La Valle ha una percentuale di suicidi doppia rispetto al resto d’Italia, ma i numeri sono in calo

02 Agosto 2024

“Spesso si parla, correttamente, dei suicidi in Valle d’Aosta. È un problema rilevante. La nostra regione ha dati molto simili a quelli del Nord Europa e alla Francia, simili a quelli di tutte le aree montane italiane. Le conclusioni statistiche sono il fatto che abbiamo il doppio di suicidi, in percentuale, rispetto alla media dell’Italia. È un problema critico e grave, dobbiamo impegnarci molto, ma i casi non sono in aumento”.

A dirlo, durante la presentazione del rinnovato Centro di salute mentale di Aosta, al piano -1 del palazzo dell’Usl in via Rey, il direttore generale dell’Azienda sanitaria Massimo Uberti. I numeri ai quali fa riferimento sono quelli relativi ai dati regionali di valutazione sui servizi di Salute mentale elaborati nel Rapporto Siep-Società italiana di Epidemiologia psichiatrica 2024, relativi all’anno 2022.

Dati che – emersi anche in Consiglio regionale nello scorso febbraio -, visti i numeri della Valle d’Aosta, sono molto variabili: “Ai casi riportati dal 1991 fino al 2021, registrati dall’Istat, abbiamo aggiunto quelli degli ultimi due anni – dice ancora il direttore Usl –. La prima cosa che si nota, a livello statistico, è che c’è una variabilità annuale altissima. I casi sono pochi, ed elementi dovuti al caso portano anni con dati molto più alti della media e altri molto più bassi. Fattori tipici dove i numeri sono piccoli. Per capire l’andamento serve trovare una sintesi tra gli alti e i bassi. I suicidi stanno leggermente diminuendo, al di là della percezione”.

L’assessore alla Sanità Carlo Marzi ed il direttore generale Usl Massimo Uberti

Nel dettaglio, il numero di casi segnalati dall’Istat e integrati dall’Usl parla di una media, in Valle d’Aosta, passata dai 25 del 1991 a sotto i 15 nel 2023. Seguendo la stessa retta di tendenza, il calo si nota anche nell’incidenza ogni 10.000 abitanti che – nello stesso arco temporale – passa da quasi il 2,5 a poco più di 1 dello scorso anno.

La questione cambia nel raffronto con il numero medio di suicidi in Italia, che nell’incidenza ogni mille abitanti – calcolando il periodo dal 2011 al 2021 – vede la Valle d’Aosta passare da 1,5 a 1,3 rispetto a una media italiana che nello stesso lasso di tempo passa da 0,8 circa allo 0,7. La metà, si diceva.

“È un problema molto rilevante e critico – dice ancora il direttore Usl -, non in incremento almeno al 2023, e per il quale, meritevolmente, è molto aumentata nella comunità la percezione e la consapevolezza della drammaticità del fenomeno, dando soggettivamente la sensazione di un forte incremento non supportato, almeno ad ora, dai numeri“.

Ovviamente, però, le medie dicono solo una parte: “Essendo l’incidenza così alta, non si può ridurre un problema che non è nuovo ma che è reale e meritevole di tutte attenzioni – prosegue Uberti –. Ma questo vuole dire che tutta comunità valdostana deve porsi il problema, che non è una questione solo sanitaria, che è uno dei tanti tasselli. I fattori di rischio sono moltissimi: sociali, culturali, economici, di isolamento. E attengono a come una comunità sta insieme. Dobbiamo dire che il problema non è in peggioramento ma va affrontato tutti assieme. E la Regione stessa si è fatta attrice di un importante intervento multi-fattoriale”.

Il progetto di prevenzione dei suicidi

Anna Maria Beoni, direttrice del Dipartimento di Salute mentale dell’Usl

Nel 2022, infatti, è stato avviato un progetto interistituzionale di prevenzione dei suicidi. “È un progetto enorme – ha spiegato Anna Maria Beoni, direttrice del Dipartimento di Salute mentale dell’Usl –, e abbiamo trenta nostri operatori che partecipano attivamente alla formazione di prevenzione suicidi”.

Gli obiettivi sono chiari: “L’Usl intende entrare in questo grande progetto regionale per parte la sanitaria, provando ad intercettare le persone a rischio di gesti suicidari e cercando poi il paziente al suo domicilio una volta dimesso – dice ancora Beoni –. Per questo abbiamo ripristinato le liste domiciliari con un educatore e un infermiere psichiatrico che verificano le situazioni a casa dei pazienti, intercettando i casi che i familiari ci segnalano”.

Questione non semplice, anche perché – prosegue – “Su dieci persone che si suicidano, sette non sono mai state conosciute dal Dipartimento di Salute mentale. La maggior parte sono persone di età avanzata, che vivono in solitudine o in vedovanza, uscite dal mondo di lavoro. È eclatante il caso del giovane, che dà una percezione sociale di un certo tipo, ma non è la persona-tipo che si toglie la vita. Cerchiamo di capire come intercettare questi casi, quelle persone che non hanno mai avuto segnalazioni al servizio. Da noi arrivano poi i superstiti: i genitori, i fratelli e le sorelle”.

“In questa Regione, fortunatamente, c’è una grande facilità nell’avere contatto diretto con i problemi delle persone – ha spiegato invece l’assessore alla Sanità Carlo Marzi -, come dimostra l’ambulatorio per i familiari di chi ha compiuto un atto anticonservativo, ma anche la presa in carico di altri problemi di salute mentale, con patologie diverse e che ha contorni, a volte, di cronicità. L’attenzione che abbiamo voluto porre al tema, e che esiste da sempre, ha sviluppato un percorso che ha anche connotazioni amministrative: le delibere di Giunta prima del mio arrivo, il Piano della Salute e benessere sociale e l’approvazione dell’Atto aziendale dell’Usl“.

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