Prelievo d’acqua senza rilascio corretto, la Regione sospende autorizzazione idroelettrica
Per sedici volte, tra il 2017 e il 2020, il Corpo forestale ha accertato il mancato rilascio, a valle di un’opera di presa a fini idroelettrici lungo il torrente Messuère (Brusson), dei quantitativi corretti di deflusso minimo vitale (mirati a garantire, tra l’altro, la naturale integrità ecologica del corso d’acqua). Per questo, alla luce del “grave e ripetuto inadempimento e violazione delle condizioni ambientali” imposte, l’amministrazione regionale ha sospeso per 15 giorni l’attività di prelievo d’acqua effettuata dalla società “Messuère Energie” Srl di Issogne, in forza di una subconcessione ottenuta nell’ottobre 2016.
Lo “stop” temporaneo all’impianto – decretato da un provvedimento emanato ieri, lunedì 22 febbraio, dai dirigenti delle strutture Gestione demanio idrico, Roberto Maddalena, e Valutazioni, autorizzazioni ambientali e qualità dell’aria, Paolo Bagnod – è accompagnato dalla prescrizione che, al termine della sospensione, l’azienda “debba offrire adeguate garanzie” mirate a “scongiurare il ripetersi, pure in via accidentale, del mancato o insufficiente rilascio delle portate di deflusso minimo vitale”, anche mediante, “se necessario, la predisposizione di opportune modifiche tecnico-impiantistiche”.
16 sopralluoghi in 4 anni
Il livello idrico che deve essere rilasciato sul torrente rappresenta un elemento vincolante all’esercizio dell’attività di prelievo dell’acqua (perché mira a “mantenere vitali le funzioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati…”) ed è stato definito in sede di valutazione d’impatto ambientale dell’impianto e indicato negli atti di autorizzazione rilasciati alla società dalla Regione. Il monitoraggio attuato dai forestali della stazione di Brusson (talvolta accompagnati dai tecnici della struttura regionale Demanio idrico) ha visto tre sopralluoghi nel 2017, nove nel 2018 e quattro nel 2020.
In dodici dei diciotto controlli, la percentuale di rilascio verificata rispetto al valore imposto dalla subconcessione è risultata inferiore al 50%, cioè a valle dell’opera di presa è stata misurata meno della metà dell’acqua che avrebbe dovuto essere presente. Per la Regione, “il perdurare del mancato rilascio dei corretti quantitativi” (seppur “a fronte dell’elevazione di numerose sanzioni amministrative”) comporta “l’aggravarsi del rischio che si possano verificare impatti ambientali significativi e negativi”, con “potenziali danni sulle condizioni di funzionalità e qualità del corso d’acqua”.
La moria di trote a processo
Tra gli episodi finiti sotto la lente d’ingrandimento dei forestali ve n’è anche uno, risalente al 6 agosto 2019 – quando la messa in secca del torrente aveva generato una moria di pesce – sfociato in un procedimento penale per distruzione o deturpamento delle bellezze naturali. A seguito dell’opposizione al decreto penale emesso su richiesta della Procura, proprio oggi, martedì 23 febbraio, è proseguita l’udienza nei confronti del legale rappresentante della “Messuère Energie Srl”, Alberto Arditi (59 anni), imputato anche di impedimento del controllo.
Trovata, la sera del 6 agosto, una sessantina di trote fario morte, in due pozze totalmente prosciugate in località Moulin de Robatot (Brusson), i forestali si erano recati, il giorno dopo, a controllare il prelievo dell’opera di presa della società. “Verso le 15, – ha dichiarato uno di loro in aula – abbiamo chiamato Arditi, avvisandolo che avremmo effettuato le opportune misurazioni” e chiedendogli “di fossilizzare la situazione dell’impianto a quella che era in quel momento”. La richiesta di non movimentare organi idraulici – ha sottolineato un tecnico della struttura demanio idrico – avanzata sia per garantire “l’incolumità degli operatori, sia per la bontà del controllo”.
“Appena iniziata la misura – è continuato il racconto al giudice monocratico Marco Tornatore – abbiamo assistito all’abbassamento repentino della paratoia, che ha determinato di fatto l’innalzamento, altrettanto repentino, del livello idrico a valle”. Nonostante la piena, ha aggiunto il forestale, “abbiamo fatto una prima misurazione” del deflusso “di 57 litri al secondo” e, visto l’accaduto, “la abbiamo ripetuta dopo ed era oltre 80 litri al secondo”. Comunque, “sempre insufficiente”, rispetto al livello da garantire, di 165 litri al secondo. Oltretutto, per il testimone, l’impianto “non poteva prelevare in quel momento perché non c’erano le condizioni”.
La consulenza di parte
Il difensore dell’imputato, l’avvocato Michele Peracino di Torino, ha chiamato a deporre l’impiegato tecnico addetto alla manutenzione e gestione della centralina, che ha evocato “la bomba d’acqua che è avvenuta mezz’ora prima” di presentarsi sul luogo, su indicazione di Arditi, per assistere al controllo. L’opera di presa, ha spiegato, “prima garantisce il deflusso minimo vitale” e, se non c’è, “si arresta”. Un consulente tecnico di parte della “Messuère Energie”, incalzato dal pm Sara Pezzetto, ha quindi fornito la sua ricostruzione dei fatti, per cui l’impianto “ha risentito dell’aumento” della portata del corso d’acqua nelle ore precedenti (a causa del temporale) e, “proprio mentre sono arrivati loro, il sistema ha adeguato il rilascio”.
“Probabilmente – è stata la conclusione del tecnico – se fossero andati a fare i controlli 3-4 ore dopo, si sarebbero trovati dinanzi a una situazione già normalizzata”. L’udienza è stata quindi rinviata al prossimo 16 marzo per l’esame dell’imputato e per la discussione. Un altro imputato del procedimento, il presidente del Consorzio di miglioramento fondiario di Brusson, Savino Vacquin, anch’esso autorizzato al prelievo idrico lungo il torrente (a fini irrigui), attraverso una captazione a valle di quella dell’azienda idroelettirca, è uscito dal processo proponendo l’oblazione al decreto penale spiccato dal Tribunale.