“La casa” al centro di spaccio, truffe e soldi falsi: sei indagati
Scene splatter a parte, c’è più di un elemento in comune tra il film del 1981 “La Casa” e l’indagine chiusa in questi giorni dalla Procura di Aosta sui fatti con un alloggio nel cuore di Aosta come“epicentro”. In entrambi i casi, tra i protagonisti-indagati ci sono cinque giovani e, come nella pellicola firmata da Sam Raimi, tra le mura dell’abitazione, secondo quanto appurato dagli inquirenti, sono maturati episodi tali da rispondere più alla liberazione di un demone, che ad una post-adolescenza spensierata, fatta di sport, studi o lavoro.
Arrivate negli uffici di via Ollietti dalle forze dell’ordine che se n’erano occupate, apparivano inizialmente come vicende disgiunte tra loro, tanto che in parte erano già emerse all’epoca di alcuni provvedimenti nei confronti dei presunti responsabili. Poi, il raffronto tra le evidenze investigative raccolte da Polizia e Carabinieri ha portato l’ufficio inquirente diretto dal procuratore capo Paolo Fortuna a ricondurle allo stesso contesto “criminogeno”, appunto l’immobile in via Trottechien, “puntato” dai militari del Nucleo Investigativo perché “luogo di convegno abituale di persone – anche minorenni” – dedite ad assumere droga.
Al proprietario dell’alloggio, il pensionato 55enne Pietro Giovanni Manca, viene così contestata l’agevolazione all’uso di stupefacenti (andata avanti, per gli inquirenti, almeno fino a metà novembre dello scorso anno). A cedere hashish, marijuana e cocaina ad “almeno ventitré persone, di cui sedici minorenni”, che frequentavano l’alloggio in centro, per i Carabinieri era Giorgia Mauro, 28enne disoccupata.
La donna, che era anche stata raggiunta assieme a Manca da una misura cautelare (per entrambi il Gip del Tribunale aveva disposto in gennaio i “domiciliari”, convertiti successivamente, per lei, in obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), è oggi accusata di traffico e detenzione illeciti di stupefacenti. Dall’attività investigativa, tuttavia, è emerso che non agisse da sola, ma in concorso con un altro uomo, residente in Valle (si ritiene che lo spaccio abbia avuto avuto luogo sin dal 2016 e fino allo scorso ottobre), terzo ed ultimo indagato in questo filone d’indagini.
È proprio concentrandosi sugli stupefacenti che la Procura è arrivata a collocare tra i frequentatori dell’abitazione i tre giovani ritenuti responsabili di delitti su cui ha lavorato la Polizia di Stato. Gli addebiti nei loro confronti sono relativi, da un canto, all’essersi procacciati del denaro falso da spendere successivamente e, dall’altro, all’uso di una carta prepagata “Superflash”, ottenuta nel “giro” di via Trottechien e passata di mano in varie occasioni.
I falsari, o gli intermediari, che hanno fornito le banconote da cinquanta euro contraffatte non sono stati individuati, ma per gli inquirenti gli indagati (l’accusa, in questo caso, è la spendita di denaro falso) avrebbero agito in due tempi. Uno nel settembre 2018 e gli altri due attorno al gennaio 2019. Con il denaro posticcio in tasca, avevano pensato di “gabbare” i venditori, tramite annunci online, di due personal computer.
In un caso, il 5 gennaio scorso, riuscendoci: l’ignaro inserzionista, ricevute da uno dei giovani nove banconote (false) da 50 euro, non si era insospettito ed il raggiro era, purtroppo per lui, andato a buon fine. Due giorni dopo, invece, vistosi consegnare – a fronte di una richiesta di 700 euro – quattordici “pezzi” da 50, il venditore aveva deciso di farli verificare tramite il rilevatore di un vicino esercizio commerciale. Capito che fossero falsi, aveva dato l’allarme e la Squadra Mobile era accorsa, identificando l’acquirente ed un suo complice nel “progetto”. A ridosso di quei fatti, verosimilmente per capire se fossero stati compiuti altri “colpi”, la Questura aveva lanciato l’allarme, invitando eventuali altri destinatari dei “cinquantoni taroccati” a farsi avanti. L’accusa è di truffa, per il primo caso, e di tentata truffa in concorso, per l’altro.
Alla “Superflash”, stando alla Polizia postale, i tre protagonisti di questa parte d’inchiesta, da cui deriva la contestazione di indebito utilizzo di carte di credito, avrebbero attinto in quattro occasioni. In due, lo scorso 30 ottobre, è servita per acquisti in una boutique di Aosta (per 600 euro) e in un negozio di Saint-Christophe (per 999 euro). Nei restanti casi, per prelevare, in due riprese, 390 euro da uno sportello bancomat di piazza Chanoux.
Vestiti, elettronica di consumo e contanti. Quella che doveva essergli sembrata “la bella vita” nelle giornate di “festa” ne “La casa” e che rischia di portare tra una ventina di giorni, trascorso il termine temporale a disposizione di ogni indagato per chiedere di essere sentito in Procura o di compiere ulteriori atti inquirenti, sei persone alla richiesta al Tribunale di rinvio a giudizio per le rispettive contestazioni.