Camping sequestrato a La Salle, il processo si chiude con un patteggiamento
Un patteggiamento ha chiuso ieri, martedì 17 novembre, il processo sul “Camping Green Park” di La Salle, posto sotto sequestro nello scorso gennaio dalla Guardia di finanza e dal Corpo forestale. Roberto Sacchi, 65enne di Reggio Emilia, legale rappresentante della società esercente la struttura (la “San Cassiano srl”), era chiamato a rispondere di lottizzazione abusiva e violazione delle norme sulle aree tutelate. Il reato è stato derubricato in costruzione senza permesso su suolo paesaggistico vincolato e l’imputato ha raggiunto con la Procura l’accordo su un’ammenda complessiva di 40mila euro (pena sospesa), che il giudice monocratico Marco Tornatore ha applicato sentenziando.
La notizia attesa dai proprietari delle 125 casette prefabbricate e delle 106 roulottes su cui erano stati posti i sigilli è però che il magistrato, a seguito del patteggiamento, ha ordinato il dissequestro immediato dei beni. Per gli inquirenti, l’imputato “in assenza di qualsivoglia titolo abitativo” aveva “lottizzato abusivamente il terreno” in strada dei Romani su cui sorge l’attività (per una superficie complessiva di circa 25mila metri quadrati), realizzando “in violazione della normativa statale e regionale e degli strumenti urbanistici, nonché su bene sottoposto a vincolo ambientale” una serie di opere, “rese materialmente e funzionalmente stabili” con la conseguenza della “trasformazione urbanistico-edilizia” dell’area.
Sulla base delle indagini, le casette prefabbricate erano “rimovibili solamente tramite smontaggio delle stesse e non con mezzi normali”, tutte “allacciate ad impianto idrico, fognario ed elettrico”, mentre le roulottes erano “rese intrasportabili con mezzi normali” (a loro volta collegate alle reti e dotate di pre-ingresso). Secondo l’accusa, Sacchi utilizzava “schemi negoziali collegati tra loro”, allo scopo di conferire “la proprietà di seconde case”, costituite da “casette in legno (definite mobili, ma in realtà inamovibili)”, provvedendo “a tutti gli allestimenti e allacciamenti necessari per consentire una fruizione permanente” delle casette e delle roulottes.
Qualcosa di ben diverso da un “campeggio”, con il soggiorno non improntato a motivi turistici. Così facendo, per gli inquirenti, veniva inflitto un “vulnus all’assetto del territorio”, visto “l’aumento del carico urbanistico non previsto dagli strumenti di attuazione della pianificazione territoriale”. In vista dell’udienza di ieri, i legali dell’imputato (gli avvocati Paolo Fornaciari e Luca Monticelli del foro di Reggio Emilia) hanno proposto al pm Luca Ceccanti il patteggiamento, raggiungendo un accordo su 4 mesi e 20 giorni di arresto e 29.585 euro di ammenda, con la sostituzione della pena detentiva in 10.500 euro di multa, per un totale quindi di 40mila euro a carico dell’imputato.
Un primo tentativo di rientrare in possesso delle rispettive proprietà era stato attuato nei mesi scorsi, da parte dello stesso Sacchi e da oltre 160 “campeggiatori”, attraverso due ricorsi alla Corte di Cassazione. Con la sentenza seguita all’udienza del 7 luglio di quest’anno, però, la terza sezione penale li ha rigettati entrambi, sottolineando tra l’altro che “avendo sia il Gip, sia il Tribunale di Aosta motivatamente concluso che le case mobili e le roulottes risultavano posizionate sul terreno con modalità e tempistica incompatibili con il carattere dell’insediamento turistico” tale conclusione non fosse “suscettibile di sindacato di legittimità” da parte della Corte (il ricorso in Cassazione sulle misure cautelari in è previsto solo per violazioni di legge e non nel merito della valutazione del primo giudice).