronti con Piemonte e Lombardia perché sono le regioni a noi più vicine che pertanto possono maggiormente influenzare il numero dei nostri contagi una volta liberalizzati i flussi turistici. Come sempre si tratta di dati di incidenza per 100mila abitanti.

 

V-day per la vaccinazione

Oggi 27 dicembre 2020 è il V-day per la vaccinazione in Europa contro il Covid-19, data simbolica per tutti i Paesi dell’Unione. E’ una buona notizia: ad esso seguirà una delle più grandi campagne vaccinali su scala planetaria. Vorrei soffermarmi su alcuni punti riguardanti questa vaccinazione.

Sicurezza

Tutte le agenzie di controllo dei farmaci hanno dato l’autorizzazione all’utilizzo di questo vaccino: la FDA americana, l’EMA europea e l’AIFA italiana. E’ vero che in dieci mesi è stato fatto quello per cui normalmente ci volevano degli anni, ma è anche vero che mai una task force di tali dimensioni, con investimenti pubblici e privati eccezionali, era stata messa in campo per un vaccino. In particolare è sicuro l’utilizzo della nuova tecnologia costituita dai vaccini ad mRNA. Ai vaccini Pfizer-Biontech e Moderna seguiranno comunque vaccini tradizionali (Astrazeneca ed altri) in cui il vettore sarà un virus inattivato.

Efficacia

La sperimentazione clinica controllata fino ad oggi disponibile riporta un’efficacia intorno al 95%: attenzione, efficacia significa prevenire la comparsa della malattia, non necessariamente quella dell’infezione. Questa è una informazione che otterremo solo quando la vaccinazione sarà effettuata su larga scala, ed è un punto chiave: se questo vaccino si comporterà come la maggior parte degli altri vaccini, cioè proteggendo dall’infezione, allora la lotta al Covid subirà una vera svolta, perché i soggetti vaccinati non potranno più essere contagiosi. Vedremo nel tempo.

Durata dell’immunizzazione

Ad oggi non la conosciamo. Si stima, dai dati preliminari di cui disponiamo, che possa essere di almeno 9-12 mesi. Se fosse così limitata, ma ovviamente speriamo che possa durare per molti anni, la necessità di una campagna vaccinale molto rapida sarebbe ancora più necessaria, perché se tutti noi fossimo vaccinati in tempi brevi il virus non di replicherebbe più. Se al contrario permettiamo al virus di continuare a replicarsi, favoriamo anche la sua capacità di mutare. Provate a mettervi un attimo nei panni del virus: il suo interesse è quello di continuare a replicarsi senza uccidere l’ospite (che saremmo poi noi) e per questo deve inventarsi sempre nuove strategie, appunto grazie alle sue mutazioni. Ma più il virus muta, più è difficile trovare dei farmaci e vaccini efficaci. Di qui la necessità di non perdere tempo.

Effetti indesiderati

Ci sono e sono ineliminabili. Anzi, sono probabilmente più frequenti delle altre più comuni vaccinazioni, come ad esempio quella anti-influenzale. Dal foglietto illustrativo del vaccino: dolore in sede di iniezione (>80%), stanchezza (>60%), cefalea (>50%), mialgia e brividi (>30%), artralgia (>20%), febbre e tumefazione in sede di iniezione (>10%). L’AIFA consiglia di prendersi un giorno di riposo in occasione della vaccinazione.

Rischi veri

Esistono come per tutti i farmaci e tutti i vaccini (e non solo: alimenti, contaminanti, radiazioni, ecc.). Il più pericoloso è lo shock anafilattico. Dai dati clinici preliminari sul vaccino contro il Covid si rileva un episodio di anafilassi grave ogni 45-50mila somministrazioni (finora senza che si sia verificato alcun decesso): ovviamente aspettiamo i risultati della sorveglianza su milioni di vaccinazioni, l’unico modo per evidenziare gli eventi rari. Tenete conto che si stima che l’incidenza di anafilassi grave nella popolazione generale vari da 1,5 a 8 episodi per 100mila persone/anno, con 0,3-3 decessi per milione/anno. Per la sola penicillina (e suoi derivati) si stima un decesso ogni 50-100.000 cicli terapeutici. Ricordiamoci che non ci si salva dallo shock anafilattico evitando la vaccinazione anti-Covid: può capitarci assumendo un farmaco di uso comune (antibiotici e antinfiammatori), mangiando arachidi o crostacei, essendo punti da vespe, api o calabroni, con il morso di una vipera, e così via. Come proteggerci? Valutando caso per caso con il proprio medico di base quali sono i nostri eventuali rischi individuali, vaccinandoci in ambiente sicuro e fermandoci almeno per mezzora nella sede in cui siamo stati vaccinati, in cui operano sanitari che sanno come affrontare tempestivamente una eventuale reazione grave.

Mi auguro che ciascuno di noi si sottoponga alla vaccinazione sia per proprio interesse, sia per interesse della collettività, in particolare nei confronti di quelle persone che hanno delle controindicazioni assolute alla vaccinazione. E’ lo stesso discorso dell’opportunità di vaccinare i propri figli per il morbillo o altre malattie per far sì che i pochi compagni sfortunati che non possono essere vaccinati (soggetti sottoposti a terapie immunosoppressive come nel caso di leucemie e tumori, difetti congeniti dell’immunità, ecc.) abbiano minori probabilità di ammalarsi di una malattia che per loro sarebbe potenzialmente gravissima. Ed è anche il motivo per il quale il personale sanitario è invitato da sempre ad aderire alle campagne annuali di vaccinazione contro l’influenza, anche se per le proprie condizioni di salute non avrebbe alcun motivo di vaccinarsi: lo si fa per ridurre la circolazione del virus influenzale nei luoghi in cui la malattia colpirebbe i soggetti più fragili (ospedali, RSA, microcomunità per anziani).

A questo riguardo lasciatemi concludere con una nota di tristezza: l’adesione dei sanitari valdostani alla campagna di vaccinazione contro il Covid, così come riportato dai media, è di un miserrimo 50%. Come se il dovere quotidiano di assistere le persone malate non comprendesse quello di non essere noi stessi vettori di possibili contagi e come se alle indicazioni della comunità scientifica internazionale potessimo opporre le nostre più personali opinioni frutto di chissà quali certezze.

A conferma della scarsa attenzione alla salute collettiva, o quanto meno della sfiducia nei confronti delle iniziative di politica sanitaria regionale, è la notizia riportata oggi dalla TGR che alla campagna di screening nelle scuole avrebbero aderito solamente il 31% degli studenti ed il 46% degli insegnanti e dell’altro personale della scuola.

Peccato, abbiamo perso due buone occasioni per onorare le molte vittime del Covid e per aiutare fattivamente quei sanitari che stanno facendo l’impossibile per i malati, anche rischiando sulla propria pelle.

Buon 2021 a tutte e tutti.

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