Gallerie pericolose, i ciclisti vogliono passare all’esterno di Mecosse e Leverogne
Nessuna volontà di fare polemica, ma quella invece di arrivare ad una proposta di buon senso e, soprattutto, che punti a raggiungere una completa sicurezza.
Evitare di mettere a rischio i ciclisti, passando all’esterno delle gallerie – soprattutto in Alta Valle – si può e si deve. Ed il prossimo 23 agosto la questione verrà messa su un tavolo durante una serata, alla Sala Polivalente del Comune di Arvier alle 21, sul “Cicloturismo in Valle d’Aosta. Sicurezza, problemi immediati e prospettive future”.
Il problema era già stato sollevato poco più di due anni fa quando gli amanti delle “due ruote” avevano espresso la loro preoccupazione per le condizioni delle strade e, soprattutto, delle gallerie cui aveva fatto eco il sostegno dei Sindaci di Arvier Mauro Lucianaz e di Avise Romana Lyabel.
Nel centro della critica le due gallerie di Mecosse e Leverogne, che hanno un passaggio esterno chiuso e bloccato dai guard rail, obbligando così i ciclisti ad entrare nella canna, con una vicinanza alle auto a rischio continuo.
“Se già prima la percorrenza nelle gallerie non era l’ideale – spiega Carlo Champvillair, ciclista di lungo corso -, ora è ancora più problematica. A Mecosse è rimasto il passaggio esterno, per rientrare ti devi fermare, ed è quasi completamente bloccato dal guard rail. La galleria andrebbe tenuta in ordine, pulita e asfaltata, con l’obbligo per i ciclisti di passare fuori. È una strada da perseguire per la sicurezza: chi va in bici non si mette a rischio, e noi non intralciamo il traffico. Si ha voglia di mettere le lucine, quando si entra al buoi della galleria l’occhio si deve abituare, è troppo pericoloso”.
Non va meglio con la galleria di Leverogne che – prosegue Champvillair, “Ha ora un’uscita completamente bloccata”.
Il dialogo con Anas e la potenziale protesta
Champvillair vuole aspettare la riunione tra amanti delle bici, anche se all’orizzonte la “extrema ratio” potrebbe essere anche una manifestazione di ciclisti a bloccare la Statale 26. Fin lì non ci si vorrebbe arrivare, anche se il dialogo con l’Anas è più complesso che mai.
“Ho provato a contattare l’Anas diverse volte – prosegue Champvillair -, e sono sinceramente un po’ arrabbiato. Valuteremo, se non ci sarà verso di parlare con l’Anas passeremo a qualche ‘azione forte’, anche se è l’ultima scelta. Abbiamo parlato con i Sindaci di Avise e Arvier e anche loro sono con noi, anche se la Regione dovrebbe essere un po’ più sensibile perché viviamo sempre più sul turismo e serve una visione d’insieme, basti vedere quanti amatori, turisti e famiglie vanno in giro con le biciclette, anche con le e-bike che stanno prendendo sempre più piede”.
Il “problema ciclo-pedonale”
Visione d’insieme dentro la quale non è concepita la pista che attraversa il lungo Dora, prosegue Champvillair: “Da una parte si parla tanto di ciclabile, sono tutti attenti all’ecologia, dall’altra non si mettono in pratica degli atti concreti. Una pista ciclabile qui in Valle d’Aosta non c’è, c’è una ciclo-pedonale non segnalata. Sulla Statale 26 non c’è un cartello di rimando, che la indichi, in nessuno dei pezzi di collegamento c’è della segnaletica”.
Un problema, per Champvillair, non da poco: “Anche con la bicicletta si può fare tanto turismo, ma volte si vedono persone con le bici cariche nelle gallerie ed è pericolosissimo, basta pochissimo per andare incontro ad una tragedia e così si scoraggia. Bisognerebbe fare un lavoro sulla ciclo-pedonale come a Sanremo – la famosa Pista ciclabile del Ponente ligure, ndr. -, con tre corsie, due per le biciclette e una per i pedoni”.