Emergenza supplenze nelle scuole, due giovani universitari si raccontano
Che la scuola stesse attraversando un periodo difficile è ormai un fatto assodato. Durante gli ultimi due anni, la pandemia non ha fatto altro che evidenziare queste problematiche. La situazione si riflette soprattutto sul corpo docenti che, fra quarantene e sospensioni per mancato rispetto dell’obbligo vaccinale, spesso non è sufficiente a coprire tutte le cattedre. Per molti giovani universitari valdostani questa situazione di emergenza è diventata un’opportunità per mettersi alla prova e fare la prima esperienza nel mondo dell’insegnamento.
“Nell’anno scolastico 2020/21, avevo mandato la messa a disposizione (MAD) per occupare il tempo che non dovevo dedicare attivamente allo studio, dato che stavo seguendo online le lezioni dell’università. Mi hanno contattata in per quella che doveva essere una supplenza di una settimana alle scuole primarie, ma che poi in realtà si è trasformata in un incarico di cinque mesi”, racconta Anaïs Stevenin, classe ‘00. Anaïs, diplomata presso il Liceo Musicale di Aosta (a.s. 2019/2020), sta frequentando la facoltà di Beni Culturali all’università di Torino e ha deciso di provare la nuova esperienza lavorativa durante il 2020, approfittando dell’obbligo di rimanere in Valle d’Aosta.
La sua esperienza, però, non si è chiusa lo scorso anno scolastico. Infatti, è stata richiamata questo inverno, dalla stessa istituzione per coprire la medesima classe e, nonostante non avesse più mandato la sua messa a disposizione, ha deciso di accettare il nuovo incarico. “Diciamo che quest’anno è peggio. Nella mia classe avevano già cambiato 3 supplenti prima di me. Non è raro che ci siano momenti difficili da gestire dovuti alla carenza di insegnanti: spesso capita di dover coprire delle classi all’ultimo momento, quando saresti dovuta essere a fare compresenza da un’altra parte, oppure ti ritrovi da sola a tenere classi con bambini che hanno bisogno del sostegno perché la collega deve coprire altri buchi”.
Anche per Salvatore Macrì, (sempre classe ’00) studente di Lettere Moderne e diplomato ad Aosta presso l’Itpr indirizzo Socio-Sanitario (a.s. 2018/19), l’esperienza di supplenza è stata simile. “Ho inviato la messa a disposizione l’anno scorso (2020/21) alle primarie e ho accettato alcuni incarichi. Mi hanno poi richiamato quest’anno offrendomi supplenze che spesso venivano rinnovate di settimana in settimana. Sono stato contattato da istituzioni scolastiche diverse, so che le segreterie si passano i nomi dato il bisogno. Moltissimi miei colleghi universitari vengono richiamati, nonostante abbiano mandato la MAD anni fa, perché i dirigenti sono in una situazione di emergenza”.
Inoltre, aggiunge Salvatore, “la cosa fondamentale è essere sempre pronti e saper tenere la classe, anche se spesso non sai neanche che materia vai ad insegnare. Anche mettersi in contatto con gli insegnanti di ruolo è difficile e non sempre ci si riesce ad organizzare”. Entrambi i ragazzi, nonostante la situazione di emergenza e instabilità che caratterizza la loro esperienza, si dicono soddisfatti della possibilità di inserirsi nel contesto dell’insegnamento. Per Salvatore, che dopo l’università vorrebbe insegnare alle superiori, “paradossalmente la pandemia è stata un’occasione per capire se insegnare mi sarebbe piaciuto e avvicinarmi a questo mondo”.
Per i due giovani universitari, che hanno saputo cogliere dai loro incarichi i lati positivi, la supplenza è stata una grande opportunità per fare le prime esperienze lavorative, ma non si tratta solo un’opportunità. Questa circostanza è anche il sintomo di una situazione lavorativa sconcertante in cui i più giovani, alle soglie del mondo de lavoro, diventano una risorsa importante soltanto in situazioni di emergenza.