Corruzione, l’ex sindaco di Oyace interrogato dal pm: revocati i domiciliari

18 Luglio 2020

Interrogatorio in Procura, negli scorsi giorni, per l’ex sindaco di Oyace, Remo Domaine, 51 anni. L’uomo, per circa un’ora e mezza, ha risposto alle domande del pm Luca Ceccanti, che lo accusa di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, nell’ambito dell’inchiesta sulla realizzazione della centralina idroelettrica in località Gallians. Domaine era stato arrestato, lo scorso 8 giugno, a seguito delle indagini condotte dall’aliquota della Polizia di Stato della Sezione di polizia giudiziaria ed aveva, alcuni giorni dopo, rassegnato le dimissioni dalla carica di primo cittadino (per cui era intanto scattata la sospensione ai sensi della “legge Severino”).

“Ritengo che gli interrogatori davanti al Giudice per le indagini preliminari, prima, e al pubblico ministero, ora, – sottolinea l’avvocato Corrado Bellora, che assiste Domaine – abbiano chiarito la posizione del mio cliente ed ora aspettiamo la convocazione dell’udienza preliminare”. All’inizio di questa settimana, il legale ha quindi depositato al Gip del Tribunale Giuseppe Colazingari un’istanza di affievolimento della misura cautelare applicata all’ex Sindaco, che è stata accolta, a seguito anche del parere favorevole della Procura.

Per Domaine vengono quindi meno gli arresti domiciliari, sostituiti con l’obbligo di firma una volta a settimana. Secondo gli inquirenti, l’uomo avrebbe speso illecitamente, sin dal 2016, le prerogative derivanti dall’allora veste di Sindaco, per “spingere” la realizzazione dell’opera, nel quadro di un “patto corrutivo” con Flavio Petitjacques, (44 anni, impiegato della “ServiziVdA” ed ex assessore al comune di Bionaz) che aveva ottenuto dalla Regione l’autorizzazione a gestire l’impianto (ora sospesa) ed è indagato per la stessa ipotesi di reato. Anche per lui sono stati revocati i domiciliari, sostituiti da una misura meno afflittiva.

Dalle intercettazioni svolte nell’arco delle indagini sono emersi continui confronti tra i due (“sai cosa fa ridere… una cosa… che sono anni che manovriamo (risata) adesso che siamo arrivati alla fine… adesso abbiamo il permesso (risata) di fare la centrale (risata) finita la purga” è una delle affermazioni di Domaine ritenute emblematiche del reato). Nella ricostruzione degli agenti della Sezione, Petitjacques avrebbe ricompensato l’allora Sindaco con la promessa di una partecipazione del 50% nella società costituita da lui stesso, con la figlia di Domaine, per la gestione dell’impianto. In sostanza, uno “sdebitarsi” attraverso una quota dei proventi generati dall’impianto. La Procura si appresta ora a chiudere le indagini.

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