Fase 2, l’Unità di crisi chiede attenzione massima per evitare il “ritorno al lockdown”
Inizia anche per la sanità valdostana la cosiddetta “Fase 2”, quella di “convivenza con il virus”, andando verso la curva epidemiologica del Covid-19 in discesa.
Fase 2 che significa attenzione alta, anzi altissima.
“Raccomando l’utilizzo delle mascherina anche se non c’è obbligo – ha spiegato il coordinatore dell’emergenza Luca Montagnani -, ricordo che il distanziamento sociale non è finito e che le regole dei mesi scorsi sono sempre valide. È fondamentale il ‘contact tracing’: se qualcuno ha dei sintomi contatti subito il medico di base, il sistema sanitario è pronto a tamponare e l’accesso alla terapia precoce limita le complicanze del virus”.
Ma soprattutto, prosegue Montagnani: “Questo è ciò che più determinerà il successo della Fase 2 o il ritorno purtroppo ad eventuale lockdown. Dobbiamo essere bravi come lo siamo stati fino ad adesso, rispettando le misure da adottare. In questa fase è ancora più importante, ne va della vita economica e sanitaria della regione”
Intanto “partirà questa settimana l’indagine di sieroprevalenza tra la popolazione – ha spiegato l’Assessore alla Sanità Mauro Baccega -, promossa dal Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità”. I prelievi previsti saranno 4.507 in 42 comuni, attraverso 12 operatori della Croce Rossa. Le persone destinate ai prelievi saranno decise decisi dall’Istat che manderà i tabulati con i nominativi definiti sulla base di sei fasce di età, della residenza geografica e del lavoro svolto.
Al contempo “da mercoledì 6 maggio partirà anche il Laboratorio sierologico della nostra Asl – spiega ancora Montagnani -, ed i test ci diranno se abbiamo sviluppato degli anticorpi e quindi se siamo venuti a contatto col virus. Non ci diranno però se siamo immuni, malati o portatori asintomatici. È un test epidemiologico per stabilire se e come sia circolato il virus in alcune comunità”.
All’interno di protocollo dell’Usl nella prima fase il test sierologico riguarderà il personale sanitario Usl e Isav, il personale Rsa e delle microcomunità, i volontari del soccorso, le Forze dell’ordine, il personale della grande distribuzione, i farmacisti, il personale del settore alimentare (alimentari, piccola distribuzione), la popolazione dei comuni o delle zone più colpite e quello delle attività essenziali.
La situazione dell’epidemia in Valle
Montagnani spiega l’andamento epidemiologico dell’ultimo periodo: “La situazione è sempre grave e drammatica – chiarisce il medico – il 21 aprile avevamo un incremento del 15% di casi a settimana, con i casi positivi più alto d’Italia, 8,9 positivi ogni mille abitanti. Con un unico ospedale ci si aspettava ciò che è avvenuto in Lombardia: un collasso delle strutture ospedaliere che invece non è avvenuto”.
Il motivo? Montagnani spiega: “L’incrementi si è notevolmente ridotto, a mio avviso, perché siamo la Regione che ha testato più casi sulla popolazione, individuando i casi sospetti in maniera puntuale. Questa per noi è stata l’arma vincente che ci ha portati a scendere sotto lo 0,6% di indice di contagio, inferiore all’1% richiesto dal Ministero per cominciare con la Fase 2”.
I test ai sanitari
Continuano intanto le analisi sui sanitari. “Abbiamo fatto un tampone a tutti i dipendenti in malattia – prosegue Montagnani – , sia con sintomi clinici sia senza. Sono state testate 471 persone, 312 operatori delle microcomunità e continuiamo ad andare avanti. L’obiettivo ora è quello di restituire parte dell’ospedale a reparti ‘Covid free’, sicuri per l’utenza, con personale monitorato e tamponato perché non possano diventare portatori sani asintomatici”.
Reparti “Covid free” che già sono stati creati, al “Parini”. Nelle fattispecie due medicine, pneumologia/nefrologia, due chirurgie multidisciplinari, cardiologia/neurologia ed il gastro/oncologico.
Il ritorno alla normalità del “Parini”
Baccega che conferma una delle linee della “Fase 2” sanitaria: ovvero che l’ospedale “Parini” dovrà man mano “svuotarsi” dai pazienti Covid e riprendere le sue attività.
“È necessario per il ‘Parini’ tornare ad occuparsi di tutte le patologie – spiega l’Assessore -, aprire gli ambulatori quanto prima, con l’esigenza di individuare un ‘ospdeale Covid‘ mentre l’ospedale regionale tornerà ad occuparsi degli acuti”.
Sul tavolo tre documenti per il futuro: il progetto di ampliamento del “Parini”, un’analisi costi/benefici, ed il Piano per l’emergenza Covid stilato dall’Usl.
Nel frattempo, diventeranno operativi nei prossimi giorni i 18 posti nella microcomunitò Perloz nella cui nuova ala verranno inseriti i pazienti no-Covid, e la stessa cosa avverrà per quella di Morgex che però ospiterà 27 pazienti Covid positivi ma in via di guarigione. L’accordo è stato chiuso con l’Unité des Communes, l’apertura – si stanno completando gli arredi – è prevista tra una quindicina di giorni.