Boom di richieste di colf e badanti di lingua araba o indiana: ecco perché
Nelle offerte di lavoro, inviate la scorsa settimana dal Centro per l’Impiego alla nostra redazione e alle altre testate valdostane, è saltato agli occhi il numero elevato di famiglie private, anonime o dichiaratamente di origine straniera, alla ricerca di colf, badanti e assistenti familiari in generale.
In tutto sono 9 collaboratrici domestiche con conoscenza della lingua indiana, 4 badanti o colf di lingua araba, una con conoscenza del bengali e una dello spagnolo da assumere per lo più a tempo indeterminato con sedi di lavoro in diverse località della Valle d’Aosta tra cui spicca Verrès.
Oltre al numero elevato sono le competenze linguistiche richieste a incuriosire, soprattutto se pensate in una realtà piccola come la Valle d’Aosta. Per capire i contorni abbiamo contattato il Centro per l’impiego: “In realtà non pubblicheremo più questo tipo di offerte perché non sono significative o reali” ha spiegato Stefania Riccardi, del Dipartimento Lavoro e Politiche sociali.
Con l’aiuto del centro per l’impiego ne abbiamo ricostruito la genesi. Il 26 novembre prossimo scadranno le domande per i lavoratori extracomunitari previsti dal nuovo DPCM del 27 settembre scorso, meglio conosciuto con il “Decreto flussi”, approvato dal Governo Meloni.
Il provvedimento introduce una grossa novità rispetto ai precedenti: oltre ai lavoratori stagionali, spesso inseriti nel settore del turismo e dell’agricoltura, il decreto disciplina gli ingressi in Italia e prevede delle quote anche per i subordinati non stagionali da impiegare nel settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria. Tradotto: colf o badanti, baby sitter, assistenti alla persona assunti da famiglie con bisogni di cura per i loro cari.
“La famiglia interessata ad assumere un lavoratore proveniente da un paese extra UE, per fare domanda ed ottenere l’eventuale nulla osta con il decreto flussi deve prima verificare che non ci sia già sul suolo italiano un lavoratore con le stesse caratteristiche e competenze ricercate” ha sottolineato Stefania Riccardi.
Il centro per l’impiego procede quindi a questa verifica sul territorio e risponde in 15 giorni segnalando e fissando eventuali colloqui con i candidati o in alternativa comunicando l’assenza di lavoratori. I candidati individuati devono comunque essere colloquiati e giudicati idonei dalla famiglia che intende assumerli.
Così concepito il meccanismo può, con una certa facilità, almeno sulla carta, trasformarsi in un escamotage attraverso cui le famiglie straniere fanno arrivare in Valle d’Aosta, come in Italia, persone di fiducia, quando non parenti o amici da un paese extracomunitario con la promessa di un lavoro.
I requisiti richiesti per poter procedere alla domanda non sono proibitivi: nessun reddito per le persone invalide, 20mila euro per nuclei di una sola persona o 27mila euro per famiglie di più persone. “E’ richiesta anche un’asseverazione da parte di un professionista, ad esempio commercialista o consulente del lavoro che certifichi il reddito della famiglie che offrono il lavoro” ci spiegano dal Patronato Acli. “Dal nostro osservatorio in Valle d’Aosta questo sta rappresentando un ostacolo per l’assenza di professionisti disponibili”.
Dopo aver presentato la domanda e dopo essere stati selezionati è possibile far entrare in Italia il lavoratore prescelto sottoscrivendo al suo arrivo una lettera di impegno presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione, in cui sono già specificati contratto applicato e monte ore previsto. L’assunto ottiene, quindi, il permesso di soggiorno per lavoro.
Alla domanda se questi siano veri e propri rapporti di lavoro e non semplici ricongiungimenti familiari le risposte sono caute. “L’assunzione e le comunicazioni obbligatorie all’Inps ci devono essere. Come tutti i rapporti di lavoro del settore, è chiaro che il lavoratore può dare le dimissioni quando vuole” ci raccontano ancora dal Patronato Acli.
Il controllo e la vigilanza, come per tutti i rapporti di lavoro, sarà poi in capo all’Ispettorato del lavoro che in Valle d’Aosta attualmente in fase di accorpamento con il Piemonte e che, per i sindacati, vive un momento di grave difficoltà per la carenza di organico con due sole ispettrici in servizio.