Coronavirus, lo stop alle visite nelle Rsa preoccupa i sindacati: “Una prigionia sanitaria”
Il nuovo divieto di visite da parte dei familiari nelle microcomunità decisa dalla Regione? Una scelta che preoccupa.
A scriverlo, in una nota, Cgil, Cisl, Uil, Spi-Cgil, Cisl Fnp e Uil Pensionati Valle d’Aosta che spiegano come questa fosse “una scelta non facile, già presa nel periodo più caldo dell’emergenza sanitaria del Covid-19, allora giustificabile di fronte all’emergenza, oggi meno, perché riteniamo non si sia fatto il possibile per scongiurarla”.
“La prospettiva di vietare gli accessi alle Rsa – scrivono ancora le parti sociali – risulta essere una scelta semplicistica di fronte al fattore RT in salita e alla crescita del numero dei contagi. Una decisione certamente funzionale a proteggere le fasce più deboli ma allo stesso tempo ci lascia perplessi perché evidenzia l’assoluta mancanza di un piano strategico e di una programmazione e medio termine. Altro non si è fatto che replicare lo schema già predisposto, senza considerare i contraccolpi psicologici che una scelta del genere comporta negli ospiti delle strutture”.
Nella nota – firmata da Vilma Gaillard, Domenico Falcomatà, Jean Dondeynaz, Vincenzo Albanese, Ramira Bizzotto ed Elia Impieri –, si legge tutta la preoccupazione per gli anziani che “in una situazione di estrema fragilità, si aggrappano ai momenti di visita dei familiari, senza i quali la loro condizione si trasforma in una prigionia sanitaria, con un declino psicologico determinato dall’azzeramento di qualsiasi forma di relazione con i propri cari, non è sufficiente un tablet”.
“Nel lasso di tempo intercorso tra la prima e la seconda ondata di positivi al Covid-19 – aggiungono i sindacati –, si sarebbe dovuto intervenire presso le strutture per recuperare degli spazi protetti e prevedere risorse specifiche funzionali alla gestione e, per quanto in ritardo, si chiede che si provi a fare qualcosa. Non vorremmo che i nostri anziani a parole, consideriamo una fondamentale risorsa, ma che nei fatti, non appena perdono la loro autonomia, diventano un fardello senza alcun valore”.
La questione sanitaria: il prefabbricato del “Parini” doveva essere pronto ora
In ambito sanitario i sindacati segnalano “una stridente e preoccupante mancanza di programmazione” ed “un secondo, grave campanello di allarme”: il fatto che “con l’innalzarsi del numero degli ospedalizzati collegati al coronavirus, la scelta operata è stata quella di tornare alla chiusura di un reparto dell’ospedale Parini, quello di neurologia”.
Una situazione “che limita e in prospettiva rischia di rallentare pesantemente la macchina sanitaria – proseguono le parti sociali –, con una dilatazione dei tempi delle visite e degli interventi chirurgici programmati. Dal mese di luglio si parla di un prefabbricato da 1000 mq tra il Centro prelievi ed il corpo ‘C’ dell’ospedale, un reparto ‘polmone’ a sostituzione della tenda di pre-triage, lo sgombero della piastra e lavori di adeguamento al reparto di Rianimazione. Una soluzione emergenziale, relativamente alla quale, si evidenziano delle chiare incognite collegate alla sua entrata in servizio, il prefabbricato di cui si è tanto parlato doveva essere pronto ora che la situazione torna ad essere preoccupante”.