Prestiti a una società poi fallita, indagati due funzionari della Bccv

06 Marzo 2020

La concessione di quattro finanziamenti, tra il marzo 2013 e l’agosto 2014, ad una società immobiliare poi fallita nel 2017 è fonte di guai giudiziari per l’allora socio Roberto Noventa (59 anni, residente a Charvensod), che li ha richiesti, e per i due rappresentanti della Banca di Credito Cooperativo Valdostana occupatisi delle relative pratiche. Si tratta del vicedirettore Dino Vinante (56, di Arvier) e del responsabile dell’ufficio e dell’area crediti dell’istituto, Edoardo Munier (51, di Aosta). Tutti e tre sono indagati per concorso in bancarotta fraudolenta aggravata.

La tesi della Procura, con il pm Luca Ceccanti che ha chiuso le indagini da pochi giorni, è che la banca abbia erogato il credito alla “Croix de Ville s.a.s.” (costituita per un’operazione di rilievo, legata ad uno stabile nel centro storico di Aosta) pur essendo a conoscenza che a Noventa facessero capo anche altre due immobiliari, la “Eglantier s.a.s.” e la “Notre maison s.a.s., pesantemente esposte nei confronti dello stesso istituto e ritenute in situazione debitoria irreversibile (tanto da arrivare a fallire, anch’esse, nel maggio 2017). Ragionando sul gruppo societario, è la valutazione degli inquirenti, quei finanziamenti non avrebbero avuto motivo di essere concessi.

Nella ricostruzione dei militari dell’aliquota della Guardia di finanza della Sezione di polizia giudiziaria presso la Procura, che hanno svolto gli accertamenti sulle movimentazioni finanziarie, traspare poi un’altra contestazione. I fondi concessi alla “Croix de Ville” sarebbero stati usati, in parte, per ripianare i debiti delle altre due società. In sostanza, Noventa li avrebbe destinati ad operazioni “infragruppo”, non praticabili perché in spregio dell’autonomia patrimoniale e contabile prevista dalla legge e, rispetto a ciò su cui avrebbero dovuto vigilare i due rappresentanti della banca, in violazione della destinazione formale di quei fondi.

Le indagini hanno preso il via a seguito di un esposto degli acquirenti degli alloggi realizzati nell’edificio aostano. I finanziamenti erano garantiti da ipoteche iscritte sullo stabile e per liberarle, al fine di entrare in possesso delle unità immobiliari, con la “Croix de Ville” ormai cronicamente insolvente verso la Bccv, è toccato loro farsene carico, sostenendo un significativo maggior esborso rispetto al prezzo pattuito con l’immobiliarista. A completare il quadro delle contestazioni vi è infine il fatto che, malgrado alcune specifiche clausole riguardo i ritardi nella restituzione, l’istituto bancario avrebbe risolto i rapporti di credito oltre i termini previsti, generando così ulteriori interessi passivi a carico della società.

Nell’insieme, le richieste di credito di Noventa e le operazioni della banca vengono lette dalla Procura come un aggravamento del dissesto della “Croix de Ville”, fino a cagionarne il fallimento (e portando definitivamente “a picco” anche le altre due immobiliari, aspetto alla base dell’aggravante addebitata agli indagati, assieme alla rilevante gravità del danno patrimoniale causato). Tale società, così come “Notre Maison” e “Eglantier”, era già stata al centro di un procedimento, in cui Noventa, lo scorso ottobre, era stato condannato dal Gup del Tribunale a 5 anni di reclusione, per bancarotta fraudolenta e truffa aggravata.

Partendo dalle relazioni del curatore fallimentare, le “Fiamme gialle” avevano setacciato i conti delle tre società (e di altre due, facenti capo ad un altro immobiliarista). Gli indagati hanno ora venti giorni per chiedere altri atti d’indagine o di essere sentiti dal pm, nonché depositare memorie o documenti. Dopodiché, la Procura deciderà sulla loro richiesta di rinvio a giudizio e la palla passerà al giudice.

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