Simboli nazisti sui cancelli, il proprietario a processo il 10 dicembre

Il 55enne Fabrizio Fournier di Saint-Vincent, accusato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa è stato rinviato a giudizio dal Gup Paladino.
cancello posto sotto sequestro a Saint-Vincent
Cronaca

E’ in calendario per il prossimo 10 dicembre il processo a Fabrizio Fournier, il 55enne di Saint-Vincent accusato dalla Procura di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, per aver posto simboli nazisti sulle porte della sua abitazione nella cittadina termale. L’imputato, nell’udienza preliminare tenutasi ieri, mercoledì 24 giugno, non ha chiesto riti alternativi e il Gup Davide Paladino lo ha rinviato a giudizio, fissando la data del dibattimento ordinario.

Assistito dai legali Enrico Pelillo del foro di Bergamo e Danilo Pastore di Ivrea, l’uomo non ha mai negato le aquile e i triangoli che comparivano sui portali in metallo (ricondotti dagli inquirenti al Terzo Reich e alla simbologia di “classificazione” dei prigionieri dei campi di concentramento), ma – ancora nell’interrogatorio successivo alla chiusura delle indagini – ha ribadito che la matrice culturale ad ispirarli non fosse quella nazista. Fournier ha richiamato più volte, al riguardo, l’esoterismo, citando anche il filosofo tedesco Schopenhauer.

Il pm Francesco Pizzato, tuttavia, contesta all’uomo anche altri elementi emersi dalle indagini, come l’immagine che ritrae Fournier “mentre effettua il saluto romano in luogo pubblico”, nonché “due video riferibili all’autore negazionista Robert Faurisson” caratterizzati da contenuti negazionisti, “nonché asserenti che la Shoah è uno strumento propagandistico sionista”. La Digos della Questura, che ha curato l’inchiesta, ha poi ricostruito che l’uomo avrebbe inviato a sette persone, tramite l’applicazione WhatsApp, messaggi con “link a filmati che fanno riferimento al pensiero negazionista” dello sterminio operato dal Reich.

Collegamenti che venivano accompagnati da giudizi come quello per cui “le camere a gas sono delle ‘bufale’ servite per far passare per ‘mostri’ persone che non lo sono state per niente, come ‘il grande Adolf Hitler’”. Episodi che la Procura ha ritenuto superare la soglia della libera manifestazione del pensiero, sconfinando nel reato contestato (l’istigazione è derivante dal fatto che le cancellate si affacciassero sulla pubblica via). I cancelli erano stati sequestrati (dopo una fase di copertura, che gli inquirenti attribuiscono all’aver avuto sentore dell’inchiesta), quindi rimossi.  

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