Adu denuncia: “Da Pompiod a Chalamy”, il vaso di Pandora degli illeciti sui rifiuti industriali
“Com’era verde la nostra Valle… fra traffico illecito di rifiuti e tonnellate di metalli pesanti che non dovevano esserci”.
Usa il sarcasmo Ambiente diritti uguaglianza in Valle d’Aosta –, mentre le notizie di cronaca sulla gestione dei rifiuti, da Pompiod a Chalamy, riempiono le pagine dei giornali.
“Ce n’è per tutti i gusti – scrive Adu –: a partire dall’amianto, antimonio, mercurio, fenolo, idrocarburi pesanti, tonnellate di fresato d’asfalto, fino al lunghissimo elenco di ogni tipo di CER (codici europei che identificano i rifiuti) pronto a riempire un cratere enorme in quantità mai accettata nelle discariche italiane”.
“L’ipotesi di reato, da una parte, è il traffico illecito di rifiuti – prosegue il movimento –, dall’altra le indagini cercano di far luce sui rifiuti speciali non pericolosi spacciati per inerti in mezzo alle colture di pregio valdostane. Si interrogano i dirigenti regionali, figure di spicco da almeno 30 anni nella gestione dei rifiuti, si indagano personaggi noti nel panorama delle imprese valdostane insieme ai loro familiari. Le discariche sembrano diventate l’affare d’oro del nuovo millennio, in realtà i rifiuti sono da tempo l’oggetto del desiderio di tanti politici e imprenditori valdostani. E questa volta, oltre alla Guardia di Finanza e al Corpo Forestale, si è dovuta scomodare pure la Direzione Distrettuale Antimafia di Torino: la vicenda si fa sempre più pesante e inquietante”.
Poi, una “piccola” rivendicazione: “Su una cosa però noi di Adu VdA ci avevamo visto giusto: gli eventi travagliati riguardo alla discarica di Pompiod, ad Aymavilles, avrebbero sicuramente condotto gli inquirenti fino in Bassa Valle e, ne siamo convinti, non hanno ancora terminato di sorprenderci. Una cosa è certa, la martoriata area attraversata dal torrente Chalamy, a ridosso tra Champdepraz e Issogne, è stata presa d’assalto dai nuovi imprenditori che fiutano gli affari tra gli odori delle discariche, poco importa se si tratta di rifiuti industriali da scegliere in un centinaio di codici, metalli pesanti, ceneri dei filtri degli inceneritori, conglomerati bituminosi o migliaia di batterie al piombo acido da smaltire quotidianamente”.
“‘Da Pompiod a Chalamy’ – prosegue la nota di Adu – potrebbe essere il prossimo titolo del dossier sui rifiuti valdostani che percorrono l’asse della nostra amata Valle. Eppure, quando nel mese di ottobre 2019 andammo a Issogne per informare la popolazione sulle vicissitudini della discarica di Pompiod, sicuri che di lì a poco avrebbero coinvolto anche i residenti della zona limitrofa al torrente Chalamy, sapevamo con certezza che gli illeciti sui rifiuti industriali di Aymavilles avrebbero scoperto un vaso di Pandora anche in Bassa Valle, ma non sospettavamo che avrebbero coinvolto così tanti attori. Il vaso si sta rivelando un vero e proprio pozzo senza fondo”.
Dietro, la “minaccia di una discarica da più di 2 milioni di metri cubi che può ospitare i rifiuti industriali non pericolosi di mezza Italia (ma che potrebbero diventare pericolosi se fatti reagire insieme così numerosi”), per un “impianto che triturerà 6000 batterie d’auto al giorno al piombo acido e questa ultima tremenda notizia sul traffico illecito di rifiuti che coinvolge come indagato un ex amministratore tra i firmatari, nel 2014, per trasformare l’ex area Follioley in un enorme deposito per rifiuti industriali”.
“I conti sono presto fatti – prosegue Adu VdA –: le ex cave destinate a discariche private diventano sempre più numerose. Di questo passo semineremo rifiuti ovunque per gli appetiti di qualsiasi imprenditore residente fuori Valle, attirato dai costi irrisori per lo smaltimento dei rifiuti nel nostro territorio. E ancora una volta, tra la miopia e la cattiva gestione del territorio di una certa classe politica, che non ha fatto nulla in questi anni tranne elargire rassicurazioni farlocche, aggiunta alle attività di impresari senza scrupoli, è stata bistrattata una zona che dovrebbe vantare l’ingresso del meraviglioso Parco naturale regionale del Mont Avic ed essere il nostro biglietto da visita per i turisti accolti in Valle d’Aosta”.
“L’ultima speranza – chiude la nota – sono i comitati e le associazioni ambientaliste che, rappresentando i cittadini dissenzienti di fronte a questo scempio del territorio, si oppongono e denunciano i progetti che non solo non portano vantaggi al bene comune, ma al contrario, lo calpestano ogni giorno di più. A difendere il territorio della Bassa Valle resistono gli attivisti dell’associazione ‘La Valle non è una discarica’, da mesi in prima linea nella battaglia contro una discarica che rischia di mettere in ginocchio un’area già depressa e che meriterebbe invece di essere riqualificata e valorizzata. Non lasciamoli soli”.