‘ndrangheta, Marco Sorbara esce dal carcere: è ai “domiciliari”
Dopo sette mesi e un giorno, il consigliere regionale sospeso Marco Sorbara lascia il carcere di Biella. Vi era stato rinchiuso lo scorso 23 gennaio, quando i Carabinieri lo avevano arrestato nel “blitz” dell’operazione “Geenna” della Dda di Torino su presunte infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta.
I giudici della sezione del Riesame hanno infatti accolto l’opposizione dei legali del politico accusato di concorso esterno in associazione mafiosa alla decisione del Gip (che aveva confermato la detenzione il 23 luglio), stabilendo la revoca della custodia in cella e l’applicazione degli arresti domiciliari.
L’udienza per discutere l’impugnazione dei difensori di Sorbara si era tenuta mercoledì scorso, 21 agosto. E’ previsto che, dopo le formalità, l’indagato lasci nel pomeriggio la casa circondariale piemontese, per fare rientro nella sua abitazione di Aosta, dove sarà sottoposto alla nuova misura cautelare a suo carico, in vista della chiusura dell’indagine e del prosieguo del procedimento.
“Finalmente, il Tribunale ha ben valutato e vagliato tutto il materiale che abbiamo prodotto in questi mesi, anche in sede di udienza, con le memorie depositate”, commenta l’avvocato Sandro Sorbara, fratello dell’indagato e suo difensore con i colleghi Raffaele e Gaetano Della Valle e Donatella Rapetti.
Esprimendo “grande soddisfazione” per la decisione odierna, il legale aggiunge che “adesso, il Tribunale ha dato un segnale che il materiale che abbiamo depositato ha una certa valenza”. L’opposizione al “no” del Gip torinese dello scorso luglio era scattata anche in considerazione del fatto che il pm Stefano Castellani, uno dei titolari dell’inchiesta, avesse dato parere favorevole alla richiesta di scarcerazione, ma il giudice si era determinato negativamente.
La detenzione di Marco Sorbara è stata costellata da numerosi pronunciamenti, tra Tribunale di Torino e Cassazione, su ripetute istanze del suo team difensivo mirate ad ottenere l’affievolimento del regime carcerario (motivate, in particolare, con l’incensuratezza dell’arrestato e la sua situazione di disagio personale in carcere). Quello di oggi è il sesto ed i precedenti erano stati tutti di segno negativo.
Degli arrestati in Valle a fine gennaio nell’operazione antimafia, solo Monica Carcea, ex assessore alle finanze al Comune di Saint-Pierre, aveva, sinora, ottenuto gli arresti domiciliari, lo scorso 11 giugno. Sono ancora in cella, tra gli altri, il ristoratore Antonio Raso e il consigliere comunale di Aosta (anch’egli sospeso ai sensi della “legge Severino”) Nicola Prettico, che per gli inquirenti erano organici alla “locale” promossa ed attiva nel capoluogo regionale.