Coronavirus: prova di forza della VdA sulle restrizioni, ma la maggioranza si spacca
“Non so se questa legge sarà impugnata, poco importa, importa il segnale che diamo”. A chi questo segnale è rivolto, il Presidente della Regione Erik Lavevaz, nel suo intervento sulla proposta di legge presentata dalla Lega VdA e poi riscritta dalle “forze autonomiste di maggioranza”, omette di dirlo. Sicuramente nel mirino del Consiglio Valle c’è lo Stato, con cui da giorni si è aperto uno scontro, iniziato con l’ordinanza che consente la riapertura dei negozi di vicinato. Ma il segnale, politico, è anche rivolto alle forze di sinistra che hanno dato vita all’attuale governo regionale e con cui oggi si è consumato uno strappo. Il voto che accompagna il varo della proposta di legge disegna una possibile nuova maggioranza in piazza Deffeyes: 28 sì (Lega+Uv+AV+Stella Alpina+Vda Unie +Pour l’Autonomie) e 7 astenuti (Progetto civico progressista).
Sulla scorta di quanto fatto a maggio dalla Provincia autonoma di Bolzano, la proposta di legge licenziata oggi pomeriggio permette alla Valle d’Aosta di adattare le misure nazionali di contrasto al Coronavirus alla realtà locale. Con l’entrata in vigore della legge sarà possibile la riapertura delle attività commerciali, dei servizi alla persona, bar e ristoranti, musei, biblioteche, alberghi, impianti a fune e ancora delle attività produttive industriali, artigianali e commerciali. A condizione però che sia possibile garantire il rispetto delle misure di sicurezza, fissate dai protocolli. Il Presidente della Regione, sentita l’attuale unità di supporto e coordinamento, potrà eventualmente sospendere alcune attività. Solo per i servizi alla prima infanzia e la scuola, università compresa, si applicherà invece la normativa statale.
“Questa legge è immediatamente applicativa perché i protocolli esistono” sottolinea il capogruppo della Lega VdA Andrea Manfrin. E poi rivolto a Lavevaz: “Presidente lei da oggi avrà uno strumento potente, sarà sua facoltà utilizzarlo, ma se non lo farà l’intera comunità valdostana gliene chiederà conto”.
I relatori non escludono la possibilità di impugnativa da parte dello Stato (l’analoga iniziativa di Bolzano, nonostante i proclami non lo fu) . “Questo progetto di legge, così come la coraggiosa ordinanza del Presidente, vanno nella direzione giusta. – aggiunge Giulio Grosjacques dell’Uv – Siamo consapevoli dell’attenzione che a livello nazionale sarà dedicata ai nostri atti legislativi, ma è un rischio che corriamo volentieri perché la difesa delle nostre competenze statutarie è imprescindibile”.
L’articolato viene definito dal capogruppo di VdA Unie Claudio Restano “una cornice, ad oggi assente, per le numerose procedure emanate dal governo regionale e dall’unità di crisi.”. Un testo a difesa dell’autonomia, “fuori e dentro la regione” lo definisce invece il consigliere di Pour l’Autonomie Augusto Rollandin.
Dai banchi di minoranza e maggioranza lo Stato è accusato di non avere contezza della vita nei territori montani. “Sembra che il problema di questo Stato sia la montagna nella sua interezza – dice il capogruppo di AV Albert Chatrian – quando invece noi sappiamo che la montagna garantisce distanziamento sociale e la possibilità di operare in sicurezza”. Parole condivise dal Presidente Lavevaz che in aula ricorda, nei confronti avuti in queste settimane, “la difficoltà del governo nazionale a capire le esigenze della montagna. L’impressione è che si veda la montagna come un parco giochi per le grandi città”.
Sull’astensione di Progetto Civico Progressista piovono le accuse di non “avere a cuore la Valle d’Aosta” e di non voler “difendere l’Autonomia”. Accuse respinte dall’Assessore regionale al Turismo Jean-Pierre Guichardaz. “Rischiamo di infilarci in un cul de sac pericoloso dal punto di vista sanitario e mi chiedo se il gioco valga la candela. Riaprire tutto con la sola osservanza di rispettare le misure di sicurezza rischia di farci ripiombare in una terza ondata peggiore, con il rischio di un isolamento della nostra regione, perché additata come non sicura sotto il profilo sanitario”.
Interviene anche la capogruppo di PCP Erika Guichardaz: “La salute e l’economia non possono essere contrapposti in una guerra di potere. Non possiamo illudere le persone, ma portare avanti della proposte concrete a beneficio delle nostre attività, come abbiamo fatto sostenendo l’ordinanza del Presidente Lavevaz e come faremo, battendoci per la riapertura delle scuole una volta che saremo in zona arancione”.