Le miniere di Saint-Marcel si preparano alla chiusura
Dal prossimo sabato 1º luglio il sito minerario di Servette a Saint-Marcel non sarà più visitabile. La chiusura è la diretta conseguenza della decisione da parte del team di Mine experience di rescindere anticipatamente il proprio contratto di gestione con scadenza al 2030. Dopo 10 anni alla guida delle miniere di pirite del paese, i costi dell’attività hanno finito con il rivelarsi insostenibili visto il drastico calo di visitatori degli ultimi anni, scesi dai circa 2 mila annui del 2015 ai 400 annui dell’ultimo periodo.
Le problematiche
A livello contrattuale, la Mine experience era vincolata a un obbligo di apertura del sito lungo 50 giorni tra il mese di giugno e il mese di settembre, ma le scarse presenze estive rendono l’assunzione di una guida apposita finanziariamente dannosa.
“Teniamo molto alla qualità del nostro operato perciò collaboriamo quasi unicamente con guide ambientali-escursionistiche, ma quello che la massa non sa è che negli ultimi anni è cambiato il modo di lavorare e non è più possibile operare con associazioni o assunzioni a prestazione occasionale – constata Davide D’Acunto, responsabile della società al fianco del collega fondatore Fabio Marguerettaz -. Il paese è poi penalizzato da alcuni limiti di accessibilità alla location, che richiede almeno mezza giornata per una visita completa oltre che capacità di affrontare il dislivello di salite e discese”.
Secondo i gestori pesano peraltro a Saint-Marcel, luogo già di per sé poco conosciuto da cartellonista stradale e autostradale, alternative di interesse turistico rispetto alle sole miniere che stuzzichino i presenti spingendoli a un soggiorno più prolungato: come precisato da D’Acunto, “come soggetti privati abbiamo cercato di promuoverci e pubblicizzarci ma evidentemente è stato insufficiente”.
La chiusura
La drastica decisione di chiudere al pubblico le miniere di pirite di Servette, oggetto di importanti interventi di messa in sicurezza e agibilità risalenti a circa 10 anni fa, giunge a seguito di 2 anni di pandemia che hanno lasciato il segno anche nel comprato turistico.
“Siamo in rosso da 3 anni e, vivendo soltanto di questo, siamo stati costretti a rinunciare pur con rammarico alla gestione del sito, un’attività decennale nella quale avevamo davvero messo il cuore – spiega D’Acunto -. Chiude, a mio avviso, uno dei luoghi più belli della Valle d’Aosta oltre che tra i migliori dell’arco alpino, dotato di una marcia in più rispetto ai concorrenti in termini di storia, paesaggio e geologia”.
Ieri, domenica 28 maggio, anche le miniere di Saint-Marcel hanno festeggiato la 15ª Giornata nazionale delle miniere, che ha attirato in loco 16 valdostani ignari della realtà mineraria presente a pochi passi dalle loro case.
“Alla fine dei tour ammetto di aver pianto perché ieri è stata per me l’ultimo giorno di lavoro nel sito, che spero possa sopravvivere a questo inciampo indipendentemente da chi lo prenderà in gestione in futuro – osserva D’Acunto -. Resteremo operativi tutte le domeniche sino alla fine del mese di giugno ma davvero dopo non sappiamo che cosa potrà accadere”.
Il ruolo della Regione
Da pochi anni, la Mine experience gestisce in aggiunta le miniere Chamousira a Brusson, che nei soli 3 mesi estivi sino in grado di raggiungere le 2.500 presenze grazie alle potenzialità turistiche della Val d’Ayas.
“La Regione ha di recente inaugurato moltissimi nuovi siti senza tuttavia pensare a come affrontare la vera sfida, mantenerli attivi venendo incontro a quei Comuni che difficilmente resterebbero a galla da soli – prosegue D’Acunto, sottolineando che le realtà minerarie del territorio non godono del medesimo sostegno finanziario accordano per esempio ai castelli -. Mancano, a mio parere, una regia e una pianificazione a lungo termine riguardo a quei siti dapprima inaugurati a spot e senza alcuna logica che li accomuni e ora abbandonati a se stessi dopo investimenti da milioni di euro”.
Il ruolo del Comune
Il sindaco di Saint-Marcel, Andrea Bionaz, concorda con la Mine experience circa la lontananza di Servette dai principali servizi del paese e dei dintorni nonché circa l’assenza di attività ulteriori da svolgere una volta ultimata la propria visita.
“Non si tratta di una cattiva volontà di una delle parti coinvolte bensì piuttosto di una questione meramente economica che rende i fondi che l’amministrazione stanzia annualmente insufficienti a garantire la sostenibilità del luogo – il suo commento -. Le miniere sono un fiore all’occhiello in cui crediamo molto, dove negli anni abbiamo organizzato eventi e manifestazioni al di là delle sole escursioni, ma concordiamo sulla necessità di una supervisione regionale che venga ci incontro”.
Il Comune ha peraltro sul piatto tutta un serie di interventi volti a migliorare sia le future condizioni di gestione sia l’esperienza mineraria di valdostani e turisti.
“Abbiamo in programma di risistemare i fabbricati adiacenti installandovi la corrente elettrica, implementare la sicurezza del luogo e prevedere la ricezione del segnale telefonico all’interno delle gallerie – continua Bionaz -. Abbiamo anche in mente di recuperare del materiale proveniente dalla Cogne acciai speciali da installare nelle rotonde del paese per creare aspettativa e richiamo e far comprendere agli avventuri la nostra natura mineraria”.
Il futuro delle miniere
Dopo la scissione del contratto con la Mine experience, il Comune ha in mente di ricercare un nuovo gestore pro tempore che si occupi delle miniere di Servette fino alla fine del 2023 e lungo tutto il 2024, salvo poi lanciare con il 2025 una nuova gara di appalto di 7 anni eventualmente rinnovabili per altri 7 anni.
“Il bando sarà calibrato sulle esigenze del gestore nonché reso più appetibile dai lavori di implementazione cui nei frattempo speriamo di riuscire a sottoporre il luogo – spiega Bionaz -. Al momento ci stiamo confrontando con il segretario comunale per individuare gli operatori che possiedono le caratteristiche e la formazione necessarie, per esempio le guide escursionistiche già avvezze alle attività turistiche, e avviare una procedura di affido diretto”.
Il nuovo bando riguarderà potenzialmente non soltanto le miniere, bensì anche la vicina area picnic e il centro documentale negli ultimi tempi scorporato per essere fornito ai volontari. D’Acunto non nasconde però la sua volontà di “essere tra i primi a partecipare nuovamente se vi saranno le condizioni per farlo”; questo permetterebbe alla società di portare avanti alcuni dei progetti loro malgrado annullati dalla chiusura, tra cui una forma di gestione congiunta con il sito di Brusson.