Coronavirus, i Medici di famiglia: “C’è bisogno di investimenti e di potenziare il territorio”
Investimenti, anche per il personale, e la necessità di aumentare il supporto delle Usca – le Unità Speciali di Continuità Assistenziale attivate lo scorso 22 marzo – per potersi concentrare sui pazienti affetti da malattie croniche.
In prima linea durante l’emergenza Covid in primavera, i medici di famiglia – sono 81 in tutta la Valle – lo sono anche durante questa recrudescenza del virus, e chiedono supporto: “Per fortuna – spiega il dottor Nunzio Venturella, Segretario regionale Fimmg, la Federazione italiana medici di famiglia – questa ‘seconda ondata’ è meno virulenta della prima e per il momento interessa una fascia di età un po’ più bassa. Noi però facciamo fatica a gestire sia il Covid sia le malattie croniche, per cui avremmo la necessità di avere un aiuto maggiore, con investimenti importanti sul territorio e non solo promesse”.
Risorse non solo finanziarie: “C’è bisogno sia di personale infermieristico sia nelle segreterie per gestire meglio l’emergenza e le patologie croniche – aggiunge Venturella –. Soprattutto in un momento in cui la campagna antinfluenzale impegna i medici di Medicina generale sia nelle vaccinazioni, sia nella presa in carico dei pazienti con le malattie croniche. Pazienti che non ‘scompaiono’ ma che ma peggiorano”.
Il potenziamento delle Usca
Oltre al personale un supporto potrebbe arrivare da un’implementazione delle Usca – attualmente tre unità, composte da un medico e un infermiere per le visite domiciliari a pazienti Covid positivi o sospetti – e della loro attività sul territorio: “Il Decreto legge del 9 marzo – spiega ancora il Segretario Fimmg – prevede una unità ogni 50mila abitanti, e qui sono sufficienti. Essendo però la Valle d’Aosta la prima in Italia per numero di casi su 100mila abitanti, un aumento delle Usca ci darebbe più supporto liberando noi medici che possiamo prenderci carico maggiormente la cronicità”.
“Non è un vezzo – prosegue il medico –: tra campagna vaccinale, ambulatori con accesso su prenotazione e misurazioni della temperatura all’entrata sarebbe un grosso aiuto. Anche perché tanti medici nelle vallate laterali non hanno una segreteria”.
I tamponi rapidi dai medici di famiglia
L’ipotesi che i cosiddetti “tamponi rapidi” siano a disposizione dei medici di assistenza primaria c’è, ed è sul tavolo. Venturella, di suo, auspica che si vada decisi in questa direzione: “Della possibilità che il medico di Medicina generale faccia il ‘tampone rapido’ ne stiamo discutendo sia in Usl sia in Regione. Ad oggi abbiamo un nuovo Assessore alla Sanità da sole 48 ore, quindi non è un problema di volontà politica. Mi auguro si possa percorrere questa strada lasciando liberi i medici di famiglia”.
La campagna vaccinale
La campagna vaccinale è nel vivo, e per ora – nonostante le molte richieste – i problemi sembrano limitati. Un fondo di preoccupazione, dovuto alle dosi, però c’è: “Stiamo vaccinando, ad oggi ne abbiamo – prosegue Venturella –. Bisogna capire, visto che c’è tantissima gente che richiede la vaccinazione e che ha i requisiti per farla, se la quantità di vaccini sia sufficiente”.
Ripartire dal territorio
Come – e forse più – rispetto alla prima ondata, Venturella chiede a gran voce che la lotta al nuovo Coronavirus, e non solo, parta proprio dal “primo fronte”, quello della medicina territoriale. Soprattutto, con atti concreti: “Dopo tutti annunci sulla necessità di potenziare il territorio – chiude il medico –, ora mi aspetto che lo si faccia realmente. Insomma che si facciano seguire alle parole i fatti”.