Udienza Geenna, cinque imputati saranno processati ad Aosta
Un ramo del processo Geenna, sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle, verrà celebrato al Tribunale di Aosta. È quello che riguarda gli imputati che non hanno scelto, dinanzi al Gup, riti alternativi. Alessandro Giachino, Nicola Prettico, Antonio Raso, tutti accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, nonché il consigliere regionale sospeso Marco Sorbara e l’ex assessore comunale di Saint-Pierre Monica Carcea, per i quali l’imputazione è di concorso esterno nella “locale”, compariranno il prossimo 11 marzo dinanzi a un collegio di magistrati, con dibattimento ordinario.
Lo ha deciso, al termine dell’udienza tenutasi a palazzo di giustizia di Torino, nel pomeriggio di oggi, venerdì 17 gennaio, il giudice Alessandra Danieli, rinviando i cinque a giudizio. Il processo, pubblico, vedrà così la possibilità, per accusa e difesa, di produrre documentazione e citare testimoni a sostegno delle loro tesi, nonché di esaminare gli imputati (o di rilasciare, da parte loro, dichiarazioni spontanee). Carcea e Sorbara sono oggi ai “domiciliari”, mentre sulle istanze di revoca degli arresti, presentate dagli altri tre ancora in cella, il Gup non ha deciso in udienza e, per ora, restano pertanto nelle carceri in cui sono rinchiusi da quasi un anno.
Il “blitz” dei Carabinieri, ordinato dal Gip Silvia Salvadori, su richiesta della Dda di Torino, era infatti scattato alle prime ore del 23 gennaio 2019. Sedici, all’epoca, gli arrestati, tra il filone valdostano delle indagini (sull’esistenza di una “locale” nel capoluogo regionale, acclarata dai militari del Reparto Operativo del Gruppo Aosta) e quello in Piemonte e Calabria (legato ad un traffico internazionale di stupefacenti, su cui hanno lavorato gli uomini del Raggruppamento Operativo Speciale di Torino), poi diventati diciannove imputati (includendo alcuni indagati a piede libero) al momento della chiusura delle indagini.
In mattinata, il Gup Danieli si era occupato di Bruno Nirta, 60 anni, di San Luca, detto “Belva”. Accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, aveva visto la sua posizione stralciata, all’udienza dello scorso 12 dicembre, per un vizio nella notifica degli atti processuali al difensore. Dopo due eccezioni del suo legale, riguardanti l’asserito mancato interrogatorio richiesto alla Dda e la presunta incompletezza delle carte ricevute (sulle quali si sono opposti i pm Valerio Longi e Stefano Castellani, oggi assieme in aula, ed entrambe respinte dal giudice), ha chiesto, ed ottenuto, di essere giudicato con il rito abbreviato.
È stato così “ricongiunto” agli altri imputati che hanno compiuto la stessa scelta e tutti sono, a loro volta, in carcere dal giorno degli arresti. Per il filone valdostano si tratta del presunto capo della “locale” aostana Marco Fabrizio Di Donato, oltre a suo fratello Roberto Alex e a Francesco Mammoliti, ritenuti dai militari altri gestori e partecipi del sodalizio. In abbreviato, che resterà davanti al Gup del Tribunale di Torino (con decisione del magistrato adottata sulla base dei contenuti del fascicolo processuale e sconto di un terzo della pena in caso di condanna), andrà anche Salvatore Filice, a piede libero e non finito nell’inchiesta quale affiliato al crimine organizzato, ma protagonista di un episodio valsogli accuse di concorso in tentata estorsione e violazione delle norme sulle armi.
Per tutti loro, la discussione inizierà il prossimo 7 febbraio, con ulteriori udienze già fissate l’11 e il 17 dello stesso mese. Ricostruire le parti civili dei vari rami processuali presuppone delle distinzioni. I comuni di Aosta (con l’avvocato Gianni Maria Saracco) e di Saint-Pierre (con l’avvocato Giulio Calosso), così come l’associazione Libera Vda (richiesta patrocinata dall’avvocato Vincenza Rando) si sono costituiti nei confronti di tutti gli imputati. La Regione, estromessa per vizi di forma dall’udienza preliminare, è stata ammessa nei confronti di Bruno Nirta e potrà costituirsi alla prima udienza del processo aostano (nessuna possibilità, invece, di rivalersi sugli altri imputati che hanno scelto riti alternativi). La rappresenta l’avvocatura interna (in aula c’era oggi il dirigente, Riccardo Jans).
Visti i tempi delle discussioni degli abbreviati, appaiono quindi prossimi i primi pronunciamenti giudiziari sulla presenza di una cellula di ‘ndrangheta ad Aosta. Geenna è la prima inchiesta in cui tale tesi investigativa, di cui si erano riscontrate evidenze in attività inquirenti passate, senza però raggiungere la consistenza necessaria ad arrivare davanti ad un giudice, viene contestata. Anche la fissazione, a meno di due mesi da oggi, del dibattimento ordinario è elemento che corrobora l’ipotesi per cui i valdostani potrebbero sapere prima del previsto se, a detta dei giudici, la ‘ndrangheta vada annoverata tra i mali della regione, o meno.