Zona rossa, i commercianti scendono in piazza: “Siamo allo stremo, questo è un disastro epocale”
“È la seconda volta in un mese che scendiamo in piazza, in modo ordinato e pacifico. Lo facciamo perché siamo allo stremo, perché subiamo continue limitazioni da febbraio. Abbiamo attuato tutte le misure di sicurezza per riaprire, e siamo stati considerati i responsabili degli assembramenti. Speriamo di uscire dalla zona rossa, perché questo è un disastro epocale”.
Le parole del Presidente Confcommercio Graziano Dominidiato riecheggiano al microfono in piazza Arco di Augusto, ad Aosta. Alle sue spalle, circa 200 persone, commercianti e imprenditori, schiacciata dalla morsa di una crisi – in una Valle d’Aosta ancora in zona rossa – che sembra non finire.
Questione che non può che essere al centro della conferenza stampa/manifestazione: “Abbiamo sperato fino all’ultimo di uscire dalla zona rossa – prosegue Dominidiato –. Questo ci avrebbe permesso di riaprire almeno le attività del commercio sperando di salvare qualcosa di una stagione disastrosa. I bar e i ristoranti invece, ad oggi, non riescono ancora a vedere la luce in fondo al tunnel perché l’asporto e il delivery non coprono nemmeno le spese. Ad oggi ci garantiscono che vengono spostate le imposte, i pagamenti Irpef e quant’altro. Ma non sono queste misure che salvano un’azienda, perché in ogni caso arriverà la scadenza e di questo passo le risorse non ci saranno né fra un mese, né fra tre mesi o sei mesi e nemmeno fra un anno”.
Una situazione drammatica che emerge anche dalle parole di Adriano Valieri, Direttore di Confcommercio: “Tutti i giorni ascoltiamo gente che ci chiede come fare non a lavorare ma a mangiare. Parliamo di 7mila dipendenti a casa e che non sanno se torneranno a lavorare, parliamo di aziende che da marzo non vedono un futuro”.
I Maestri di sci chiedono date sicure
Al commercio si lega, inevitabile, la questione della “montagna”, e la paura di un Natale senza sci: “È un momento difficile – spiega il presidente dell’Associazione valdostana maestri di sci Beppe Cuc –. Abbiamo 23 scuole sul territorio e 1500 maestri che hanno investito soldi ed energie per mettersi in regola. Siamo tutti nella stessa situazione e chiediamo di poter lavorare, perché sembra ci sia un virus diverso in Svizzera, in Austria e forse anche in Francia. Se si dovesse riaprire a gennaio servono date sicure e ristori di un certo tipo, perché per le scuole di sci parliamo di 6/7 milioni di mancato incasso tra ottobre, novembre e dicembre”.
Le richieste alla politica
L’occhio dei commercianti, e non solo, guarda alla politica. “14 giorni fa abbiamo chiesto chiarimenti sia politici che istituzionali su cosa è consentito vendere alla grande distribuzione ma ad oggi nessuna risposta – dice ancora Dominidiato –. Le aziende non sono molle che si possono aprire e chiudere a casaccio, serve programmazione e pianificazione, sia per quanto riguarda l’approvvigionamento che il personale. Le attività sono pronte a ripartire venerdì 4 dicembre. Dateci gli strumenti per farlo in maniera legale, altrimenti molti imprenditori esasperati apriranno lo stesso”.
Richieste, da un lato, ma anche una stoccata: “Vorremo delle risposte dalla politica. Siamo in zona rossa perché sono stati commessi degli errori in estate? O forse si è pensato solo alla campagna elettorale, con i risultati che oggi non ci permettono di svoltare?“.
La parola agli imprenditori
“Ci sono azienda che hanno avuto il coraggio di investire – spiega un’imprenditrice al microfono –. Bisogna calcolare i budget attuali delle aziende e delle famiglie, perché non tutti hanno diritto ai ristori. Altri governi non danno un’elemosina ma soldi per sopravvivere al lockdown. Vorrei che il governo nazionale e quello regionale prendessero in considerazione queste parole”.
Concetto rafforzato da un’altra imprenditrice, del settore del benessere: “Non c’è una scelta tra la salute ed il commercio – dice –. Abbiamo fatto quanto dovevamo per riaprire. Ora bisogna pensare ad un futuro giusto per tutti. La cura della persona non è un vezzo ma un diritto”.
L’appello all’unità
Presente alla manifestazione Flavia Balbis, titolare del Gekoo, invita all’unità di intenti: “Non è possibile separare il problema sanitario da quello economico, soprattutto non è possibile considerare ‘senza cuore’ chi pensa anche a come sopravvivere e a far sopravvivere le numerose famiglie che dipendono dalle nostre attività. Mi piacerebbe ci fosse un po’ più di sensibilità nel capire i problemi degli altri, siamo tutti sulla stessa barca. Alcuni ancora galleggiano, altri purtroppo sono già andati a fondo. Tra l’altro anche noi partite Iva abbiamo i nostri morti da piangere ed i nostri malati da seguire ma abbiamo anche il dovere di tenere in piedi le nostre attività, perché da queste dipendono le nostre famiglie e le famiglie dei nostri collaboratori. Trovare buoni compromessi sarebbe compito di chi ci governa, troppo semplicistico concentrarsi solo sul problema sanitario”.
Balbis che tiene a rimarcare il concetto stringendosi a Giuseppe Sagaria, Vicepresidente Confcommercio Valle d’Aosta: “Un pensiero speciale va al mio Presidente Confcommercio della città di Aosta, da qualche giorno Beppe sta lottando in ospedale contro questo mostro, e tutti ci auguriamo che vinca presto la sua battaglia. Se vogliamo davvero uscirne presto cerchiamo di essere più uniti, di avere più empatia col prossimo, di comprendere e non di giudicare”.