Capire novembre

27 Novembre 2024

Sono malinconico delle cose che non ho vissuto, di quelle cose che mi hanno insegnato tanto attraverso fotografie e parole, di quelle cose che mi hanno fatto vedere il mondo come un posto migliore, di quelle cose a cui ancora oggi mi aggrappo per non affogare, di quelle cose che mi hanno fatto credere che il cambiamento esiste e che le rivoluzioni non si accontentano di un momento ma diventano tali quando riescono a sopravvivere al presente, quando indicano il futuro. Del mio passato poco m’importa, del futuro ancora meno ma di questo presente inizio ad avere paura. La vita scorre e i progetti svaniscono come neve al sole, le parole hanno perso di significato e sono state sostituite da credenze più o meno approssimative, dalla volontà di sapere come andranno le cose, senza nemmeno provare a guardarle, senza impegno. La presunzione della verità ci fa sentire sbagliati nel momento giusto, incapaci di essere noi stessi, strisciamo come serpenti nel deserto nel silenzio dell’abitudine, quell’abitudine imposta e così tanto comoda, quell’abitudine che ci fa accontentare di un presente così facile e omologato, quell’abitudine che ci fa credere che basti citare una frase così lontana per farci avvicinare. Niente di più sbagliato. Le maschere prima o poi cadono, come le lacrime che ci separano, e ad un certo punto diventa tutto sopportabile: le zavorre diventano fiori e anche novembre è un mese bellissimo.

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