Extraprofitti rinnovabili, la Valle d’Aosta chiede la modifica del decreto sostegni ter
La Valle d’Aosta prova a far cambiare idea al Governo Draghi sulle norme sugli extraprofitti delle rinnovabili, previste dal Decreto sostegni ter. Disposizioni che penalizzano Cva, che con il suo presidente Cantamessa era stata una delle prime voci critiche contro il provvedimento.
La decisione di avviare un’interlocuzione con il Governo nazionale e presso il Parlamento per modificare il Decreto Legge Sostegni ter, è stata presa oggi dalla maggioranza regionale “in quanto la norma presenta nella sua attuale formulazione numerosi aspetti critici e profili di illegittimità anche rispetto all’Autonomia regionale”.
In particolare viene contestata la scelta del Governo Draghi “di colpire in modo incomprensibile e con modalità tecniche gravemente distorsive, oltre che con evidenti profili di illegittimità costituzionale, il comparto dell’energia rinnovabile. Un orientamento questo che appare come incomprensibile se si pensa alle vigenti normative sulle politiche energetiche internazionali, nazionali ed europee, che vedono proprio nelle rinnovabili il futuro della produzione di energia pulita anche per contrastare i cambiamenti climatici”.
L’articolo 16 del Decreto va a colpire esclusivamente i ricavi generati dalla produzione di fonti rinnovabili.
“Questa scelta costituisce per la Valle d’Aosta una gravissima minaccia – prosegue la nota – poiché rischia di danneggiare in particolare la società CVA, azienda leader del settore idroelettrico, ponendo a rischio i flussi finanziari che la Regione percepisce in forma indiretta attraverso la distribuzione dei dividenti dalla controllata Finaosta”.
“Queste problematiche riguardanti la norma in discussione in Parlamento sono state esaminate oggi in una riunione tra la Giunta regionale e la maggioranza – spiegano il presidente della Regione Erik Lavevaz e gli Assessori Luigi Bertschy e Luciano Caveri – e saranno oggetto di un’azione politica in campo nazionale, anche in raccordo con le altre Regioni e Province autonome”.
Il Decreto infatti prevede di effettuare un conguaglio (solo a carico dei produttori di energia rinnovabile) tra i prezzi che si determinano nel mercato spot tra febbraio e dicembre di quest’anno e la media dei prezzi che si sono determinati negli ultimi 11 anni (2010-2020).
“Non si considera che la maggior parte dei produttori hanno già venduto l’energia a valori significativamente inferiori a quelli attesi per il 2022. – si legge ancora nella nota – Ciò provocherebbe danni economici molto elevati in quanto dovrebbero essere restituiti importi notevolmente superiori a quelli incassati”.