Ai domiciliari l’automobilista arrestato per omicidio stradale

05 Agosto 2019

Quaranta minuti. Tanto è durato, nella mattinata di oggi, lunedì 5 agosto, l’interrogatorio di convalida dell’arresto del 64enne Giuseppe Aggio, il carrozziere di Châtillon incarcerato per omicidio stradale nella serata di venerdì scorso, dopo aver investito, uccidendolo, il 90enne torinese Michele Di Mattia, ad Antey-Saint-André.

L’uomo era stato fermato dai Carabinieri della Stazione di Breuil-Cervinia una volta ricostruita la dinamica del sinistro e, in particolare, essendo risultato positivo all’alcoltest (con un tasso superiore a 1,5 grammi per litro, cioè oltre tre volte il consentito). Alle domande del Gip Paolo De Paola, che lo ha sentito a Brissogne, ha risposto spiegando che stava rientrando a casa dal lavoro (la carrozzeria è poco lontana dal luogo dell’incidente), dopo un aperitivo.

Aggio ha altresì detto di non aver visto l’uomo intento ad attraversare la strada. A difendere l’arrestato è l’avvocato Ascanio Donadio, che ha chiesto al Gip – ottenendoli – gli arresti domiciliari per il 64enne, che farà quindi ritorno nella sua abitazione. Nel frattempo, il pm Carlo Introvigne, titolare del fascicolo aperto dalla Procura sull’incidente, ha disposto l’autopsia sul corpo della vittima, nonché una consulenza tecnica sull’accaduto.

Entrambi gli incarichi sono già stati affidati nella mattinata di oggi, rispettivamente al medico legale Serena Maria Curti ed all’architetto Giuseppe Spagnuolo. Attraverso l’esame autoptico gli inquirenti intendono determinare esattamente le cause della morte del pedone, mentre dagli approfondimenti sulla dinamica è attesa in particolare una indicazione sulla velocità dell’autovettura guidata da Aggio al momento dell’impatto.

Entrambi gli aspetti sono significativi, dal punto di vista della Procura, per la contestazione all’indagato di eventuali aggravanti al reato di omicidio stradale, punito – nell’ipotesi di guida in stato di ebbrezza con tasso superiore a 1,5 g/l – con una pena base che parte da 8 anni di reclusione. Di Mattia, torinese, era conosciuto ad Antey-Saint-André. Vedovo, ogni estate passava diverse settimane in paese, partecipando alla vita della comunità ai piedi del Cervino.

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