Covid, i valdostani vaccinati con due dosi sono 41mila

08 Luglio 2021

Sono circa 70mila le prime dosi di vaccini anti Covid inoculate ad oggi in Valle d’Aosta, e circa 41mila le seconde. Questo il dato emerso questo pomeriggio, in una conferenza stampa organizzata per fare il punto sulla campagna vaccinale.

A spiegarlo il direttore generale dell’Usl Marco Ottonello, che ha aggiunto come il problema di fondo sia nelle giacenze delle dosi: “Continuano ad avere criticità su Johnson&Johnson e AstraZeneca. Come noto è difficile, nonostante gli sforzi, utilizzare questi vaccini soprattutto per le prime dosi agli over 60. Contiamo comunque di usarle come scorte per il prossimo autunno”.

Diversa, invece, la questione per i vaccini a mRNA: “Pfizer va invece molto bene – prosegue Ottonello -, lo esauriamo settimanalmente, mentre utilizziamo Moderna come farmaco alternativo”.

E se l’estate alleggerisce la “morsa” del virus, gli occhi sono puntati proprio sulla prossima stagione: “La situazione attuale e  quella delle prossime settimane e dei prossimi mesi sarà fondamentale – spiega invece il Presidente della Regione Erik Lavévaz -. La sfida da affrontare deciderà il futuro dell’autunno dal punto di vista sanitario e, inutile dirlo, socio-economico. Ora il clima è più disteso e si è abbassata la necessità di vaccinarsi. Però dobbiamo convincere le persone a farlo”.

Parole che riecheggiano in quelle dell’Assessore alla Sanità Roberto Barmasse: “C’è un rapporto diretto tra vaccinazione, sanità ed economia. Per questo rinnoviamo l’appello: solo con la copertura completa sulla popolazione possiamo proseguire, soprattutto a livello economico, per l’autunno. Ora la fascia over 60 è quella più a rischio, ed è importante che sia vaccinata. Non abbassiamo la guardia, continuiamo con la campagna che sta andando molto bene”.

La percentuale di vaccinati

Riguardo le diverse età dei vaccinti, nei dati dell’Usl, spicca l’87,94% della fascia 80-89 per quel che riguarda le prime dosi, che diventa l’82,4% della platea per i richiami.

Per i soggetti – di tutte le età – considerati fragili, le persone ancora da vaccinare sono 17.981, mentre sono 28.477 quelle che hanno già ricevuto la somministrazione, 14.953 per la prima dose (l’83,16%) e 13.524 con la seconda (il 75,21%).

“Sono dati in linea con quelli nazionali – spiega Guido Giardini, Direttore sanitario Usl -, e sottolineo come non sia semplice arrivare al 90% anche sulle fasce più anziane, facendo i conti con alcune defezioni e delle difficoltà che non permettono di completare il percorso al 100%. Si sta lavorando parecchio per essere il più produttivi possibili”.

Le vaccinazioni di insegnanti, studenti e la fascia 12/15

Si alzano le percentuali entrando nelle scuole, grazie al 96% di insegnanti vaccinati, 2090 su 2187. “Abbiamo uno dei risultati migliori a livello nazionale – spiega Giardini -, ed ora lavoreremo sulla popolazione degli alunni”.

Popolazione che va dai 12 ai 15 anni le vaccinazioni partiranno il 13 luglio – sulla quale si sofferma la dottoressa Maria Paola Farinelli, dirigente dell’Area funzionale Neonatologia Usl: “La platea è di 4.765 ragazzi – spiega -, e che vaccineremo al PalaIndoor tutti i martedì e i giovedì, in sedute in cui saranno presenti anche i pediatri di libera scelta. In questo momento sarà convocata la fascia 14/15 anni, i più grandi. A brevissimo convocheremo i più piccoli”.

Farinelli cerca di chiarire la ratio di queste somministrazioni che, inevitabilmente, hanno sollevato dubbi e perplessità soprattutto riguardo la necessità o l’opportunità di vaccinare una fascia che – a conti fatti – ha subito poco l’impatto del Covid-19.

La risposta arriva dalla Società Italiana di Pediatria, spiega la dottoressa, “che ha pubblicato un documento che dice di vaccinare tutti i soggetti in quella fascia senza controindicazioni e con il vaccino a mRNA. Questo per proteggere se stessi, anche se spesso hanno un’infezione asintomatica. Anche un’infezione lieve è però serbatoio del virus, porta alla creazione di varianti, si rischia il contagio verso genitori e nonni. In questo anno e mezzo la vita normale dei giovani non c’è stata, è importante possano tornare a scuola in sicurezza e riprendere quella normalità”.

Poi aggiunge: “La vaccinazione è sicura, gli effetti collaterali sono simili a quelli degli adulti. Ci sono segnalazioni di effetti più importanti come miocarditi e pericarditi, che sono reali e in corso di studio, ma i numeri sono tali che il rapporto rischio/beneficio è assolutamente a favore di vaccinazione”.

Mancano 200 operatori sanitari da vaccinare

Se a fine giugno gli operatori sanitari non ancora vaccinati superavano di gran lunga i 300, i numeri ora si sono affievoliti. Non abbastanza, e l’Azienda si prepara ad eventuali provvedimenti: “Abbiamo prenotato tutti i non vaccinati, comunicandoglielo – spiega Ottonello -. Entro fine luglio avremo i dati e, nel caso, i datori di lavoro dovranno agire come previsto dalla normativa. Circa 200 dipendenti Usl hanno avuto la vaccinazione. A fine luglio o inizio agosto faremo il conto e, ahimè, procederemo. Durante la valutazione sulla ricollocazione o sulla sospensione le persone potranno comunque cambiare idea e farsi vaccinare, ed è l’auspicio che facciamo”.

Le dosi di vaccino buttate: una cifra irrisoria

Se in tutta Italia le voci su dosi di vaccino anti Covid buttate, perché aperte e non utilizzate appieno, la Valle d’Aosta – nelle parole della autorità sanitarie – non ha di questi casi.

“Può essere successo occasionalmente quando una fiala è aperta e non c’erano più persone in coda per la vaccinazione, magari alla sera – spiega Farinelli -. Se è successo con cinque dosi in Valle è già tanto”.

La vaccinazione per scongiurare la Variante Delta

Ad oggi, la cosiddetta Variante Delta – ovvero la “fu” indiana – non è stata riscontrata in Valle d’Aosta. L’attenzione va però tenuta alta, ed il vaccino – soprattutto con la chiusura del ciclo – è lo “scudo” che serve, stando alla dottoressa Marina Verardo, direttrice della Struttura complessa di Igiene e Sanità pubblica.

“La Variante Delta si sta diffondendo in alcune regioni – spiega -, e dove è stata tipizzata si è passata dal 12 a 27% di casi. Preoccupa perché sembra essere più diffusiva e, mi preme sottolinearlo, sembra che vada a colpire in particolare chi non è stato per nulla vaccinato o che ha avuto un’unica dose. Faccio un appello accorato all’effettuare le seconde dosi. Ci sono persone che non hanno aderito, altre che hanno avuto un primo AstraZeneca e che stentano adesso ad aderire alla seconda dose. Questo favorisce la circolazione di queste varianti“.

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