Le sostituzioni degli operatori sanitari non vaccinati rallentano, si temono disservizi
Prosegue la progressiva sospensione degli operatori sanitari non ancora in regola con l’obbligo vaccinale. A comunicarlo è l’Azienda Usl, che spiega come parallelamente, si stiano attivando le azioni per reperire nuovi operatori corrispondenti a quelli sospesi “in modo che da tali assenze, per quanto possibile, non generino disservizi o l’aumento dei carichi di lavoro sugli altri lavoratori correttamente vaccinati”, si legge in una nota.
Per i tecnici di radiologia – prosegue l’Azienda –, è stato reclutato un numero di operatori corrispondente a quelli in fase di sospensione, così come gli operatori sociosanitari, per i quali nuovi arrivi compenseranno totalmente coloro che vengono sospesi.
Così come, sebbene non ancora completate, sono in corso per reclutare un numero sufficiente di infermieri. Con l’Azienda a sottolineare che “dei primi 6 sospesi, 4 hanno provveduto a vaccinarsi e conseguentemente è stata revocata la sospensione”.
Un problema, però, che si allarga, dal momento che le sostituzioni del personale non saranno così tempestive, anzi: “Servono tempi tecnici e burocratici per un contratto a tempo determinato, che non permetteranno di sostituire il personale sospeso nell’immediato – spiega Chiara Pasqualotto, Cisl Fp –. C’è grande preoccupazione, perché sappiamo che la carenza personale rischia di influire sui turni. Ad aprile è uscito il decreto sull’obbligo per i sanitari, e l’Azienda doveva attivarsi prima invece di arrivare all’ultimo. Avremmo preferito un’organizzazione un po’ più previdente”.
Il rischio – questione già ventilata per il personale Oss sospeso nelle microcomunità gestite dalle Unités des communes – è quello di dover sospendere o ridurre alcuni servizi.
Questione intricata che necessiterà di un nuovo, prossimo, incontro tra vertici aziendali e sindacati: “Piuttosto che erogare un pessimo servizio o far ricadere una mole di lavoro enorme su chi rimane in turno, forse sospendere un servizio potrebbe essere il ‘male minore’, anche perché si tratterebbe di una chiusura temporanea. C’era carenza di dipendenti già prima della pandemia, ed il personale è stato spremuto durante l’emergenza, con le difficoltà di copertura dei turni si rischia di mettere in ginocchio i lavoratori”.