Stress e altitudine hanno sconfitto l’alpinista 33enne morta sul Cervino
L’approfondimento medico-legale condotto sul corpo di Katsiaryna Klimanskaya, l’alpinista 33enne di Minsk (Bielorussia) recuperata senza vita sul Cervino mercoledì scorso, si è concluso evidenziando cause naturali per la morte, legate verosimilmente a motivi cardiaci, considerati anche lo stress per l’impegnativa salita e l’altitudine elevata (la donna si è accasciata al suolo, senza altre reazioni, a circa 3.700 metri).
Dall’esame non sono altresì emerse lesività esterne significative (le escoriazioni sul capo erano già state escluse, come connesse al decesso, nel riscontro iniziale). Non sussistendo ulteriori elementi di dubbio, la Procura ha già rilasciato il nulla osta alla restituzione ai parenti del cadavere della donna, che era stato portato dall’obitorio Cervinia all’ospedale di Aosta, per gli ulteriori approfondimenti.
Klimanskaya aveva intrapreso l’ascensione della “Gran Becca” assieme ad un coetaneo ucraino, che aveva raggiunto a Chamonix, dopo essere arrivata a Ginevra in aereo. Il 17 agosto si erano spostati in Valtournenche e, in preparazione all’ascesa del Cervino, avevano percorso una ferrata ed erano saliti sul Breithorn. Nel pomeriggio di martedì 20 avevano dato il via al loro tentativo, lasciando il rifugio Duca degli Abruzzi all’Oriondé attorno alle 13.
Secondo quanto raccontato dal compagno di scalata ai finanzieri del Soccorso Alpino del Breuil, è alla base dell’impegnativo passaggio della “Cheminée”, raggiunto attorno alle 17.30, che la donna ha iniziato a sentirsi male. Dopo aver iniziato a salire la parete verticale con corde attrezzate, non è più riuscita a muoversi. Lui ha raccontato di essere riuscito ad issarla in cima, giungendo ad un “terrazzino” un centinaio di metri sotto la capanna Carrel, dove lei ha perso i sensi ed è in seguito morta.
Il recupero del cadavere era scattato il giorno successivo, perché al momento dell’allarme – dato dal ragazzo alle 23 circa – le condizioni meteo di scarsa visibilità non avevano consentito di decollare neppure all’elicottero di Air Zermatt, abilitato al volo notturno. Al compagno illeso e a Klimanskaya, ormai cadavere, era arrivato il Soccorso Alpino Valdostano alle prime luci dell’alba. Il giovane era stato quindi sentito dagli uomini del Sagf: il suo racconto è apparso rispondente con quanto emerso in sede medico legale. Quell’ascensione, purtroppo, ha vinto il cuore della 33enne.