Un disegno di legge per regolare il contributo dei comuni valdostani al risanamento alle finanze pubbliche

18 Settembre 2024

Saranno un po’ più poveri quest’anno i trasferimenti verso i comuni valdostani. La sentenza della Corte Costituzionale del 23 luglio scorso ha infatti stabilito che i comuni valdostani dovranno versare allo Stato, quale contributo al risanamento delle finanze pubbliche, 495.456 per il 2024 e il 2025. Come annunciato oggi all’inizio del Consiglio regionale dal Presidente della Regione Renzo Testolin, è in fase di predisposizione un disegno di legge “con cui la Regione assume a suo carico l’onere del versamento in favore dello Stato di tale contributo, operando, a tale fine, una compensazione sul trasferimento delle risorse assegnate ai Comuni valdostani, ai sensi dell’articolo 1, comma 508, della legge 30 dicembre 2023, n. 213 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026), secondo gli importi stabiliti con il decreto del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, in data 23 luglio 2024″.

“La sentenza non lascia margini per il riconoscimento, a legislazione vigente, del modello di “sistema integrato” così come auspicato dalla Regione.” ha evidenziato ancora in aula Testolin. “In assenza di una espressa previsione normativa che chiarisca l’esistenza, anche in Valle d’Aosta, di un sistema finanziario integrato della Regione e dei propri enti locali in cui la Regione si ponga come unico interlocutore dello Stato nei reciproci rapporti finanziari, pertanto, anche i Comuni della Valle d’Aosta sono tenuti a contribuire, sia pure per il tramite della Regione, agli obiettivi di finanza pubblica”.

La sentenza della Consulta cita però il caso del Friuli Venezia Giulia che, attraverso l’approvazione di norme di attuazione statutaria, aveva conseguito l’obiettivo del sistema integrato.

“Pertanto ho richiesto al Segretario generale di attivare uno specifico gruppo di lavoro per valutare l’elaborazione di una norma di attuazione finalizzata a prevedere un sistema integrato della finanza regionale con quella degli enti locali della Valle d’Aosta analogamente a quanto previsto per le Regioni autonome.”

A intervenire sulle comunicazioni del presidente è stato il capogruppo di Rassemblement Valdôtain Stefano Aggravi. “E’ una sentenza che non deve passare inosservata. e che rischia di mettere a rischio tutta una serie di questioni. Vogliamo però comprendere se, al di là della sentenza, ci sono state anche delle interlocuzioni politiche”.

La Consulta: “Anche i comuni valdostani devono contribuire al risanamento alle finanze pubbliche”

23 luglio 2024

“Nessun ente territoriale può sottrarsi ai propri doveri finanziari nei confronti dello Stato, perché ciò significherebbe aggravare il peso del contributo per gli altri enti”. Così la Consulta nel dichiarare oggi la non fondatezza delle questioni di legittimità costituzionale, sollevate
dalla Regione autonoma Valle d’Aosta, in relazione ad un decreto legge del 2023, con il quale lo Stato chiedeva ai comuni valdostani un contributo aggiuntivo al risanamento della finanza pubblica di 573mila euro per il 2024 e il 2025.

L’articolo contestato imponeva a tutti gli enti territoriali italiani (regioni, province, città metropolitane e comuni), “compresi quindi i comuni valdostani, di versare un contributo a favore delle finanze statali in considerazione delle esigenze di contenimento della spesa pubblica e della necessità di rispettare gli obblighi imposti dall’Unione europea”.

La Regione si era opposta lamentando di dover “pagare illegittimamente due volte il contributo, una in quanto regione e un’altra in qualità di rappresentante dei comuni valdostani, sostenendo che i comuni non dovessero pagare in quanto gli stessi sarebbero, da un punto di vista finanziario, un’unica entità insieme alla Valle d’Aosta”. Inoltre la Regione evidenziava l’assenza della procedura dell’accordo con lo Stato per determinare l’entità del contributo dovuto.

Per la Consulta però la Regione “è semplicemente il soggetto che per legge ha il compito di eseguire e ricevere i pagamenti nei confronti dello Stato per conto dei comuni valdostani, senza che questi ultimi possano essere considerati un tutt’uno con la Regione, cosicché è vero che quest’ultima paga due volte, ma in entrambi i casi correttamente, perché paga quanto da lei dovuto in qualità di regione e quanto dovuto dai propri comuni, dai quali poi potrà farsi rimborsare”.

Sempre secondo i giudici della Corte Costituzionale non sarebbe violato il principio pattizio “perché lo Stato può imporre anche alle
regioni a statuto speciale contributi per il risanamento della finanza pubblica, quantificandone l’importo complessivo e rimettendo agli accordi tra gli enti territoriali e lo Stato solo i criteri di ripartizione del contributo per determinare l’importo dovuto da ciascun ente”.

Lo Stato chiede un contributo aggiuntivo ai comuni, la Regione ricorre alla Consulta

24 gennaio 2024

Lo Stato chiede ai comuni valdostani un contributo aggiuntivo al risanamento della finanza pubblica di 573mila euro per il 2024 e il 2025, ma la Regione dice “no”, presentando ricorso alla Corte costituzionale.

La previsione, contenuta nel decreto legge 29 settembre 2023 n. 132,  viola, secondo l’Amministrazione regionale, “la particolare autonomia finanziaria attribuita alla Regione autonoma Valle d’Aosta “. In particolare “la violazione si appalesa laddove il contributo aggiuntivo al risanamento della finanza pubblica è stato disposto unilateralmente, mediante una previsione legislativa che accomuna i Comuni valdostani ai restanti Comuni della Repubblica, nonostante il contributo alla finanza pubblica sia stato determinato per la Regione Valle d’Aosta e per i suoi enti locali con un Accordo bilaterale” sottoscritto nel  2018. Lo stesso prevede sì la “possibilità di un incremento di una percentuale non superiore al 10 per cento” per un tempo stabilito e soprattutto giustificato da “eventuali eccezionali esigenze di finanza pubblica”, che però, spiega la Regione “non paiono in assoluto quelle poste alla base della previsione normativa di cui trattasi, e che, comunque, graverebbero esclusivamente sulla Regione autonoma Valle d’Aosta, e non anche sulla altre Regioni a statuto speciale, titolari di autonomia finanziaria, anche in materia di enti locali”. L’incremento, inoltre, avrebbe dovuto essere “determinato con il previo coinvolgimento della Regione”, mentre la norma impugnata stabilisce che l’importo, “già quantificato dalla legge in complessivi euro 100 milioni per ciascuno degli anni 2024 e 2025, sia ripartito tra i Comuni con un dPCM da adottare previa intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, e, dunque, senza alcuno coinvolgimento della Regione, nonostante la stessa, nella previsione della disposizione di cui trattasi, dovrebbe farsi carico del versamento allo Stato del contributo determinato per i propri Comuni, vedendosi trattenuto tale importo, in caso di mancato versamento, dalle somme a essa spettanti a qualsiasi titolo”.

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