Si va avanti con l’ampliamento dell’ospedale

12 Maggio 2021

Se per portare a termine il nuovo blocco del presidio ospedaliero ci vorranno tre o quattro anni (dieci almeno per vedere il cantiere chiuso), è bastata invece una notte ad una parte di Progetto Civico Progressista per cambiare idea. “La paura e la minaccia che possano cadere le maggioranze hanno questi effetti” il commento sarcastico di Nicoletta Spelgatti della Lega VdA.

I fatti. Lunedì nelle due commissioni, la III e la V, chiamate a votare la relazione sulla petizione presentata dal Comitato Vallée Santé sono arrivate due conclusioni opposte: una va nella direzione di procedere con la progettazione esecutiva dell’ampliamento del Parini, l’altra chiede ulteriori approfondimenti. La prima è stata sostenuta e votata dalle forze autonomiste, la seconda da Progetto Civico Progressista e dalla Lega VdA. A distanza di due giorni le stesse conclusioni, riportate in una risoluzione (in seguito bocciata), non vengono più sottoscritte da cinque consiglieri di Pcp (Padovani, Cretier, Bertin, Jean-Pierre-Guichardaz e Malacrinò).
“Ho votato le conclusioni in commissione ma ora è opportuno proseguire e procedere con l’aggiornamento del progetto, con le varianti necessarie e chiudere questo annoso problema” spiega la giravolta Paolo Cretier di Pcp fra i firmatari della risoluzione degli autonomisti. “Dopo 15 anni dalla battaglia che trovò un ostacolo nel referendum, occorre definire un quadro definitivo, tenendo conto delle condizioni politiche e finanziarie, del programma di legislatura e dell’esperienza Covid” gli fa eco l’Assessore Jean-Pierre Guichardaz, nel 2007 fra i portavoce del Comitato nuovo ospedale.
“Progetto Civico Progressista nel programma aveva indicato la necessità di un ospedale nuovo e aveva fatto del tema uno degli argomenti principali della campagna elettorale, anche con delle apposite iniziative” gli ricorda l’Assessora Chiara Minelli. “Un impegno assunto davanti agli elettori non può essere smentito in questo momento, ma va perseguito chiedendo tutti gli approfondimenti per una scelta oculata e consapevole”.

La spaccatura di Pcp è rimasta sullo sfondo del dibattito sul futuro dell’ospedale regionale, che ha occupato la prima giornata dei lavori del Consiglio regionale e che ha portato in serata all’approvazione con 22 voti a favore e 13 contrari (LegaVda più Minelli e Erika Guichardaz) della risoluzione delle forze autonomiste e dei cinque componenti di Pcp, che impegna il governo regionale a procedere con la variante del progetto esecutivo dell’ala est dell’Ospedale regionale per adeguarla alla salvaguardia e valorizzazione dei ritrovamenti archeologici. 

I dubbi e le criticità sollevate

Mancanza di un progetto complessivo sulla sanità. Nicoletta Spelgatti della Lega VdA: “Facciamo prima il contenitore senza conoscere il contenuto. Ancora non abbiamo capito che cosa volete fare nella sanità, in quale direzione volete andare.”
Variabile Covid. Du
rante le audizioni non è stato sciolto il nodo “Covid” o di eventuali nuove pandemie, aggiunge Spelgatti, “che hanno messo in evidenza come servono strutture flessibili e tecnologicamente all’avanguardia”.
Valorizzazione e fruizione del sito archeologico. Per Luca Distort della Lega VdA ad oggi non è  stata presentata una soluzione che vada in questa direzione.
“Anche sulla cantierabilità dell’area, la documentazione ricevuta non è sufficiente” dice Distort. “Il fabbisogno di spazio in un’area di cantiere è enorme. E’ evidente che bisognerà fare ricorso ad un’area esterna di appoggio, che dovrà essere il più vicina possibile.” Altro appunto sollevato dal consigliere architetto riguarda il “verde terapeutico” in cui l’opera dovrà essere immersa, anche per il benessere delle persone che vi lavorano. “Per quanto mi riguarda è assolutamente necessario affrontare ancora degli approfondimenti. Siamo all’ultimo miglio, non significa aprire un vaso di Pandora e mettere tutto in discussione, ma questi aspetti sono da chiarire altrimenti ciò che non risolviamo oggi diventerà un problema domani”.
Dai banchi della Lega a quello di Pcp dove la capogruppo Erika Guichardaz, rimasta sola con Minelli a sostenere le tesi del movimento. “Mancano informazioni certe e questo non permette di valutare le attuali progettazioni in modo esaustivo. Quello che è risultato fumoso dalle audizioni fatte,  – aggiunge poi Guichardaz – è stato quello che c’è intorno, la IV e V fase, la convivenza all’interno della città di Aosta. Manca un’idea sull’ospedale di comunità, sulle case della salute, sul coordinamento delle varie strutture del territorio, sulla medicina territoriale. Servono dati certi su tempi e costi”.

Le certezze

La strada più celere per dare un ospedale più funzionale alle esigenze dei valdostani. L’Assessore regionale alla Sanità Roberto Barmasse: “Avere un ospedale che si potesse costruire nel più breve tempo possibile è quello che vogliono gli operatori sanitari. Se tutto funziona come si deve – aggiunge  – lo avremo fra 3 o 4 anni, poi bisognerà arrivare alla ristrutturazione del vecchio Parini”. Sul nodo Covid, l’Assessore ammette essere un “problema, ma spero che fra tre o quattro anni non ci sia più. In ogni  caso avere nello stesso sito due strutture potrebbe essere positivo, senza contare che avremo sempre il Beauregard dotato di sale operatorie e dove si può costruire una rianimazione”.
Contenitore ma non contenuto? “Non possiamo aspettare di avere il nuovo piano socio sanitario, perché questo porterebbe un ulteriore ritardo nella costruzione dell’ospedale, che non è  più accettabile”.
Piede premuto sull’acceleratore non condiviso da Pierluigi Marquis di Stella Alpina: “Avere una struttura in fretta e a noma non è una condizione sufficiente. A mio avviso c’è da fare molta attenzione nel seguire questo iter progettuale di variante, manca una visione di insieme sulla sanità”.
I soldi già spesi (oltre 14 milioni di euro) e i possibili contenziosi all’orizzonte. Claudio Restano di Vda Unie: “Noi qui oggi, abbiamo solo una certezza: abbiamo investito tanti soldi su un ospedale esistente, sulla costruzione di un’ala nuova e tornare indietro rispetto a queste scelte sarebbe, amministrativamente e politicamente, un po’ difficile”.
Non ci sono altre alternative. Mauro Baccega di Pour l’Autonomie sul prato dietro alla cooperativa delle Fontine individuato dal Comitato Vallée Santé, come ipotesi di sede del nuovo ospedale: “Ho la certezza che il comune e la comunità di Saint-Christophe non ci pensano nemmeno a cancellare quel polmone verde e a cementificarlo, poi ci sono problemi sulla falda acquifera”.
Nessun salto al buio. Aurelio Marguerettaz dell’Uv: “Il progetto esecutivo è l’ultima fase progettuale, ma essendoci state delle novità, noi andremo a capire l’importo per finanziare l’opera e il cronoprogramma. Alcuni quesiti troveranno delle risposte in questo passaggio”.
Iter trasparente. Albert Chatrian di Alliance: “
Noi oggi facciamo due passi avanti: non solo siamo in coerenza coi contenuti del Defr approvato, ma diamo un mandato specifico al Governo regionale, cioè dare corso al progetto di ampliamento. E vogliamo che questo percorso sia trasparente, vogliamo confrontarci con tutta la popolazione.”

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