Processo per i “cancelli nazisti”, la Regione decide di costituirsi parte civile
Era il 10 dicembre 1971 quando il Presidente della Repubblica emise il decreto che conferiva al gonfalone della Regione la medaglia d’oro al valor militare per la lotta partigiana. In un singolare sinusoide storico, quarantanove anni dopo, nello stesso giorno, al Tribunale di Aosta è in calendario un processo per reati legati alla negazione della Shoah, in cui l’amministrazione regionale, richiamando i valori di antinazismo e antifascismo, ha deciso di insinuarsi nei confronti dell’imputato.
A giudizio c’è il 55enne di Saint-Vincent Fabrizio Fournier, chiamato a comparire domani, giovedì 10, dinanzi al giudice monocratico Maurizio D’Abrusco, per rispondere di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. La Giunta presieduta da Erik Lavevaz ha deliberato nella seduta di oggi pomeriggio il mandato all’avvocatura interna per la costituzione di parte civile dell’ente nel procedimento.
La contestazione avanzata dalla Procura a Fournier poggia su vari aspetti. Il principale è rappresentato dall’aver posto simboli nazisti sui cancelli della sua abitazione nella cittadina termale. L’imputato non ha mai negato aquile e triangoli ricondotti dalla Digos di Aosta al Terzo Reich e alla simbologia di “classificazione” dei prigionieri dei campi di concentramento, ma li ha sempre motivati con la passione per l’esoterismo, citando negli interrogatori anche il filosofo tedesco Schopenhauer.
Le indagini hanno valorizzato anche altri elementi, come la foto, pubblicata sul profilo Facebook dell’uomo, che lo ritrae “mentre effettua il saluto romano in luogo pubblico”, nonché “due video riferibili all’autore negazionista Robert Faurisson” intrisi di contenuti negazionisti, “nonché asserenti che la Shoah è uno strumento propagandistico sionista”. Gli inquirenti hanno poi ricostruito l’invio, da parte di Fournier, tramite la popolare applicazione WhatsApp, “link a filmati che fanno riferimento al pensiero negazionista” dello sterminio.
Clip accompagnati da valutazioni come quelle per cui “le camere a gas sono delle ‘bufale’ servite per far passare per ‘mostri’ persone che non lo sono state per niente, come ‘il grande Adolf Hitler’”. Comunicazioni che, per il pm Francesco Pizzato, vanno ben oltre la libera manifestazione del pensiero, travalicando nella propaganda (l’istigazione, invece, viene “letta” nel fatto che le cancellate si affacciassero sulla pubblica via). I cancelli erano stati sequestrati nel gennaio 2019, poi rimossi. Fournier è difeso dai legai Enrico Pelillo del foro di Bergamo e Danilo Pastore di Ivrea,
Oltre alla Regione, a chiedere di costituirsi parte civile era stata, già all’udienza preliminare dello scorso 25 giugno (chiusasi con il rinvio a giudizio dell’imputato), la comunità ebraica di Torino, che attraverso l’avvocato Tommaso Levi aveva originariamente depositato un esposto sulle cancellate. “Quello che aveva colpito molto la comunità, oltre all’aquila che è il simbolo del Terzo Reich, erano i due triangoli”, era stata la spiegazione del legale all’emergere dei fatti. Tra le voci levatesi alle prime battute della vicenda, anche quella dell’oggi assessore regionale all’istruzione Luciano Caveri, che l’aveva esternata sul suo blog.