Spaccata alla Moncler di Courmayeur, condannato anche il terzo autore

15 Giugno 2019

Dopo le condanne ai suoi due complici, Ciprian Brasoveanu (37 anni) e Lucian Tudor Dima (35), è arrivata la sentenza anche per il terzo uomo individuato dalle indagini dei Carabinieri quale autore della “spaccata” al negozio Moncler di Courmayeur, nella notte del 6 maggio 2017. Nell’udienza tenutasi in Tribunale ieri, venerdì 14 giugno, il Gup Luca Fadda ha inflitto a Alexandru Andrei Istoc (33) tre anni e quattro mesi di reclusione, oltre ad 800 euro di multa.

Il processo, con rito abbreviato, si è svolto in assenza dell’imputato. Gli inquirenti, sin dall’emissione dell’ordinanza che disponeva gli arresti scattati al termine dell’inchiesta, ritengono che non si trovasse più in Italia, ma in Romania, terra di tutti e tre. Il giudice, nel sentenziare, oltre a decidere per una pena più alta rispetto agli altri protagonisti dell’episodio, ha stabilito la revoca della sospensione condizionale di precedenti pene comminategli. L’accusa era rappresentata dal pm Carlo Introvigne.

La “banda del mattone” (così l’avevano ribattezzata i militari della Compagnia di Aosta, occupatisi delle indagini), era entrata in azione in “due tempi”: in prima battuta i tre avevano rubato, in una concessionaria di Charvensod, una 500 Abarth e una Alfa 159 SW. Con quelle auto si erano diretti in autostrada verso Courmayeur, dove avevano rotto la vetrina della boutique con un blocco di cemento, per poi impossessarsi, in pochi minuti, di giacche per un valore di diverse migliaia di euro. Un furto simile era avvenuto, ai danni dello stesso negozio e con modalità molto simili, nel dicembre 2016.

I Carabinieri erano arrivati ai tre attraverso una serie di attività tradizionali d’indagine: la concessionaria era sorvegliata da telecamere (che li avevano ripresi arrivare), una delle auto era stata recuperata in luglio ad Asti e l’abbigliamento visto nei filmati ad uno dei tre era lo stesso ripreso qualche giorno prima dalle telecamere di un esercizio in Piemonte, che i romeni avevano tentato di depredare. In quel caso, sul mezzo usato, rinvenuto dalle forze dell’ordine, era stato trovato un blocco di calcestruzzo, come nel caso di Courmayeur. Una sorta di “firma” dei tre, lasciata però un po’ troppo nitidamente.

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