Verso il lockdown in Valle d’Aosta?

03 Novembre 2020

La situazione attuale della Valle d’Aosta è particolarmente preoccupante. Dai pochi dati messi a disposizione quotidianamente dalla Protezione Civile non è difficile quantificare i principali parametri, quali potete osservare nei grafici che vi propongo, in cui ho preferito per semplicità riportare i totali settimana per settimana piuttosto che i dati giornalieri. L’arco temporale che ho considerato va dal 24 febbraio scorso ad oggi 3 novembre, per poter meglio confrontare la fase attuale con quella dell’esordio della pandemia.

 

VdA nuovi casi settimanali

 

Come vedete, i nuovi casi sono più che triplicati dal picco di marzo. Nella settimana dal 18 al 24 marzo ci furono 264 casi, nella settimana dal 28 ottobre ad oggi sono stati 865. Questo non è un dato significativo come potrebbe forse sembrare, perché è fortemente influenzato dall’aumentata possibilità di eseguire dei tamponi diagnostici che ha permesso di testare non più soltanto i soggetti malati, come avveniva all’inizio, bensì anche i sospetti, i soggetti intercettati dal contact tracing e quelli sottoposti a screening per svariati motivi.

 

VdA nuovi casi settimanali

 

Tuttavia come si vede i pazienti ospedalizzati (intesi come somma dei ricoveri ordinari e di quelli in terapia intensiva) sono in rapido aumento ed hanno già superato i dati del picco di marzo, quando si arrivò ad un massimo di 50 pazienti alla settimana, mentre nell’ultima settimana sono stati 77, dunque almeno il 50% in più. La curva è in ascesa e l’unica osservazione che suscita un po’ di ottimismo è che la pendenza sembra lievemente diminuita, forse grazie alle norme restrittive emesse nelle scorse settimane.

Più pazienti ricoverati significa più accessi (e relative attese) al Pronto Soccorso, reparti di altre specialità convertiti in reparti Covid, netta riduzione dell’attività ospedaliera ed ambulatoriale extra-Covid, maggior rischio di contagio per gli operatori sanitari e non coinvolti nell’assistenza dei pazienti e netto aumento del loro stress lavorativo.

 

Vda decessi settimanali

Il monitoraggio dei decessi pone ulteriori problemi di interpretazione: a) il picco attuale si è verificato in 2 settimane ed ha raggiunto i 24 decessi; il picco della prima fase si è verificato dopo 4 settimane tra l’1 ed il 7 aprile, ed ha raggiunto i 44 decessi; b) possiamo quindi immaginare che la curva debba ancora rallentare per poi iniziare a scendere; c) la pendenza attuale è maggiore di quella dell’esordio; d) la curva attuale si è verificata in condizioni restrittive nettamente ridotte rispetto al lockdown totale di marzo-aprile. Ricordiamoci anche che la curva dei decessi è in ritardo rispetto a quella delle diagnosi e delle ospedalizzazioni, quindi raggiunge il picco e scende più tardi delle altre.

Se dobbiamo giudicare dal numero delle ospedalizzazioni e dalla curva dei decessi, l’attuale fase, che peraltro è ancora in fase ascendente, è probabilmente di gravità non dissimile da quella della prima fase. Non è improbabile, quindi, che la Valle d’Aosta si trovi nelle intenzioni del Governo nella fascia delle regioni a maggior rischio pandemico, per le quali sarà necessario il massimo livello delle misure restrittive.

L’unico parametro di rischio reso ufficialmente disponibile è il famoso coefficiente Rt, alla cui soglia dell’1,5 in Presidente del Consiglio affida la definizione di maggiore o minor rischio. La Valle d’Aosta ha superato questo valore già dalla settimana dal 5 all’11 ottobre (in cui era 1,53) e sopra tale soglia si è mantenuta nella settimana successiva dal 12 al 18 (2,37) e nell’ultima disponibile dal 19 al 25 (1,89), quindi sarebbe confermata la definizione di regione a rischio. Tuttavia questo parametro ha dei limiti di confidenza che dipendono a loro volta dalla dimensione del campione, e per la nostra regione tali limiti sono particolarmente ampi (non riportati nel mio grafico per semplicità ma disponibili sul report dell’Istituto Superiore di Sanità): spero quindi che il panel di 21 indicatori dichiarato dal Governo possa superare il solito problema di scala che affligge la Valle d’Aosta e possa riposizionarla in una fascia di rischio minore.

Il punto chiave è dunque l’interpretazione degli indicatori di rischio, che non ci è dato conoscere né calcolare, soprattutto per quanto riguarda la loro parametrizzazione in un piccolo campione qual è quello della Valle d’Aosta

Rt settimanale

Grazie per l’attenzione ed arrivederci alla prossima occasione.

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