Giro di boa per il Piano per la salute e il benessere sociale 2022/2025. La Giunta regionale ha approvato oggi il documento, che sarà ora trasmesso al Consiglio regionale per la sua approvazione.
“Si tratta di un documento di programmazione sanitaria e sociale che riveste fondamentale importanza per la sanità, – dichiara l’Assessore Barmasse – , che mancava dal 2013. È stato un lavoro delle strutture di oltre 10 mesi, importante, accurato, in cui abbiamo analizzato tutte le tematiche che riguardano il tema della salute e del benessere sociale. L’emergenza sanitaria ha messo in luce la necessità di riorganizzare e sostenere con maggiori risorse il ruolo del territorio e dei suoi attori principali, prosegue l’Assessore. Si tratta di una nuova assistenza socio-sanitaria territoriale che, superando la logica puramente erogativa, pone al centro la persona nella totalità dei suoi bisogni. Dopo aver “aperto” il documento ai vari attori istituzionali e ai cittadini, attraverso la piattaforma di partecipazione democratica, recependone i contributi, il documento proseguirà il suo iter, attraverso la Commissione consigliare competente, per l’approvazione da parte del Consiglio regionale.”
Il piano, aperto alla consultazione popolare, aveva ricevuto fra novembre e dicembre una cinquantina di contributi per il tramite della piattaforma democratica online “Io partecipo”.
Rivoluzione per l’assistenza territoriale: cosa prevede il piano
“La Pandemia ha messo in luce la necessità di riorganizzare e sostenere con maggiori risorse il ruolo del territorio e dei suoi attori che, soprattutto nella fase iniziale della pandemia, avrebbe potuto arginare maggiormente una parte dell’emergenza evitando che questa si riversasse sulle strutture ospedaliere, impreparate ad affrontare un numero elevato di ricoveri di persone in una fase già avanzata dell’infezione”. A dirlo è il Piano regionale per la salute e il benessere sociale 2022-2025, la cui bozza è stata presentata ieri mattina in V Commissione consiliare dall’Assessore alla salute e politiche sociali, Roberto Barmasse, unitamente al Commissario dell’Usl della Valle d’Aosta, Massimo Uberti.
Il futuro della sanità regionale immaginata dal piano passa da una rivoluzione dell’assistenza territoriale. I dati mostrano un eccesso di ospedalizzazione in Valle d’Aosta, che “potrebbe essere dovuto anche alla mancanza di strutture intermedie di cura tra il domicilio e l’ospedale per acuti”.
Il progetto di ampliamento dell’ospedale prevede la riunificazione in un’unica sede dell’assistenza per acuti e una riqualificazione differenziata per diversa intensità di cura. Il nuovo ospedale per acuti si affiancherà al ristrutturato Parini, con funzioni di diagnosi e cura diurne H12 a gestione prevalentemente infermieristica.
La realizzazione del nuovo presidio ospedaliero richiederà un tempo non inferiore agli 8 anni, da qui la necessità di individuare delle strutture a valenza temporanea, anche richiedenti adattamenti strutturali e tecnologici, con la finalità di gestire il periodo di transizione.
“Per dare immediata soluzione a bisogni assistenziali a pandemia non ancora conclusa” è stata realizzata la struttura prefabbricata denominata “Triangolo” “per l’incremento del reparto di terapia intensiva esistente tramite la realizzazione di ulteriori 10 posti modulari che consentono di integrare le esigenze di posti letto fino alla realizzazione del nuovo presidio ospedaliero”. Il piano suggerisce inoltre il mantenimento della televisita specialistica, “per permettere lo screening dei casi mediante la telemedicina e consigliare l’accesso al Dipartimento Emergenza urgenza e Accettazione (DEA) solo ai casi sospetti o meritevoli di trattamento”.
Le novità del piano riguardano però principalmente l’assistenza territoriale, con tre priorità individuate: la distrettualizzazione, con nuove forme aggregative e funzionali dei medici convenzionati e con strutture differenziate per intensità di cura; un nuovo rapporto con la Medicina in convenzione e l’implementazione e la diffusione della Telemedicina per favorire la domiciliarità delle cure e gestire la cronicità nei soggetti più fragili.
Gli attuali quattro distretti diventeranno in futuro due: il D1 comprensivo dell’attuale distretto 1 (Alta Valle) e del distretto 2 (Aosta e cintura) e il D2 comprensivo dell’attuale distretto 3 (Media Valle) e del distretto 4 (Bassa Valle). Il loro ruolo verrà potenziato, “in funzione non solo erogativa, ma anche integrativa, funzionale e di coordinamento del fabbisogno territoriale e della capacità di resilienza nelle emergenze, l’adeguamento nella dotazione delle risorse agli standard di qualità e sicurezza e la valorizzazione dei medici che operano sul territorio Pediatri di Libera Scelta e specialisti)”.
I poliambulatori distrettuali saranno trasformati in “Case della comunità”, punti di accesso sanitari e sociali avanzati. Nel distretto 1 è prevista la Casa della Comunità di Morgex ( H12) a media intensità o Casa della Comunità di Aosta (H24) ad alta intensità, le case della Comunità a bassa intensità di Courmayeur, di Saint Pierre, di Charvensod e di Variney. Nel Distretto 2 la Casa della Comunità di Donnas (H24) ad alta intensità, la casa della comunità di Châtillon (H12) a media intensità e le case della comunità a bassa intensità di Nus, di Verrès, di Valtournenche, di Brusson e di Gaby. Le Case a media complessità svolgono il loro servizio H12 (non meno di cinque ore) sei giorni su sette, mentre le Case ad alta complessità svolgono, attraverso la presenza dei Medici di continuità assistenziale, un servizio H24, sette giorni su sette.
In arrivo anche l’ospedale di comunità, struttura residenziale di cure intermedie, e la riorganizzazione delle attuali microcomunità: alcune diventeranno strutture residenziali per persone non autosufficienti, con unità di cure intensive come Variney, di cure estensive, come Morgex o Perlox, di cure di mantenimento come Gressan e Hone, mentre altre strutture semi residenziali.
La riorganizzazione prevede anche revisione dell’attuale governance. Alle Unités des Communes rimaranno in capo le strutture a valenza socio assistenziale e alberghiera, “attraverso una gestione unica, criteri e standard omogenei di funzionamento”; mentre all’Usl andranno le strutture socio sanitarie e sanitarie.
Sempre sul fronte più organizzativo il Piano separa le scelte organizzative e gestionali da quelle di programmazione. Se quest’ultime dovranno in futuro concentrarsi sugli enti locali e sulla Regione, la gestione associata dei servizi e degli interventi socio-assistenziali e socio-educativi ricadrà invece su un ente strumentale della Regione che dovrà essere creato.