Pascoli non condotti e bestiame altrui: le accuse all’impiegato-allevatore arrestato
Ruota attorno alle richieste di contributo presentate da Donato Orsières, relativamente alla sua impresa zootecnica individuale, l’indagine che ha fatto finire ai domiciliari il 54enne di Saint-Denis, impiegato forestale dell’ufficio servizi zootecnici dell’Assessorato regionale all’Agricoltura. Esaminando la documentazione acquisita, e ricostruendo la reale conduzione dei pascoli finiti nell’inchiesta, la Guardia di finanza e il Corpo forestale della Valle d’Aosta hanno infatti formulato le ipotesi di reato ora contestate all’arrestato, vale a dire truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e abuso d’ufficio.
Le richieste di contributo
E’ quanto emerge dalle cinquantaquattro pagine dell’ordinanza con cui il Giudice per le Indagini Preliminari Giuseppe Colazingari ha disposto la misura cautelare richiesta dalla sede di Torino della Procura europea, competente ad investigare sui fondi comunitari. In sostanza, Orsières nel depositare le domande di monticazione 2020 e 21 si è dichiarato conduttore degli alpeggi in località Valmeriana a Pontey (affittati, tre anni fa, dall’amministrazione comunale del paese) e detentore di animali altrui.
Sulla base di quelle dichiarazioni, l’uomo ha ottenuto poco meno di quindicimila euro di aiuti previsti dalla Politica Agricola Comune (erogati dall’organismo pagatore regionale, ovvero dall’Agea), per le campagne dei due anni. Una percezione ritenuta da finanzieri e forestali indebita, perché da titolare dell’azienda individuale – stando agli elementi raccolti dagli inquirenti – non ha frequentato nemmeno saltuariamente i pascoli e gli allevatori che là hanno condotto ovini e bestiame non sono risultati a lui legati da rapporti di assunzione, o contratti di alcun genere.
“Non è stato capace a presentarsi”
“In tutta la stagione non è stato capace a presentarsi su con un chilo di pane, dimmi tu!” dice uno di questi conduttori, intercettato mentre parla al telefono con la compagna. Parole non dissimili da quelle di un altro allevatore, cui è stato ricondotto il pascolamento nel 2019 (anno per cui, tuttavia, non sono stati chiesti aiuti). Sentito dagli inquirenti, quest’ultimo mette a verbale di essersi “sentito sfruttato” e che “avendo bisogno di dare da mangiare l’erba alle mie pecore ho scelto di salire lassù in Valmeriana”, ma “Orsières non si è fatto vedere praticamente mai, è stato carente anche sotto l’aspetto umano”.
Insomma, agli occhi degli investigatori, attraverso tali condotte l’arrestato ha disatteso gli impegni (e il rischio d’impresa) assunti al momento di richiedere gli aiuti. Nell’impostazione accusatoria, fondamentale, per la dissimulazione formale del pascolo altrui, la veste di impiegato forestale di Orsières, addetto a ricevere le istanze degli allevatori per l’implementazione delle anagrafi zootecniche e a caricare i dati sull’anagrafe, nazionale e regionale, del bestiame. In questa veste, l’indagato – è scritto nell’ordinanza – “ha trattato pratiche d’ufficio che hanno riguardato proprio l’impresa individuale dedita all’allevamento da lui stesso rappresentata”.
“Indifferenza nel violare la normativa”
In sostanza, è l’addebito, non si sarebbe astenuto dalla prestazione lavorativa in presenza di un interesse personale. Dal materiale probatorio proposto dagli inquirenti, il Gip ha tratto un giudizio di fatti “estremamente gravi”, anche perché commessi “da un pubblico ufficiale che approfitta della propria posizione e delle conoscenze acquisite grazie ad essa per porre in essere le condotte illecite”, che “rivelano l’assoluta indifferenza nel violare la normativa in materia al fine di perseguire un ingiusto profitto”.
Una valutazione – tratta anche da elementi che appaiono evidenziare l’uso a fini personali di informazioni acquisite nel corso dello svolgimento delle mansioni lavorative (in un’intercettazione, Orsières parla dei movimenti del bestiame di un altro allevatore, desunti da documentazione ricevuta) – che ha fatto scattare i domiciliari, ieri mattina. Alle accuse per cui è stata emessa la misura, si affianca quella di assenteismo, per essersi “indebitamente assentato dal proprio p9osto di lavoro pubblico per 83 ore nei soli mesi di febbraio e marzo”.
In occasione dell’applicazione della misura, finanzieri e forestali della Sezione di polizia giudiziaria della Procura hanno anche perquisito alcune pertinenze dell’indagato e operato sequestri cautelari fino al valore della percezione economica ritenuta indebita.