Zona rossa, Lavevaz: “L’avremmo istituita noi”

06 Novembre 2020

La Valle non è zona rossa per colpa dei dati mancanti o non trasmessi come spiegava ieri il Presidente dell’istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro. Anzi.

A spiegarlo questa mattina – venerdì 6 novembre – in conferenza stampa è stato il Presidente della Regione Erik Lavevaz: “Non sono stati pochi dati non trasmessi a causa dei sovraccarichi di lavoro ad aver cambiato il profilo sanitario ed epidemiologico della nostra Regione. Anzi, se non avessero indetto la zona a livello statale, probabilmente nell’ordinanza di oggi l’avremmo istituita noi, come ha fatto Bolzano”.

Non solo: “Solo alcuni dati sono stati trasmessi con qualche giorno di ritardo – prosegue il Presidente – e non sono quelli più importanti sul numero dei positivi o sulle persone ospedalizzate o malati, ma su questioni più statistiche che vanno inviati settimanalmente e mensilmente e che richiedono una certa elaborazione. Il ‘collo di bottiglia’ in alcune strutture lo avevamo presente e con l’aumento molto veloce dei casi, è diventato difficile seguire il tracciamento dei contatti”.

O, per meglio dire, aggiunge Lavevaz, lazona rossaha un’origine ben chiara: “Alcuni dati sono assolutamente inconfutabili: il numero dei positivi rispetto alla popolazione che vede la Valle d’Aosta ai primi posti, e un tasso di saturazione delle strutture sanitarie che vede soglie ormai critiche”.

La situazione sanitaria

Concetto che scandisce anche Roberto Barmasse, Assessore alla Sanità: “Non è per la trasmissione dei dati che la Valle d’Aosta è in ‘zona rossa’. Così fosse sarei l’Assessore alla Sanità più felice d’Italia. I problemi sono legati alla nostra situazione sanitaria. Al 3 settembre la regione aveva 1246 casi, il 5 novembre si è passati ad un totale di 3400 casi. Un aumento di 2155 casi. Abbiamo avuto un sovraccarico enorme sulle strutture in pochissimo tempo”.

Carico che continua. I dati odierni parlano infatti di 14 persone in Terapia intensiva, 2 in più di ieri, e 172 ricoverati per patologia Covid, suddivisi tra il “Parini”, l’Isav di Saint-Pierre e le altre strutture.

A questo si aggiungono i sanitari che contraggono l’infezione, che aggravano il problema della carenza di personale: “Abbiamo 9 medici, 42 infermieri, 3 Ots, 1 ostetrica, 4 fisioterapisti e 4 tecnici positivi. È importante ribadire che stiamo fornendo tutti i servizi che dobbiamo dare, e che ci sono state delle difficoltà ma la nostra sanità sta facendo fronte all’emergeza sia in ospedale sia sul territorio, stanno dando il 150% e li ringrazio. La trasmissione dei dati è secondaria rispetto al carico sul sistema sanitario eccezionale degli ultimi giorni. Questo è il motivo per cui siamo in ‘zona rossa’. Se non l’avesse fatto lo Stato ci saremmo messi noi, anche perché le misure non hanno effetto immediato ma tra due settimane, ed era urgente prendere decisioni immediate”.

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