Discarica Chalamy, il “NO” del Comitato

05 Novembre 2019

Nel 2020, ai piedi del Parco Naturale del Mont Avic, potrebbe sorgere una discarica privata per inerti speciali. Così come oggi tra i vigneti e i meli di Aymavilles è attiva dal 2018 la discarica di Pompiod. Un precedente che sta toccando con mano i disagi legati alla messa in funzione del sito.

Lo scorso 27 ottobre è nato il Comitato “La Valle non è una discarica”. In meno di dieci giorni ha organizzato, ieri sera al Salone Bonomi di Verrès, una serata informativa che ha registrato una grande affluenza. Un incontro pubblico per informare i cittadini sui possibili rischi relativi all’apertura della discarica privata denominata “Chalamy” in località Mure a Issogne.
È formato da un gruppo di venti cittadini, residenti a Issogne, Champdepraz e comuni limitrofi. Politicamente indipendente, si caratterizza per una visione condivisa in materia di tutela della salute e dell’ambiente. Si dichiara contrario alle autorizzazioni concesse per la prossima apertura della discarica Chalamy. No a discariche private per inerti di polveri, ceneri, vernici e fanghi provenienti da impianti industriali fuori Valle, poste a ridosso di centri abitati”.

Erika Standen, membro del Comitato, ha illustrato i principali motivi per i quali vietare l’apertura della discarica. Al primo posto, i rischi per la salute derivanti dall’inquinamento, elencati da un medico e da Laurenzia Delpiano, Presidente dell’Associazione Italiana Leucemie Valle d’Aosta.
Danni per le attività agricole e per gli allevamenti ubicati in prossimità. Svalutazione dei terreni e delle proprietà immobiliari. Una beffa per l’immagine del Parco Naturale del Mont Avic e per una Regione che vanta aree e riserve naturali protette.
A ciò si aggiunge un aspetto tecnico. La zona individuata per la costruzione della discarica è vincolata perché “esondabile, instabile e alluvionabile”, come dettagliato dal membro del Comitato Elvis Francisco.

Aprirla vorrebbe dire importare tre milioni e mezzo di tonnellate di scarti. “Un grattacielo di rifiuti tutt’altro che a chilometro zero perché provenienti dalle Regioni del Nord Italia” e il loro trasporto implicherebbe il passaggio di “un tir ogni cinque minuti”. A guadagnarci, perché in ballo ci sono circa venti milioni di euro, sarebbe la società privata che gestirà la discarica.

“Non possiamo far finta di niente. Bisogna evitare disagi, danni e soprattutto rischi derivanti dallo smaltimento dei rifiuti”. Il Comitato specifica di “non essere contrario a prescindere all’esistenza di discariche per inerti sul territorio valdostano destinate a conferimenti di ditte locali”, ma ritiene doverosa la tutela della salute pubblica. Da qui l’esigenza di una raccolta firme per sostenere la petizione contro l’apertura del sito.

Per sensibilizzare i presenti, durante la serata, si sono susseguiti numerosi interventi. Da Legambiente Valle d’Aosta all’Associazione Valle Virtuosa che proprio sette anni fa, nel mese di novembre, si batteva per evitare la costruzione sul territorio valdostano di un pirogassificatore. Ed è proprio Valle Virtuosa a rivolgersi ai Sindaci dei comuni coinvolti. “Non limitiamoci a una firma. Dimostrate di meritare quella fascia che noi con orgoglio vi vogliamo vedere addosso”.
Fondamentale anche l’intervento di Ernesto Pison, che ha raccontato ciò che Aymavilles è costretta a sopportare a causa della discarica di Pompiod. Polveri colorate alte più di trenta metri, continue colonne di camion, provenienti da Varese, Genova e Firenze, diretti verso la discarica anche in orari notturni non autorizzati. “Come voi, siamo cittadini che hanno scelto di non voltarsi dall’altra parte”.

Il Comitato “La Valle non è una discarica” verrà ascoltato durante la Conferenza dei Servizi convocata dall’Assessorato regionale all’Ambiente per il prossimo 21 novembre. Tra gli invitati, oltre alle strutture competenti, anche i sindaci di Issogne, Champdepraz e Verrès. Ed è proprio quest’ultimo, Alessandro Giovenzi, che, in qualità di portavoce dei sindaci delle Unités des Communes, ha anticipato la volontà di richiedere la sospensione del procedimento di autorizzazione alla costruzione della discarica per almeno centoventi giorni, in modo da consentire di effettuare le necessarie verifiche.

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