Gli assessori Pcp non votano la costituzione in giudizio per la Legge sulle riaperture. Lavevaz: “Nessuno scricchiolio”

29 Dicembre 2020

Mentre la Giunta regionale ha deciso la costituzione in giudizio per la Legge sulle riaperture, impugnata dalla Presidenza del Consiglio, qualcosa nell’Esecutivo si rompe.

O meglio, si rompe nuovamente dopo la spaccatura di maggioranza in Consiglio al momento del voto della Legge stessa, con l’astensione del Progetto civico progressista.

Gli assessori in quota Pcp Chiara Minelli e Jean-Pierre Guichardaz non hanno infatti votato la delibera della Giunta sulla costituzione nel giudizio di legittimità costituzionale.

In conferenza stampa, sui “cigolii di maggioranza”, il Presidente della Regione Erik Lavevaz fa il pompiere lanciando al contempo un avviso ai naviganti: “Se ci fossero scricchiolii in maggioranza lo saprei – ha spiegato -, al momento non ne ho sentore. Sarebbe una cosa da irresponsabili nel pieno di una pandemia. Certo, ci sono aspetti organizzativi che vanno aggiustati, anche nelle maglie della politica, nel rapporto tra il governo, quelli con il Consiglio e con la maggioranza

Poi corregge parzialmente il tiro: “In Consiglio e sulla legge sulle riaperture ce ne son stati, e credo che la questione sulla costituzione in giudizio sia la conseguenza”.

La Lega attacca

Stefano Aggravi, Lega

Mentre Lavevaz cerca di sedare i dissidi interni alla sua maggioranza, dai banchi dell’opposizione la Lega Vallée d’Aoste carica a testa bassa.

Via Facebook il consigliere Stefano Aggravi scrive un post acuminato, tutto all’attacco: “Quindi ora sappiamo che su ogni differenza programmatica ci sentiremo dire dal Pop che le nostre iniziative consiliari sono ‘di uso strumentale’ e soprattutto che proprio su questi temi le ‘posizioni (in maggioranza) sono diverse’? Dunque, quando all’insediamento di questo Governo abbiamo posto l’attenzione su tutta una serie di temi che non venivano trattati chiaramente nel Programma di legislatura o per cui si rimandava alle future scelte del Consiglio (e Cime bianche ne rappresenta soltanto uno) avevamo ragione nel credere che su tante questioni la discussione in maggioranza fosse stata, in quel frangente, rimandata”.

Aggravi tenta il più classico degli schemi, l’infilo nella crepa, per allargare il buco: “Capiamo anche perché si sia scelto di rinviare la definizione del Defr – aggiunge il consigliere leghista -, pur in presenza di un Programma di legislatura depositato. Vuoi vedere che ci sono differenze significative eposizioni differentisu tanti e troppi temi che devono ancora essere risolti? Mi chiedo, quindi, se tutte queste differenze saranno di aiuto ai valdostani che dovranno aspettare i tempi della discussione politica dell’attuale maggioranza prima di vedere risposte concrete su tante questioni e problemi che la Valle d’Aosta conosce da troppo tempo”.

Nessun “braccio di ferro” con Roma

Se dal Governo i segnali in uscita sono tutti improntati all’unità di intenti e alle “sinergie”, la domanda sulla “cesura” con la capitale sembra conclamata. Legge sulle riaperture in primis.

Lavevaz respinge l’ipotesi: “Non c’è un particolare braccio di ferrocon Roma. Ci sarà un’udienza per una eventuale sospensiva il 13 gennaio che determinerà il destino immediato della Legge 11. Sul resto non c’è nessuna volontà di arrivare a prese di posizione preconcette, ma quella legittima di poter applicare e rendere applicabile sul nostro territorio i vari Dpcm, sia per le nostre peculiarità sia per la nostra economia. Ciò che ne è conseguito è la voltonà di trovare quanto prima un ‘punto di caduta’ che sia migliore per costruire da qui in avanti. Nessun ‘braccio di ferro’ ad oltranza”.

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