Stabilità, ballottaggio, ritorno alla preferenza di genere. Il Pd lancia la sua proposta di legge elettorale
Le priorità sono tre. La più cocente è quella di dare stabilità al Consiglio regionale. Quella “stabilità perduta” che ha visto negli ultimi nove anni, dal 2013, avvicendarsi sette presidenti della Regione.
Per questo serve una nuova legge elettorale, e a proporla – da domani cominceranno i confronti sia con i gruppi consiliari sia con le forze politiche non presenti in piazza Deffeyes – è il Partito democratico della Valle d’Aosta.
Il segretario dem, Luca Tonino, spiega la ratio che sottende: “Sulla legge elettorale c’è in campo un referendum che essendo consultivo non decide ma dà degli indirizzi, e ha consegnato il compito di fare la riforma al Consiglio Valle. Abbiamo deciso di non mettere in campo l’ennesima proposta di legge elettorale ma una serie di idee e considerazioni che mettono al centro tre questioni: governabilità, rappresentanza e rappresentanza di genere. Considerazioni sulle quali ragionare tutti assieme, perché una legge elettorale approvata a 18 non va bene, le regole del gioco si scrivono assieme”.
Al centro, si diceva, la stabilità: “Il tema centrale è la governabilità – aggiunge Tonino -. È impensabile tornare a votare con questo sistema elettorale fallimentare. Prima di fare ‘lotte di religione’ si apra un dibattito serio, altrimenti avremo un’altra Legislatura caratterizzata dall’instabilità”.
Un proporzionale corretto, una maggioranza a 23
A spiegare i contorni della proposta del Pd è Fulvio Centoz, membro del direttivo dem e coordinatore del Gruppo di lavoro che si è occupato di redigere il documento.
“Non è una proposta di legge ma nasce dalla volontà di garantire maggiore stabilità, perché io stesso in cinque anni e mezzo da sindaco Aosta mi sono interfacciato con sei presidenti della Regione. Noi partiamo dalla legge attuale per arrivare ad un sistema proporzionale corretto con un premio di maggioranza e reintroduciamo il ballottaggio, che riteniamo possa garantire alla lista o alla coalizione vincente la governabilità”.
Chi vince si porta a casa i due terzi dei seggi, ovvero 23 consiglieri, “per evitare i ribaltoni – prosegue Centoz -. Un premio così importante si può dare quando si raggiunge il ballottaggio, quindi quando nessuna lista ha raggiunto il 50% dei voti. Con 23 seggi un governo non è più in balia di una o due persone, perché per rovesciare la maggioranza servono sei o sette consiglieri. Ma in quel caso si creerebbe un fatto politico rilevante che però non si può più derubricare come un ‘mal di pancia’ di qualcuno”.
Per la rappresentanza di genere, la proposta Pd prevede “una lista composta per il 50 per cento da donne ed il 50 per cento da uomini e la reintroduzione della preferenza di genere – aggiunge l’ex sindaco di Aosta -. Servono almeno due preferenze per garantire che la rappresentanza femminile non sia più limitata come avviene oggi, frutto anche, probabilmente, della preferenza unica. Una rappresentanza che serve anche in Giunta, questione attualmente non prevista”.
Sullo sbarramento, spiega: “Riteniamo che la soglia alta sia indispensabile, attorno a 5 per cento, e poi bisogna ragionare sul regolamento consiliare. Non riteniamo che una lista che non è stata premiata dagli elettori possa sedere in Consiglio Valle”. A questo si aggiunge l’apertura “all’elettorato attivo e passivo a 18, ci sembra una proposta corretta”.
In sostanza, una risposta indiretta al referendum: “Riteniamo che in Consiglio Valle, allo stato attuale, non ci siano numero per un testo che tratti l’elezione diretta del presidente. Non c’è più un referendum propositivo. Immaginiamo allora un percorso per ottenere un risultato se non identico abbastanza simile, che risolva il problema della stabilità con i consiglieri, che sono gli unici che possono, volendo, intervenire sulla legge elettorale”.
Il referendum
Se il Comitato per la riforma elettorale chiedeva ai partiti di esprimere un’opinione, rompendo il silenzio, il Pd cerca di farlo: “Non siamo contrari al referendum – dice Tonino -. Non abbiamo mai chiesto di boicottare quello di 15 giorni fa sulla giustizia, su cui non eravamo d’accordo. Crediamo però che sia un onere del Consiglio immaginare che in tempi brevi si approvi una proposta di legge elettorale. Lo riconosciamo come luogo centrale della politica. Poi, culturalmente non abbiamo mai osteggiato i referendum. Se arriverà in Consiglio voteremo per farlo. Poi, quando si farà, lasceremo liberi gli elettori di decidere”.
“Un sistema elettorale che cambia presidente della Regione ogni anno non giova a nessuno, a prescindere da chi vince le elezioni – chiude il segretario dem -. Questa proposta non è fatta per nostro uso e consumo, siamo solo coscienti che così non si può andare avanti. Poi, se tra sei o otto mesi non succederà nulla ne prenderemo atto. Ma sarebbe un fatto grave. È stato detto ai referendari che non avrebbero dovuto occuparsene loro, ma se non lo fa il Consiglio significa che c’è scarso interesse a far funzionare l’istituzione, che farebbe una pessima figura”.